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Film da Vedere

‘Troppo presto, troppo tardi’ di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet

Un impattante rapporto tra "parole" antiche ed "immagini" contemporanee

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Troppo presto, troppo tardi (Trop tot/Trop tard) è un film del 1981 scritto, diretto da Jean-Marie Straub e Danièle Huillet. Si tratta di una sequenza di scatti di paesaggi rurali accompagnate da letture di testi sulle lotte dei contadini poveri.

Troppo presto, troppo tardi: La trama

Nella prima parte sulle immagini attuali della campagna bretone, una voce fuori campo legge alcune pagine di Friedrich Engels dedicate alla condizione miserevole dei contadini di quei luoghi alla fine del Settecento. La seconda parte prevede immagini dell’Egitto dei giorni nostri con, nel sonoro, un testo dello storico Mahmoud Hussein sulla lotta di classe da Napoleone fino a Sadat e su come tutti i movimenti di liberazione in quella terra siano sempre stati stroncati dagli inglesi o recuperati dalle caste dirigenti locali.

Troppo presto, troppo tardiLe tematiche

Per l’ultimo film di Straub/Huillet, Trop tôt, trop tard, sono stati evocati con un’insistenza inusitata – da parte della critica come degli autori stessi – dei termini assoluti: evidenza, essenza (del cinema), giustezza (del punto di vista), documento. L’impiego di queste espressioni così radicalmente datate (e quindi anche la paradossale umiltà che vi è celata) non può sorprendere del tutto chi già conosce i primi 11 capitoli dell’opera straubiana. Ognuno di essi infatti può essere considerato come la sperimentazione di un’idea di cinema che prevede obbligatoriamente la documentazione di avvenimenti e situazioni reali, vere, corposamente materiali (voci, rumori, paesaggi, corpi). Un cinema che non si pone esclusivamente come simulacro di se stesso, dei propri meccanismi, della propria retorica, che manifesta quindi un’inevitabile repulsione per il trucco, l’effetto, l’arbitraria chiusura di sguardi e parole, e anche per la troppo vaga definizione di immagini e suoni che contraddistingue mediamente il cinema già televisivo di oggi.

Troppo presto, troppo tardi: La recensione

Ma cosa resta in realtà da rappresentare con giustezza e con quali strumenti? Trop tôt, trop tard ci indica in effetti una risposta estrema, legata comunque al principio generativo stesso del cinema di Straub/Huillet: il confronto tra una parola, una scrittura «precedente» e delle immagini «contemporanee». In questo caso – resoconto forzatamente generico accennato com’è a partire dal ricordo di una sola visione – il confronto si pone con lo stesso principio nelle due parti distinte che formano il film. La prima (circa 30′) mette in relazione la voce di Danièle Huillet – che legge fuori campo una lettera di Engels a Kautsky sulle condizioni di vita, descritte con asettiche statistiche per ogni zona del paese, del popolo francese alla vigilia del 1789 – con immagini e suoni in «campo totale» delle città (Parigi e Lione dall’alto, la piazza della Bastiglia) e soprattutto degli ambienti rurali (i villaggi della Bretagna) citati dal testo.

La presenza dell’uomo vi è assente, restano solo le tracce del suo lavoro. Nella seconda parte (70′) è una voce maschile che racconta le lotte di classe in Egitto negli ultimi due secoli mentre la camera attraversa con percorsi regolari i luoghi (la terra strappata al deserto, ma anche i cancelli di una fabbrica all’uscita degli operai) che di queste lotte sono il centro; la posta, più che lo sfondo. Il primo riferimento di rappresentazione per Straub e Huillet sembra essere dunque la materia stessa della parola e dell’immagine, o meglio la riduzione a materia di parole e immagini nel rifiutarne l’inserimento in un sistema tradizionale di costruzione gerarchica che le ordini e le giustifichi narrativamente, ma che finisca in realtà per cancellarle in quanto tali percettivamente. L’operazione avviene in termini analoghi per i due piani dell’espressione. Il testo scritto viene sottoposto come sempre a un lavoro analitico di destrutturazione e rilettura che porta in primo luogo all’individuazione di un ritmo della parola, a una sua precisa scansione temporale. Le voci fuori campo procedono in modo «asimmetrico», lontane da un ideale di «pulizia professionale», con le loro dizioni imperfette, le inflessioni dure e privi di sfumature, le pause improvvise. L’intento è quello di far riacquistare ai testi una sorta di senso originario e di impatto quasi «militante» (a contatto con una visione dell’oggi) di recuperare una sostanza di suoni perfino volgare – depurata da pratiche di lettura fatte unicamente di sovrapposizioni culturali – e quindi concepita per essere effettiva mente sentita e interrogata al cinema, non rapidamente fagocitata dall’abituale percezione sonora, effimera e «priva di direzioni».

Troppo presto, troppo tardi: Visione registica

Allo stesso modo le immagini del film vengono svuotate di ogni potenziale retorica de racconto visivo. L’inquadratura non è ma funzione esclusiva di un’idea precinematografica nè controllata e messa in scena preventivamente in vista di un determinato sviluppo narrativo. È frutto invece di una continua ricerca, di un’esplorazione fisica (pur attentamente programmata) del profilmico che porti prima di tutto a definirne esattamente gli elementi essenziali; spazi, confini, movimenti interni, profondità sonora, e permetta quindi allo spettatore di vedere e valutare a sua volta ciò che abitualmente gli è celato (o relegato in «secondo piano») dallo sguardo centralizzato dell’autore. Il rispetto quasi mistico, leggendario di Straub e Huillet per immagini e suoni nella loro integrità non è altro che espressione di questo rapporto non parassitario col profilmico, dell’assioma secondo cui solo l’apertura umile e totale a ciò che si è voluto trovare durante le riprese (quel paesaggio, quel corpo, la loro eventuale relazione ecc.) può darci la verità del racconto, del frammento di Storia (col sapere in esso contenuto), scelto in partenza.

Trop tôt, trop tard

  • Anno: 1981
  • Durata: 105'
  • Nazionalita: Francia, Egitto
  • Regia: Marie Straub, Danièle Huillet