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SalinaDocFest

Jeremy Irons, l’impegno ambientale come missione

Alla 19a edizione del SalinaDocFest abbiamo incontrato il grande attore inglese Jeremy Irons

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Jeremy Irons

Tutti conosciamo le grandi interpretazioni cinematografiche di Jeremy Irons, da La donna del tenente francese (1981) a Mission (1986), da Inseparabili (1988) a Il danno (1992), da Io ballo da sola (1996) a Lolita (1997), giusto per citarne qualcuna. Al SalinaDocFest, l’attore inglese si è fatto apprezzare, oltre che per il suo humour e la sua eleganza, per il forte impegno a favore dell’ambiente, altro tema tristemente negletto nella gara delle emergenze mondiali del nostro tempo. A un pubblico appassionato ha presentato il documentario Trashed (2012), regia di Candida Brady, prodotto dallo stesso Jeremy Irons che ne è anche la voce narrante. Un’opera che descrive i rischi associati allo smaltimento dei rifiuti nelle moderne società consumistiche, analizzando i rischi per la catena alimentare e i danni dell’inquinamento causato da guerre e varia stoltezza umana. Ne è seguito un vivace dibattito.

Dal documentario sono passati tredici anni. Nel frattempo cosa è successo? Le cose sono migliorate o peggiorate?

Pochissimi di noi sanno dove va a finire tutta l’immondizia che produciamo. Siamo tenuti all’oscuro del processo di smaltimento. L’Unione Europea ha fatto leggi anche importanti sull’uso della plastica, ma c’è ancora tanto lavoro da fare, non ci sono stati abbastanza cambiamenti. Il grido disperato di Trashed è ancora lì e spero sempre che ci sia una radicale e generale consapevolezza di quanto tutti dobbiamo essere responsabili per l’ambiente. Ognuno di noi deve fare qualcosa per cambiare la situazione, altrimenti ci saranno rischi per tutti. Abbiamo in dote un pianeta stupendo e vorremmo insegnare a proteggerlo. Mi consola constatare che, tra le nuove generazioni, c’è stato uno scatto culturale di consapevolezza molto forte rispetto alle più vecchie.

Trashed

Per Trashed avete guardato alla situazione in diverse parti del mondo. Che esperienza è stata? Quanto ti ha cambiato?

Tutto ciò che vedi nel mondo ti cambia, diventa parte di te. La situazione ambientale è drammatica ovunque. Quel che ho visto mi ha fatto molto arrabbiare e spero che questo sentimento passi anche al pubblico. L’importante è una sorta di reazione collettiva, non la mia singola. È questo che il film vorrebbe far muovere. Qualche giorno fa, qui al SalinaDocFest, ho visto Salvador, uno dei primi film di Oliver Stone. Potevo sentire la sua angoscia guardandolo. È per questo che è un’opera bellissima. Trashed vorrebbe suscitare gli stessi sentimenti.

Quanto l’impegno per l’ambiente è importante nella tua vita professionale?

Io sono solo un attore, non un attivista politico. Però, se ho l’opportunità di lavorare su qualcosa che può sensibilizzare le persone su temi importanti, lo faccio con grandissimo piacere. È un modo per usare la notorietà a favore di una buona causa. Trashed esprimeva il mio pensiero sull’argomento, quindi ho aiutato a raccogliere i soldi per produrlo e ho convinto il mio amico Vangelis a fare la colonna sonora. Sono solo una parte del progetto. La regista Candida Brady sta preparando un secondo film su temi simili a cui, però, non parteciperò, perché non sono soddisfatto del modo in cui lei ha portato avanti alcuni aspetti della questione, come la possibile risoluzione dei problemi. Ma, come attore, sarò ben felice di partecipare a nuovi progetti, che siano film di finzione o documentaristici, che possano riferirsi a questo tema.

C’è un possibile diverso impatto emotivo che suscita un documentario o un film?

Non credo ci sia differenza. Sono entrambi un modo per far passare un messaggio, una visione. Che sia Mission o Trashed, quel che è importante in un’opera d’arte è il sentimento e la passione che evocano nel pubblico, la reazione che suscitano.

Mission

Mission

Parlando di Mission, non si può non evocare la magnifica colonna sonora di Ennio Morricone. Che rapporto ti lega all’Italia e al nostro cinema?

Amo l’Italia e il suo cinema, mi è sempre piaciuto. Adoro navigare per mare e il vostro Paese è una delle perle del Mediterraneo. Il primo film per il cinema in cui ho recitato è stato Nijinsky, dedicato al grande ballerino russo, l’abbiamo girato a Catania, al Teatro dell’Opera. Ricordo pranzi lunghissimi a cui, da inglese, non ero abituato. Anche il cibo è un’arte in Italia. Non si può che adorarlo. In Italia, molti anni dopo, ho girato Io ballo da sola, con Bernardo Bertolucci: ancora pranzi meravigliosi, con ottimo vino e cibo italiano, senza fretta. Franco Zeffirelli, con cui ho girato Callas Forever, era simile. Mangia bene e fai buoni film potrebbe essere il loro motto.

Come andò con Bernardo Bertolucci?

Bernardo Bertolucci non mi aveva chiesto di lavorare in Io ballo da sola, ma aveva ingaggiato mia moglie, Sinéad Cusack. Da buon ficcanaso, ho letto la sceneggiatura e ho pensato ci fossero due parti per me. Così l’ho chiamato, gliel’ho detto e lui mi ha chiesto quale delle due volessi. Poiché una delle due era proprio il marito del personaggio di mia moglie, ruolo che interpreto tutti i giorni nella vita, e so quanto sia difficile, ho pensato fosse meglio l’altro uomo. Bernardo Bertolucci ha accettato, per mia fortuna. Lavorare con lui è stata un’esperienza fantastica. Gli volevo molto bene e mi è rimasto amico fino alla sua dolorosissima morte. Era un grande regista, si lasciava portare dalle emozioni, sentiva le cose. Era una di quelle persone da cui ti lasci trasportare in un luogo dove non saresti mai andato, lo segui ed è allora che avviene la magia, viaggiando verso dove non sai mai cosa succederà.

Jeremy Irons al SalinaDocFest

Jeremy Irons al SalinaDocFest