Alla genesi del mondo insieme agli uomini della preistoria, ai dinosauri, e in tutte le battaglie e personaggi significativi del nostro tempo, c’erano loro: I Minions.
Ebbene sì, in perenne ricerca del “cattivo dei cattivi” da servire i Minions hanno resistito ad ere, meteoriti e quant’altro, nei secoli dei secoli, accanto a personaggi come il T-Rex, Napoleone, Dracula e gli egizi, per finire poi depressi senza un vero cattivo a cui badare in una sconfinata landa ghiacciata in attesa di rimettersi in attività. Finché un giorno Kevin, stanco dell’apatia della sua tribù, decide di uscire e andare alla ricerca del prossimo boss, ad accompagnarlo in questa avventura si affiancano i mionion Bob e Stuart, i tre insieme approderanno (dopo varie peripezia) in America per una convention di super cattivi di tutto il mondo, dove conquisteranno l’ambito posto di servitori della lady Scarlett Sterminator. La donna ha in serbo per loro una sorpresa, fargli rubare la corona della regina d’Inghilterra, ed è li, nella Londra anni ’60 che assistiamo alla vera catino del fortunato film d’animazione. A suon di musica ( di altissimo livello con I Clash, Who, Beatles, Hendrix e molti altri), i già fortunati realizzatori delle pellicole della serie “Cattivissimo Me”, sfornano lo spin – off degli adorabili omini gialli che è in realtà un prequel della storia di Gru e le sue figlie adottive.
Seppur sviluppato con un ritmo comico e a tratti irresistibile, grazie soprattutto all’impareggiabile linguaggio surreale che ci siamo abituati a sentire, i Minions non sono all’altezza dei capitoli precedenti, dove queste buffe creature gialle erano rilegate ad adorabili comprimari dell’azione, si avverte la mancanza di personaggi forti come Gru o le piccole protagoniste di “Cattivissimo Me”. C’è da dire che il prodotto è di sicuro adatto per un pubblico di bambini dove troverà terreno fertile per un successo. Si potrebbe paragonare l’intento alla realizzazione de “I pinguini di Madagascar”, “sfortunato” spin-off della serie animata “Madagascar”, con un’unica differenza, nei loquaci pinguini si riponevano aspettative altissime dovute ad un lessico forbito e brillante al quale a piccole dosi ci avevano abituato, nel caso de “I Minions” vi basterà intonare con Stuart, Bob e Kevin “banana” per sentire subito un moto di empatica allegria che vi accompagnerà per tutto il resto del film.