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Approfondimenti

Kira Muratova. Cineasta sovietica da riscoprire

Mubi le ha recentemente dedicato una rassegna dal titolo 'I melodrammi di Odessa: Kira Muratova'. Scopriamo la carriera rivoluzionaria della cineasta, figura di spicco del cinema sovietico e ucraino

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Kira Muratova

Kira Muratova, cineasta coraggiosa e incorruttibile, figura di spicco del cinema sovietico e ucraino, ha creato pellicole sorprendenti e audaci. Nonostante le avversità della sua epoca, la Muratova porta avanti la sua arte con passione e tenacia. Una donna che resiste per il cinema e per se stessa. La regista viene infatti incessantemente censurata dal regime sovietico per cui rimane sconosciuta ai più fino alla fine degli anni 80. Solo con l’avvento della perestroïka (“ristrutturazione”), nel 1986, i film della cineasta vengono finalmente scoperti da un pubblico più ampio grazie alla circolazione nei festival internazionali.

Su Mubi possiamo ammirare i primi due film della regista: Brevi incontri (1967) e  Lunghi addii (1971), da lei definiti ‘melodrammi di provincia’.

Esordi di Kira Muratova

Kira Muratova  nasce da padre russo e madre rumena a Soroca nel 1934. Studia all’Istituto statale di cinematografia dell’Unione Sovietica, VGIK (Vsesojuznyj Gosudarstvennyj Institut Kinematografij), per poi trasferirsi a Odessa, in Ucraina, dove segue il suo primo marito. Il regista ucraino Aleksandr I. Muratov con cui realizza i suoi primi progetti cinematografici, tra questi, il film Il nostro onesto pane (1964).

In seguito, nel 1967, la cineasta realizza il suo primo grande lavoro cinematografico dal titolo Brevi incontri. Film censurato per le scelte stilistiche decisamente autoriali e controcorrenti rispetto all’estetica dell’epoca: la libertà di tono, la narrazione destrutturata da una serie di flashback, la ricerca raffinata dell’inquadratura, la predilezione marcata per il décadrage (decentramento degli elementi importanti della narrazione ai margini dell’inquadratura).

Nonostante la repressione, Brevi incontri è la promessa di una lunga carriera e l’inizio di un discorso politico e rivoluzionario che durerà per oltre trent’anni fino al declino e alla caduta dell’impero sovietico. Il film successivo, Lunghi addii (1971), ritirato in seguito a una proiezione disastrosa in un circolo operaio, esce solo nel 1897, quando ottiene il premio Fipresci al Festival di Locarno.

Affermazione e successi

Kira-Muratova

Dopo il 1986, finalmente libera di esprimersi, Muratova realizza i film più importanti della sua carriera sempre negli studi di Odessa. Tra questi Sindrome astenica del 1989, lavoro per il quale riceve l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Il lungometraggio mostra la crisi esistenziale che avvolge il  paese in seguito al progetto di ‘ristrutturazione’. Alla fine dell’era sovietica, la società sembra pervasa da una sindrome, una sorta di malattia, quella che un tempo era chiamata ipocondria, o melanconia nera. Una macchina d’olio. I personaggi, una donna in lutto, una scrittrice che non riesce più a stare sveglia, un insegnante e tanti altri ci conducono in un mondo che perde di significato.

Nel suo ultimo film, Eterno ritorno: provini (2012), un produttore proietta le sequenze di un film in cui la stessa scena viene riprodotta da vari attori, lasciando allo spettatore la possibilità di assaporare variazioni e ripetizioni a proprio piacere. Un film meta-cinematografico, interamente girato in interni che riassume e condensa meravigliosamente lo stile sperimentale, surreale di Muratova; l’estetica della messa in scena di matrice teatrale; il lavoro sulle inquadrature e, infine, il suo sguardo privo d’inganni sull’arte e sul mondo.

Stile e temi nel cinema di Kira Muratova

In tutti i suoi film Muratova costruisce con maestria un fitto intreccio di dettagli visivi e sonori attraverso inquadrature sensazionali. Gli oggetti di scena sono fondamentali in tutta la sua filmografia. L’attenzione rivolta al décor, ai  tessuti sfarzosi e ai gingilli luccicanti, non toglie nulla alle esigenze esistenziali dei protagonisti.

Le persone sognano, si innamorano, si disperano: una madre opprimente vuole impedire all’inquieto figlio di partire (Lungi addii); due donne amano lo stesso uomo vagabondo (Brevi incontri); un poliziotto decide di adottare un bambino abbandonato stravolgendo la sua vita (Il poliziotto sentimentale – 1992); Micha in presa all’ossessione raccoglie oggetti smarriti in Gente ordinaria (2001)Racconti personali, intimi, essenziali. Eppure in grado di mostrare un’epoca e le peculiarità di una nazione. Storie prodotte dalla mente unica di Kira Muratova.

I melodrammi di Odessa: Kira Muratova – Brevi Incontri (1967)

Brevi incontri su Mubi

Brevi Incontri  racconta l’intreccio di due storie d’amore collegate, i frammenti di un triangolo amoroso. L’Unione Sovietica fa da sfondo, un paese malinconico, diviso tra ambiente rurale e contesto urbano. Muratova adotta il punto di vista delle due protagoniste, conosciamo le loro visioni del mondo e scopriamo il loro amore verso un uomo che in un certo senso condividono. Tutto questo avviene esclusivamente attraverso il loro sguardo. La figura maschile esiste infatti solo nei loro ricordi. Le donne incontrano nel loro percorso molte persone, personaggi ‘secondari’ presentati con una umanità tale da commuovere lo spettatore.

Trama: Odessa, Ucraina. La testarda urbanista Valentina e suo marito Maksim, un geologo dallo spirito libero, si vedono solo occasionalmente. Nel frattempo, la campagnola Nadia si trasferisce in città e diventa la cameriera di Valentina, senza sapere che Maksim le ha infranto il cuore.

Disponibile su Mubi 

I melodrammi di Odessa: Kira Muratova – Lunghi addii (1971)

Lunghi addii Mubi

Opera seconda di Kira Muratova, Lunghi addii è l’analisi malinconica di un complesso rapporto madre-figlio. Ricco di amore materno, perdita e desiderio, il film rimane ancora oggi un ritratto feroce dei tormenti della maternità.

Trama: Evgenia è una madre divorziata che adora il suo unico figlio, Sasha. Quando il ragazzo torna da una vacanza insieme al padre, è una persona totalmente diversa e dice alla madre di non voler più vivere insieme a lei.

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