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Vision2030

‘Finis Terrae’, Alicudi ai confini del mondo

Il documentario di Marzia Rumi su Alicudi, vincitore del premio per il miglior documentario al Vision 2030 – Cinema Sostenibile di Noto

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Fine della terra, avamposto del mondo. Ad Alicudi, il limite geografico segna un confine antropologico che unisce gli uomini ai tramonti, al vento e al mare. È in questo abbraccio primordiale che l’isola incontaminata dell’arcipelago delle Eolie ci appare come protagonista in Finis Terrae (2025), pregevole opera realizzata da Marzia Rumi e vincitrice del premio per il miglior documentario alla quarta edizione del Vision 2030 – Cinema Sostenibile di Noto.

La domanda contenuta in Finis Terrae

Siamo nel 2020, l’Italia si è appena risvegliata dal primo lockdown dovuto al Covid. È allora che Rumi decide di lasciare la città per raggiungere con la sua telecamera la Sicilia. L’accoglie quest’isola che punteggia il Tirreno, dove il tempo sembra dilatarsi in ritmi antichi e perduti. Qui, sulle sue ripide salite, tra le barche operose dedite alla pesca, nella viva musicalità delle inflessioni dialettali lascia che aleggi una domanda, forse figlia di un’urgenza alimentata dalle inattese, pandemiche fragilità: è ancora possibile uno stile di vita diverso, lontano dallo stress e dal caos della città, slegato dalle rincorse consumistiche?

Il rapporto uomo-natura ad Alicudi

A tale quesito segue un lavoro durato cinque anni, durante i quali la giovane autrice romana si fa tessuto connettivo, elemento pulsante di un microcosmo vitale dove il rapporto uomo-natura conserva ancora un sentimento di rispetto e non di sopraffazione.

Siamo a un respiro desetiano. Vittorio De Seta e il suo mondo prossimo alla fine, minacciato dalla modernità. Alicudi sembra non esserne travolta. Non lo è dal turismo di massa, né tantomeno dalle altre istanze che trasformano i luoghi in occasioni di speculazione. È la natura a opporsi per prima, con la morfologia impervia del territorio, con quell’asprezza per cui “ogni cosa è conquistata”. Ce lo dice Angelo, isolano emigrato sul continente che con questi posti conserva un legame strettissimo.

Un approccio antropologico

È con approccio da fine antropologa che Rumi entra in assonanza con la gente del luogo e ne raccoglie le parole che rivelano i sentimenti. Non sono tipicamente testimonianze, ma racconti di vita, confessioni.

Non v’è elegia, ma senso del reale. Vivere qui non è semplice. La natura è estrema e potente, detta lei i tempi dell’uomo, il mare decide se può partire o restare, e i lunghi inverni dove rimangono solo una trentina di abitanti impongono silenzi e solitudini.

Alicudi può essere libertà e gabbia, vino che rischia di inebriare e annebbiare. C’è un confine di tempo: l’acquedotto e la corrente elettrica sono arrivati soltanto negli anni Novanta. Quest’ultima, però, solo nelle abitazioni private, cosicché, di notte, le stradine restano al buio. Qui non ci sono auto, e molti beni vengono ancora scambiati col baratto. Ce lo dice Bartolomeo, che ci ricorda anche come da questo senso di sopravvivenza si inneschi una catena di solidarietà spontanea ed elementare: “Peschi, mangi e dividi”. Niente di scontato nel mondo di là, dove il progresso incrocia l’individualismo.

“Chi ha i soldi paga, chi non li ha non paga”

Ecco, forse è proprio in ciò che consiste la grandezza di quest’isola, nell’essere rimasta legata al senso del profondamente umano. Slegata dalle logiche del denaro e del profitto. Per questo, in fondo, Alicudi, la si sceglie. Sia per venirci a vivere che per restarci, come ha fatto Silvio, “tagliatore” di trombe marine che, dopo aver rinunciato a una vita più comoda in Australia, per pochi euro offre un lauto pranzo ai passanti.

Un incrocio di voci

In Finis Terrae, le voci degli uomini si mescolano a quelle della natura. Lo sciabordio delle onde, il fruscio dell’erba, il soffio del vento e il canto degli animali vengono catturati dal microfono di Sofia Albanese, che finemente li rielabora in un progetto sonoro che vede tanti brani musicali, quanti sono i capitoli di cui si compone l’opera.

È da questo intreccio che si rinnova un patto antico che lega le persone ai luoghi in un rapporto magico e ancestrale. Ed è da ciò che leggende, miti e visioni prendono corpo.

Molti parlano di esperienze dirette con streghe e fantasmi. Si tratta solo di suggestione?

Il mistero resta sospeso tra realtà e fantasia, consegnato alla fascinazione del racconto. Mentre proprio da quest’ultimo interrogativo prende forma la risposta alla domanda iniziale: che, sì, esiste uno stile di vita alternativo, dove semplicità, lentezza e solidarietà ci restituiscono a una dimensione più umana.

È un mondo non al di là ma nel mondo, diverso ma plausibile, che s’incarna nei volti sereni dei suoi abitanti, nella loro spontanea generosità. Un mondo puro e sospeso che si trova qui, ad Alicudi, dove le difficoltà del quotidiano si sublimano in un canto tra uomo e natura. Un canto dove fatica e sudore incontrano bellezza e poesia.

Finis Terrae

  • Anno: 2025
  • Durata: 52'
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Marzia Rumi