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Sedicicorto

‘The drowned’ : una città piena di fantasmi

Il cortometraggio di Alessandro Reato e Davide Negri, menzione speciale al festival cinematografico di Forlì

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The drowned, di Alessandro Reato e Davide Negri, è stato realizzato all’interno di un progetto dell’università IULM, da alcuni allievi della Laurea Magistrale in Televisione, Cinema e New Media, sotto la supervisione del regista e docente Giuseppe CarrieriFa parte di tre cortometraggi promossi da IULMovie Lab, realizzati con l’obiettivo di celebrare il significato più profondo della parola “Avventura”. 

Il cortometraggio ha ricevuto una menzione speciale nell’ultima edizione del Sedicicorto International Film Festival

‘The drowned’ – sinossi

Tra le vie caotiche e confuse di Hong Kong, lo spettatore è guidato solamente da una figura misteriosa, forse una ragazza, senza nome, il cui viso è costantemente coperto o nascosto. Si tratta di una fotografa, di cui sentiamo solo la voce. Questo personaggio si muove, perennemente solitario, tentando di catturare frammenti della realtà che lo circonda, mediante la sua fotocamera. Lascia dietro di sé, attaccate e appese nei posti più svariati, alcune fotografie, da cui ogni figura umana è stata ritagliata e rimossa abilmente: al loro posto, restano solo tanti spazi vuoti, senza volto e quindi anche privi di qualsiasi identità. 

Nel frattempo, tramite il voice-over della ragazza, capiamo che sta cercando qualcuno: una persona a cui si rivolge cercando delle risposte; una persona che sembra ormai essere scomparsa in mezzo alla moltitudine di fantasmi che popolano una città immensa come Hong Kong. 

‘The drowned’ – analisi e riflessioni

Il corto si apre con una serie di riprese sfocate e rallentate, che mostrano le vie e le strade affollate della metropoli cinese. In sottofondo, una voce si rivolge a un interlocutore sconosciuto. La ragazza fotografa, unico punto fermo per lo spettatore, parla ad una persona scomparsa, che continua a cercare, ma senza ottenere risposta. Sembra recitare una lettera, scritta per qualcuno che forse non la riceverà mai.

Impossibile sapere che rapporto sia esistito tra queste due persone: si può solo lasciare spazio all’immaginazione, formulando ipotesi. Ciò che è chiaro è il costante senso di malinconia e solitudine che pervade il corto.

“Noi esistiamo solo se qualcuno ci cerca. Altrimenti siamo come fantasmi.

Non siamo con gli altri, ci circondiamo solo di loro.”

In pochi minuti, con la forza delle immagini e del mezzo filmico, vengono affrontate tantissime tematiche, come l’alienazione nelle grandi città, la volontà di trovare un proprio posto nella realtà odierna, apparentemente priva di significato, e anche il sovraffollamento di una metropoli come Hong Kong, che obbliga le persone a vivere in minuscoli spazi, ricorrendo alla creazione di edifici mostruosi e altissimi: dei veri e propri “alveari di cemento”.

“A cosa serve una città se ci contiene a malapena?”

Le frasi recitate dalla protagonista sono sempre incisive e dense di significato. Le sue parole, a volte enigmatiche, non lasciano mai indifferenti, ma contribuiscono ad aumentare il senso di nostalgia per qualcosa di indefinito e passato, che ormai sembra perduto per sempre. L’atmosfera, i temi del cortometraggio e in parte anche lo stile, non possono non rimandare ad alcune immagini tipiche del cinema di Wong Kar-wai, in particolare Angeli perduti (1995) e Happy Together (1997).

Il corto si ispira anche al racconto di Italo Calvino, L’avventura di un fotografo, contenuto all’interno della raccolta Gli amori difficili (Einaudi, 1970). Calvino criticava le reazioni prodotte dall’avvento della fotografia e la necessità spasmodica di immortalare e trasformare in immagine qualsiasi esperienza significativa. Il personaggio del racconto diventava infatti completamente ossessionato, in preda all’urgenza di catturare ogni istante della propria vita.

Anche in questo caso, la protagonista vede tutto attraverso la lente della camera, controlla i propri scatti e poi ritorna a guardare all’interno dell’obiettivo, ma afferma di non voler catturare nulla: vuole solo vedere le scie delle persone che si decompongono lentamente. 

In questo contesto, gli esseri umani vengono infatti descritti come fantasmi: non sono reali, vivono in una città che non lascia loro alcuno spazio per esistere. Le persone si perdono, si muovono confusamente, destinate a distruggersi e sparire, proprio come nelle foto ritagliate, disseminate all’interno del corto. 

“Qui nessuno vive, qui nessuno muore. Non c’è mai una fine.

C’è solo un tempo prolungato in cui tutto continua. E si scompare.

Siamo tutti annegati. “

 

The drowned

  • Anno: 2024
  • Durata: 09:18
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alessandro Reato, Davide Negri