Dal 9 gennaio la programmazione di MUBI si arricchisce con Le città di pianura, la chiacchieratissima opera di Francesco Sossai che, dopo un percorso in festival internazionali e un passaggio nelle sale italiane, approda in streaming con la nomea ormai acquisita del piccolo cult indipendente. Il film, noto internazionalmente come The Last One for the Road, è una produzione italo-tedesca che ha debuttato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2025, segnando l’affermazione di una voce originale del cinema italiano contemporaneo.
Da piccolo film a fenomeno, una geografia umana
Il nucleo narrativo di Le città di pianura è semplice eppure profondamente evocativo: due cinquantenni spiantati, Carlobianchi e Doriano, inseguono l’ultima bevuta della loro esistenza attraverso il Veneto rurale, incontrando casualmente Giulio, un giovane studente di architettura timido e alla deriva. In questo viaggio senza meta apparente i tre si scontrano, si scoprono e si trovano l’un l’altro, in un road movie che parla di amicizia, disincanto e tempo sospeso nella pianura veneta.
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Il film ha raccolto un seguito ben oltre le aspettative di un prodotto indipendente: apprezzato dalla stampa per il suo tono poetico e la messa in scena che, pur lontana dai grandi canoni narrativi, rimane impressiva, Le città di pianura ha generato un discorso vivo tra appassionati e critici italiani e internazionali. L’ambientazione, dai bar ai borghi di provincia, fino al Brion Memorial, ha trasformato il paesaggio veneto in un personaggio aggiunto, e la sua poetica da “slow cinema” ha riscosso un inaspettato passaparola social soprattutto tra il pubblico più attento alle derive umane del quotidiano,

Le Città di Pianura (Francesco Sossai, 2025) @MUBI
Quell’ultimo bicchiere e una rapida impressione
Le città di pianura non è un film facile da etichettare: non è commedia, non è dramma tradizionale, e nemmeno un puro viaggio di formazione, e proprio in questa molteplicità risiede la sua forza. La pellicola abbraccia il caos narrativo e la lentezza come strumenti di (in)coscienza, restituendo un’esperienza che parla più per sensazioni e relazioni che per compartimenti stagni stilistici e narrativi.
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I protagonisti, guidati da una performance indimenticabile di Pierpaolo Capovilla e affiancati da un Filippo Scotti capace di incarnare ancora una volta lo spaesamento giovanile, trascinano lo spettatore in un percorso di risate amare e riflessioni improvvise, tra un bicchiere e l’altro. Il film funziona tanto per i suoi dialoghi sospesi quanto per l’aria rarefatta di una provincia che sembra eterno paesaggio umano, di passaggio per alcuni eppure così vissuto per altri, evocando un cinema italiano che torna a osare senza compromessi.

Le Città di Pianura (Francesco Sossai, 2025) @MUBI
Dietro e oltre lo schermo: la campagna che ha trasformato un film in fenomeno
La traiettoria di Le città di pianura dai festival alla sala, fino a MUBI, è stata sostenuta da una campagna di comunicazione ben calibrata che ha saputo far emergere un titolo di nicchia senza svenderne l’autenticità. Dopo l’anteprima a Cannes, la strategia dei distributori, tramite social media e pubblicazioni di settore, ha costruito un’immagine fatta di frammenti: scene chiave, location venete, dichiarazioni dei protagonisti, che hanno acceso la curiosità di un pubblico oltre i confini regionali in un modo quasi inusuale, per un film non certo destinato al più ampio pubblico.
Una conversazione con Francesco Sossai
Parallelamente, l’approdo a festival internazionali come Toronto e New York, dove il film è stato accolto nella selezione ufficiale, ha ulteriormente consolidato la sua reputazione come esempio di cinema italiano contemporaneo capace di dialogare con platee estere. Questo percorso ha reso Le città di pianura un titolo imprescindibile i cinefili attenti a linguaggi cinematografici alternativi e storie radicate nel territorio ma con risonanza universale.