Il primo respiro dopo un’immersione in apnea è più completo di un normale respiro; è paragonabile a quello di un bimbo che nasce dopo aver passato nove mesi in apnea nel liquido amniotico: un po’ come rinascere ogni volta.
Lo sentiamo dire nel documentario Broken Breath di Morgan Bertacca, presentato al South Italy International Film Festival, da Mike Maric, ex campione di immersione subacquea in apnea e oggi allenatore di oltre cento atleti olimpionici, fra i quali i nuotatori Federica Pellegrini e Filippo Magnini, ai quali insegna la tecnica del respiro.
Maric si racconta davanti alla macchina da presa mentre, sullo schermo, scorrono immagini contraddistinte da una fotografia affascinante e poetica, che mostrano il protagonista mentre, con la sua monopinna, si immerge in acqua compiendo evoluzioni o giocando con alcuni delfini, animali con i quali si trova in perfetta sintonia.
“Ogni volta che mi immergo in apnea, vivo una sorta di allunaggio; perdo completamente la mia dimensione terrestre. La pelle non è più difesa, barriera, limite. La percezione del confine corpo-acqua si modifica, mi sento acqua nell’acqua”. Con queste frasi Maric si presenta a noi spettatori, facendoci immergere, e mai termine fu più appropriato, nella sua realtà. E, con queste parole ci cattura, senza lasciarci scampo, nonostante si sia tentati di resistergli, chiedendoci perché mai dovremmo interessarci alla sua storia.

Un documentario che ci porta a conoscere l’uomo Maric, più che il campione
Il film di Bertacca ci conduce così alla scoperta soprattutto dell’uomo Mike Maric, più che del campione. Un uomo che, dopo aver fatto dell’agonismo la propria ragione di vita arrivando a stabile il record mondiale di immersione in apnea, a un certo punto decide di riconsiderare le proprie priorità. Decisione giunta, dopo profonde riflessioni, a seguito della morte, avvenuta durante un’immersione, di uno dei suoi più cari amici e, soprattutto, dopo la non facile elaborazione del lutto.
Da quel momento Maric che, fra l’altro, ha conseguito una laurea in medicina, ha concentrato le sue forze, oltre che nell’allenamento degli sportivi a livello agonistico, sulla conoscenza delle reali problematiche della gente comune: bambini, casalinghe, donne in gravidanza, manager, insegnando loro “a respirare”, sensibilizzandoli su una cultura della saluta attraverso una respirazione più consapevole.
Miscelando sapientemente le parole di Maric con immagini dal potente afflato poetico, Morgan Bertacca è in grado di appassionarci e farci conoscere e apprezzare la storia di quest’uomo che, dopo essersi scoperto campione, ha saputo rinascere a nuova vita, accantonando il dolore e mettendosi al servizio della comunità.
Gli articoli di Marcello Perucca