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50 giorni di cinema Firenze

‘Last Letters From My Grandma’: l’importanza della testimonianza

Il primo lungometraggio di Olga Lucovnicova: un'indagine intimista sul trauma familiare nell'ombra della storia sovietica

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Last Letters From My Grandma

Last Letters From My Grandma di Olga Lucovnicova è un documentario intenso e toccante che esplora il trauma familiare che sembra diventare genetico, e i resti della memoria post-sovietica. Presentato al Festival dei Popoli di Firenze 2025, questo primo lungometraggio rappresenta l’opera più ambiziosa della regista moldava. Lucovnicova è già vincitrice dell’Orso d’Oro per il miglior cortometraggio (Nanu Tudor) a Berlino nel 2021.

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Un viaggio nella memoria

Il film nasce da una scoperta personale: lettere scritte decenni fa dalla nonna della regista, Antonina, morta suicida nel 1989, l’anno della caduta dell’URSS. Le lettere arrivano dal padre – ormai trasferitosi in Spagna- che non le ha mai rilette. Lucovnicova intraprende così un viaggio dagli Urali russi, insieme al padre, per scoprire chi fosse realmente sua nonna. Conoscendo parenti mai incontrati prima, cerca di comprendere il dolore che ha spinto la nonna a togliersi la vita. Ma durante i racconti, scopre un schema inquietante di autodistruzione nella sua famiglia: il bisnonno si gettò sotto un treno dopo la Prima Guerra Mondiale; la nipote della cugina della nonna morì per overdose a quattordici anni. La stessa cugina ha dovuto lottare contro i soprusi di ogni uomo incontrato. In Last Letters From My Grandma, la regista si chiede quindi se i traumi si trasmettano geneticamente, come se ci fosse un DNA dell’anima.

La ricerca di Olga Lucovnicova inizia nel 2020, ma viene interrotta bruscamente dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nel 2021. Lei e il padre vengono arrestati e poi viene impedito loro di tornare in Russia. I familiari con cui Lucovnicova aveva ricucito i legami diventano nuovamente impossibili da raggiungere. E questo in qualche modo, conferma la sua teoria sullo stato d’animo della nonna.

‘Last Letters From My Grandma’: il linguaggio cinematografico

Olga Lucovnicova in Last Letters From My Grandma rimane fuori pur essendo profondamente coinvolta. Spesso lascia la macchina da presa in una inquadratura fissa a riprendere l’andare a fondo nei racconti sulla nonna e la sua famiglia. Osserva quindi, come lasciasse la camera da sola, creando un’opera che equilibra il personale e l’universale. Il documentario dura 94 minuti e alterna il presente dell’indagine con il passato riportato a galla, attraverso le lettere che la stessa regista legge, le testimonianze familiari e soprattutto le bellissime foto della nonna alla quale assomiglia.

Come ha dichiarato Olga Lucovnicova: “Ho scoperto come un documentario in prima persona può cambiare la mia vita”.

Last Letters From My Grandma

Il trauma intergenerazionale

Last Letters From My Grandma affronta in profondità il trauma intergenerazionale nel contesto post-sovietico, quello strano lavorio del DNA dell’anima attraverso cui le esperienze traumatiche vengono trasmesse da una generazione alla successiva. Nel caso della famiglia di Olga Lucovnicova, il trauma sembra manifestarsi dalla prima generazione che ha vissuto direttamente gli eventi, ma sembra intensificarsi nella terza generazione – quella della regista stessa. Diventano anche fatti profondamente legati alla situazione delle donne durante i totalitarismi.

La regista in questa ricerca si scontra con due versioni diverse della nonna e quindi due possibili alternative al perché della sua morte. Una versione idealizzata di Antonina e dell’URSS in cui la stessa è felice e quindi fa corrispondere il suo suicidio alla caduta del regime totalitario. Però c’è l’Antonina delle lettere, una donna che, forse consapevolmente, racconta la propria vita dal suo punto di vista. Che lascia in eredità il proprio patrimonio di dolore.

‘Last Letters From My Grandma’ : un film sul coraggio

Olga ci spiega anche che l’unico modo per liberarsi da questa eredità è rifiutarla solo dopo averla conosciuta. Partendo da questo assunto, Olga Lucovnicova viaggia dalla Spagna agli Urali, dentro il dolore e dentro il silenzio che ha avvolto una famiglia per generazioni, di dare voce a chi non ha potuto raccontare la propria storia. La regista stessa afferma:

“Voglio terminare questo ciclo tossico di tragedia familiare e segreti tramandati attraverso le generazioni”.

Il documentario pone quindi domande fondamentali sulla memoria, sull’eredità del totalitarismo anche quando muta forma, sul costo umano della storia. Sul fatto che le vittime sono spesso invisibili nel loro essere considerate sacrificate e sacrificabili.

Da un punto di vista universale, tutte le famiglie hanno bisogno di guarire dai lasciti della Storia e della storia personale. Last Letters From My Grandma è un monumento al ricordo. Ci fa comprendere che la guarigione può avvenire soltanto attraverso la testimonianza continua. Testimonianza che è soprattutto un atto politico perché soltanto questa – e la conseguente presa di coscienza – evita il ripetersi degli errori.

  • Anno: 2025
  • Durata: 94 minuti
  • Distribuzione: Volya Films (Paesi Bassi)
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Belgio, Romania, Paesi Bassi, Moldavia
  • Regia: Olga Lucovnicova