Connect with us

Euro Balkan Film Festival

L’Euro Balkan Film Festival 2025: Roma capitale del dialogo tra memoria e futuro

Tra cinema, identità e riconciliazione, l’ottava edizione celebra la “Generazione Dayton” e un’Europa unita dai Balcani.

Pubblicato

il

A trent’anni dal genocidio di Srebrenica e dagli Accordi di Dayton, la cosiddetta “Generazione Dayton” ha trasformato Roma in un punto d’incontro tra memoria e futuro. La città — con le sale della Casa del Cinema, del Cinema Troisi, del Nuovo Cinema Aquila e dello Spin Time — ha accolto l’ottava edizione dell’Euro Balkan Film Festival, fondato e diretto da Mario Bova e organizzato dall’Associazione Culturale Occhio Blu – Anna Cenerini Bova.

Per otto giorni, il festival ha portato in scena un mosaico di film provenienti da 12 Paesi balcanici e 6 coproduzioni italo-balcaniche, tra Serbia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Montenegro, Macedonia del Nord, Grecia, Kosovo, Romania e Turchia. Le sale gremite e l’entusiasmo del pubblico hanno confermato Roma come capitale di un dialogo artistico che unisce le due Europe.

Tra maestri e nuove voci del cinema balcanico

L’edizione 2025 ha visto momenti di grande rilievo, come l’anteprima emozionante allo Spin Time con Dom di Massimiliano Battistella, la presenza dei maestri Emir Kusturica e Radu Jude, e il Premio Ismail Kadaré assegnato a Miljenko Jergović, definito “il Márquez europeo”. La giuria ufficiale, presieduta dallo scrittore Tahar Ben Jelloun, ha riconosciuto opere che hanno saputo intrecciare testimonianza e poesia visiva.

Durante il festival, il workshop internazionale curato da Maurizio Sciarra ha riunito registi, rappresentanti di FERA, collecting societies e centri cinematografici balcanici, approfondendo la centralità dell’autore nell’era delle piattaforme. Un’occasione di confronto che ha ribadito il ruolo del festival come ponte tra industria, creatività e memoria condivisa.

I vincitori dell’ottava edizione

Il Premio come Miglior Film è andato a Afterwar di Birgitte Stærmose, lodato per la sua capacità di indagare, con sguardo umano e profondo, le ferite ancora aperte del Kosovo. La Miglior Regia è stata assegnata a Teona Strugar Mitevska per Mother, un film che reinterpreta la figura di Madre Teresa di Calcutta in chiave epica e spirituale.

Il Premio come Miglior Attore è andato ad Adrian Vancică per The New Year That Never Came di Bogdan Mureşanu, mentre Fereshteh Hosseini ha conquistato quello come Miglior Attrice per Il silenzio degli dei di Vuk Ršumović, un’opera toccante sulla resilienza e la condizione dei rifugiati. Lo stesso film ha ricevuto anche il Premio Cineuropa, per il suo messaggio di umanità oltre i confini.

La Miglior Coproduzione Italo-Balcanica è stata riconosciuta alla società Disparte per Windless di Pavel G. Vesnakov, esempio virtuoso di collaborazione tra Italia e Bulgaria.

Giovani sguardi, nuove prospettive

Nella sezione dedicata ai giovani critici cinematografici, il premio al Miglior Cortometraggio è andato a Balkan, Baby di Boris Gavrilović, mentre la Miglior Regia è stata assegnata a Giulia Grandinetti per Majonezë. Due opere che affrontano con sensibilità temi come identità, tradizione e libertà personale.

La Giuria Giovani, presieduta da Marco Agosto, ha scelto come Miglior Film The New Year That Never Came e come Miglior Regia La ragazza del coro di Urška Djukić, un film che esplora l’adolescenza femminile attraverso uno sguardo intimo e simbolico

Menzioni speciali sono andate a Fereshteh Hosseini per la sua interpretazione in Il silenzio degli dei e a Windless per la sua fotografia poetica, capace di trasformare lo spazio in memoria visiva.

Premi speciali e chiusura in musica

Tra i Premi Speciali, spiccano il Premio Sguardo Giovane a Fiume o morte! di Igor Bezinović, per la capacità di rielaborare la storia con tono leggero e consapevole, e il Premio per le Migliori Musiche a The New Year That Never Came, per l’uso evocativo della musica romena anni ’70 e ’80.

Nella sezione cortometraggi, il Premio Prospettiva Giovani è stato assegnato a Eraserhead in a Knitted Shopping Bag di Lili Koss, omaggio al potere salvifico del cinema, mentre Balkan, Baby ha ricevuto il Premio per le Migliori Musicheper l’uso emotivo e identitario del suono.

La rassegna si è chiusa tra musiche balcaniche e applausi, suggellando ancora una volta il valore del cinema come strumento di riconciliazione e memoria viva.
La “Generazione Dayton” ha dimostrato che raccontare il dolore può diventare un atto di speranza, e che il cinema resta, più che mai, un ponte verso un’Europa condivisa.