The Lost Bus, il film diretto da Paul Greengrass, sarà disponibile dal 3 ottobre su Apple TV+. É un’opera che ha creato molta attesa e scalpore, soprattutto dopo la sua anteprima al Toronto International Film Festival e l’uscita limitata nelle sale.
L’incendio più letale nella storia della California
The Lost Bus è ispirato al libro Paradise: One Town’s Struggle to Survive an American Wildfire di Lizzie Johnson (2021), che ricostruisce gli eventi del Camp Fire del 2018, l’incendio più letale nella storia della California. Quel rogo devastò la cittadina di Paradise, distruggendo oltre 13.500 case e causando 85 morti. Il film si concentra su un episodio specifico ed eroico: l’evacuazione di un autobus scolastico con a bordo vendue bambini e la loro insegnante, intrappolati nel caos delle fiamme.
La storia segue Kevin McKay (Matthew McConaughey), un autista di autobus scolastico un po’ sfortunato e stressato nella vita personale. Kevin è separato dalla moglie, preoccupato per il figlio adolescente e sull’orlo del licenziamento per ritardi cronici. L’ 8 novembre 2018, mentre sta per iniziare una giornata normale, riceve una chiamata d’emergenza: deve raccogliere i bambini rimasti a scuola a Paradise e portarli in salvo verso un’area di evacuazione. A bordo sale anche Mary Ludwig (America Ferrera), l’insegnante di seconda elementare, determinata a mantenere la calma tra i piccoli terrorizzati. Quello che doveva essere un tragitto breve si trasforma in un incubo: le strade sono bloccate dal traffico, il fumo oscura il sole trasformando il giorno nella notte, rami infuocati cadono come proiettili e le fiamme lambiscono l’autobus. Kevin e Mary devono improvvisare scorciatoie, gestire il panico dei bambini e confrontarsi con le loro paure personali, mentre fuori il mondo brucia.
La trama è un classico “tick-tock” thriller: sapendo che è basato su eventi reali (e che tutti sopravvivono, come la storia ci insegna), il film genera tensione non per l’incertezza su chi morirà o vivrà, ma su come i personaggi riusciranno a salvarsi. I primi trenta minuti introducono i personaggi e il contesto. Il sole cocente sulle colline secche e le linee elettriche che vibrano come un presagio greco sono al centro del film, che poi accelera in una sequenza di inseguimento infernale.

Il tanto atteso ritorno di Matthew McConaughey
Il cuore del film batte grazie alla coppia di protagonisti. Matthew McConaughey è al suo meglio, con quel carisma “alright, alright, alright” che lo ha trasformato in un’icona, ma con un tocco di vulnerabilità che lo rende umano. Kevin non è un supereroe hollywoodiano: è un padre fallito che trova redenzione non in monologhi pomposi, ma in azioni concrete, come quella di distrarre i bambini con storielle improvvisate mentre sterza tra le fiamme. McConaughey infonde al personaggio un’energia fisica palpabile. Sudore, mani tremanti sul volante e momenti emotivi che colpiscono dritti al petto, come il confronto silenzioso con il figlio alla fine. È un ritorno al grande schermo che molti critici definiscono un “comeback” degno di nota, dopo ruoli più leggeri negli ultimi anni.
America Ferrera, fresca della nomination agli Oscar per Barbie, è l’ancora emotiva del film. Mary è la controparte razionale di Kevin: una maestra devota, con un manuale di protocolli per ogni emergenza, che lotta per mantenere l’ordine mentre il mondo crolla. Ferrera la rende credibile e commovente, con sguardi che dicono più di mille parole. Dal terrore represso mentre nasconde ai bambini la vista di auto in fiamme alla tenerezza nel consolare un bimbo in lacrime. Non è un cliché da “donna forte” fine a se stesso; è una figura che bilancia il caos maschile di Kevin, creando un’intesa dinamica che eleva il film oltre il semplice disaster movie.
Il cast di supporto è solido e funzionale. Yul Vazquez come capo dei pompieri, Cal Fire, che gestisce il caos dall’esterno con frustrazione crescente; Ashlie Atkinson come direttrice del deposito autobus, che assegna la missione a Kevin; e Spencer Watson in ruoli minori.
Nota curiosa: il figlio di McConaughey, Levi, interpreta il suo personaggio teenager (ha fatto il provino senza cognome), e la madre reale di McConaughey appare come Sherry McKay, la suocera. Aggiunge un tocco che rende le scene familiari ancora più autentiche.

Paul Greengrass in versione mozzafiato
Paul Greengrass è il regista ideale per questa storia: maestro del docudrama (United 93 o Captain Phillips), porta la sua firma inconfondibile. Utilizza una camera a mano instancabile, un montaggio rapido ed un realismo crudo. Qui, trasforma l’autobus in un microcosmo claustrofobico, girando quasi tutto all’interno del veicolo per amplificare la tensione. Le sequenze d’azione sono mozzafiato: il fumo che invade l’abitacolo, il crepitio delle fiamme, i rami ardenti che sfondano il tetto. É un assalto sensoriale che fa sentire il calore sulla pelle. Greengrass mescola effetti pratici (fuoco reale, girato in Nuovo Messico per simulare le colline californiane) con CGI per le macro-inquadrature del rogo, creando un’immersione viscerale che supera persino i filmati reali del Camp Fire.
Il sonoro è un altro punto di forza: il ruggito del vento, lo scricchiolio del metallo surriscaldato, le urla soffocate dei bambini. Tutto è amplificato per un effetto “white-knuckle” che lascia senza fiato. La fotografia di Anthony Dod Mantle (veterano di Greengrass dai tempi di Bourne) gioca con luci e ombre drammatiche: il sole bloccato dal fumo crea un’eclissi apocalittica, rendendo il paesaggio un inferno biblico. La colonna sonora di John Powell è minimalista, con percussioni tribali che pulsano come un cuore in affanno, lasciando spazio ai rumori ambientali.

Un omaggio all’eroismo quotidiano
Al di là dell’adrenalina, The Lost Bus è un omaggio all’eroismo quotidiano: non pompieri o eroi d’azione, ma un autista e un’insegnante che, con istinto e cuore, salvano vite. Esplora il contrasto tra caos naturale e ordine umano. Vediamo Kevin l’improvvisatore vs. Mary la pianificatrice. Vengono toccate corde universali come la redenzione familiare e la resilienza infantile.
C’è un sottotesto sul cambiamento climatico: il film accenna agli incendi sempre più frequenti (il capo pompieri lo dice esplicitamente in conferenza stampa), e i titoli di coda ricordano la responsabilità della compagnia elettrica PG&E, condannata per negligenza. Non è un manifesto politico, ma un reminder potente: questi disastri non sono “naturali”, sono amplificati dall’uomo. In un 2025 segnato da nuovi roghi in California, il film suona profetico e urgente, celebrando la solidarietà umana contro la furia del pianeta.

Un thriller survival stupefacente
The Lost Bus è un film che funziona alla grande come thriller survival, con picchi di intensità che lo rendono uno dei più avvincenti dell’anno. Vedere Matthew McConaughey, uno dei migliori attori degli anni 2000, tornare sul grande schermo, fa sempre un certo effetto. È un film emozionante, terrificante e, in fondo, speranzoso, perché, anche nell’inferno, l’umanità vince.
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