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Torino Film Festival

‘Levers’: il mondo senza luce secondo Rhayne Vermette

Un film simbolico che racconta un un mondo distopico per esplorare i limiti del visibile

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In concorso al 43esimo Torino Film Festival, Levers, diretto da Rhayne Vermette, parte da un’idea radicale : l’eclissi del sole. L’evento getta un’intera comunità del Manitoba nell’oscurità. Da qui la a regista canadese, costruisce un’esperienza visiva e sensoriale che tende all’informe e al frammento, in un’atmosfera ricca di suggestioni e mistero.

Levers. La storia

Durante l’inaugurazione di una scultura in una città del Manitoba, una grande esplosione illumina il cielo e dà inizio a un giorno d’oscurità globale. Mentre il mondo intero attende il ritorno del sole davanti ai televisori, nella Red River Valley la vita continua come se nulla fosse.

Ma la morte è una forza inarrestabile, resa ancora più potente dal ritorno della luce. Una giovane funzionaria pubblica (Andrina Turenne), spinta dalla curiosità, intraprende così un viaggio per incontrare la scultrice dell’opera (Val Vint) al centro degli eventi, tra realismo e mito, sacro e quotidiano, cultura cattolica e radici Métis.

Levers è un film che non si accontenta di raccontare una storia: la sfida è con lo sguardo, con la percezione stessa del cinema.

Girato su pellicola 16mm satura con videocamere Bolex malfunzionanti, Levers combina effetti realizzati direttamente in camera con un occhio delicato per la bellezza, offrendo un’esplorazione del lutto collettivo attraverso una miscela potente tra la rarità del fantastico e l’inerzia del quotidiano.

Un film simbolico

La struttura di Levers è episodica, quasi rituale: ogni capitolo è introdotto da un arcano dei tarocchi,  un segnale chiaro di una narrazione simbolica che svela una sequenza di presagi e visioni. Le immagini, con videocamere “rotte”, rumorose, granulate, producono una materia visiva che instilla inquietudine: non c’è nitidezza, eppure è lì che nasce la forza del film.

La natura simbolica, esoterica, del film, però, rende il racconto meno fluido. In certi momenti la sospensione diventa più vicina alla distanza, il distacco dallo spettatore cresce, il coinvolgimento emotivo vacilla.

Sicuramente la Vermette (anche sceneggiatrice e montatrice del film) resta fedele al suo stile e alla sua poetica: nel suo lavoro, la regista mette sempre in evidenza un’interferenza dell’immagine attraverso collage, fotografia e cinema analogico.

I temi del luogo, del tempo e del ritmo si esprimono attraverso stratificazioni di finzione, animazione, rievocazioni e interruzioni. Inoltre l’autrice ha un legame molto profondo con il territorio di Manitoba, tant’è che spesso  coinvolge il talento dei suoi cari e della sua comunità nella realizzazione dei suoi film, come nel caso di Ste. Anne (2021), il suo primo lungometraggio che vede la partecipazione di alcuni membri della sua famiglia originaria della zona.

Un cinema rarefatto

Vermette utilizza l’eclissi come figura di una resistenza all’iper-visione: una condizione in cui lo sguardo si satura, travolto da immagini filtrate, lucidate, ottimizzate. Levers procede nella direzione opposta, immergendoci in una zona di rarefazione visiva, di mancanza, dove vedere equivale più a un atto di fede, accogliendo il buio, l’invisibile, ciò che sfugge.

Quando funziona, Levers è un’opera coraggiosa, un invito a ridefinire il concetto di la luce, buio, memoria, comunità. In un’epoca in cui tutto tende a essere perfetto, sovraesposto, seguendo un ideale estetizzante delle immagini, Vermette propone un ritorno al visibile frammentato, alla visione sfocata, al non detto.  È qui che il film trova la sua forza: nel farsi critica concreta dell’estetica dominante.

Levers è un film quasi sperimentale, vivo, interessante nelle sue suggestioni, in cui l’immagine non si limita a riprodurre il mondo ma, anzi,  rivela i limiti del visibile, di ciò che può essere rappresentato, proponendoci un cinema in cui le immagini non controllano ma liberano.

Levers

  • Anno: 2025
  • Durata: 92'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Canada
  • Regia: Rhayne Vermette