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Figari international short film festival

‘Oplà’ : l’inconscio onirico

Il cortometraggio di Giulia Camba frammenta l’infanzia in simbolismi e proiezioni mentali, in un magistrale lavoro di formazione e nostalgia

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Oplà

In concorso al Figari International, lo short-movie di Giulia Camba Oplà. Prodotto da Ginko Film col sostegno di Sardegna Film Commision e distribuito da Sayonara, il corto è scritto e diretto dalla Camba mentre la fotografia è curata dal candidato ai David di Donatello Francesco Piras. Nel cast: Ariele Arosio, Valentina Puddu, Andrea Petrillo.

Sinossi – Oplà

Nina (Ariele Arosio) si sveglia inquieta nel cuore della notte, vaga per la casa e calpesta accidentalmente un ragno. Il padre le dice che la sua morte porterà sfortuna. E tra le dune della spiaggia e il mare realizzerà ciò che la turba.

È tutta colpa del ragno – Oplà

Nell’oscurità del penombra del direttore della fotografia Piras, la protagonista di Oplà, Nina, appena sveglia, si muove per casa fino a raggiungere il padre, sprofondato nella poltrona. Una figura che nel cortometraggio è poco più di una comparsa ma che ha un ruolo centrale nel discorso della Camba: far iniziare il viaggio di un’infanzia traumatizzata dalle attese che la crescita si porterà dietro. E la regista, con un insolito linguaggio che oscilla tra frammenti animati e divagazioni oniriche, ci mostra un realismo magico, che per l’occasione è notevolmente esposto nel gioco fotografico tra dentro e fuori. Proprio come suggerisce il titolo dello short movie, Nina vive la casa chiusa come piano metaforico delle proprie iniziali paure, e il trasferimento del fuori come libertà ma anche timore rispetto al domani, al futuro.

Oplà è pieno di simbolismi che operano il passaggio da un tratto cosciente a uno dominato dall’inconscio. D’altronde l’efficacia del cortometraggio risiede proprio nel creare una bolla onirica in cui far immergere e identificare lo spettatore. Non prima che i simboli introducano il viaggio di Nina. Il ragno calpestato e ucciso, la sigaretta fumante con la cenere che sporca il tappetto sono elementi, oggetti concreti ma che diventano semantici nella diegesi di Oplà. Ambedue sono dei segni emotivi per la protagonista. Se il ragno è il presagio dell’imprevisto della vita, la sigaretta rappresenta l’alienazione umana, lo sguardo sull’interiorità con cui crescendo ognuno di noi deve avere a che fare. In questo la Camba riesce a riportarci con riprese strette e particolari il processo di una coscienza che già da bambina entra nel mondo complesso dell’inconscio umano.

Un padre e una madre come metafore esistenziali

In Oplà si potrebbe avere l’ambiguità del plot di fondo. Il cortometraggio difatti si presta a una narrazione che fa pensare a una tossicità patriarcale con madre e figlia rinchiuse in una storia di dominio maschile e libertà femminile. È invece tutto il contrario, anche se la composizione apparente dei personaggi ci riconduce in una dinamica del genere: un padre alienato e prevaricatore che sembra aver rapito la figlia, e una madre alla ricerca di questa. Ma entrambe le rappresentazioni genitoriali sono dei pezzetti che riconducono al gioco di specchi della personalità in formazione di Nina.

La spiaggia nella seconda parte del corto, ribattezzata Piscinas, è il cuore dell’inconscio della protagonista, un’arcadia del non luogo mentale, uno scenario di metamorfosi dell’infanzia. L’abbraccio con la madre disperato e speranzoso del ritrovamento spaziale-emotivo, il dialogo col padre in campo lungo, i bambini che circondano Nina opprimendola come farà la vita sul piano esperienziale, sottolineano il concepimento di Oplà. I simboli, le metafore del linguaggio del corto, diventano e sono strumenti attraverso cui interpretare lo sfasamento interiore di Nina, la perdita e il recupero del suo Io.

La regia di Giulia Camba

Anche e soprattutto nella direzione della messa in scena e nel dispositivo fotografico, Oplà rimane fedele al suo impianto, ossia coniugare le proiezioni delle immagini col racconto del “dentro” della protagonista. Il fatto che ci sia il passaggio dalle ombre della casa alla luminosità del fuori, della spiaggia, è una chiara e volontaria scelta di rendere tutto immaginifico, fluttuante, senza mai staccare la visione del corto dal suo meccanismo onirico.

E se la Camba allarga le inquadrature nei momenti di inquietudine con la se stessa rappresentata dal padre, e avvicina la camera nell’abbraccio chiarificatore con la parte della Nina più positiva e serena interpretata dalla madre, un ruolo importante per la protagonista e Oplà viene assunto dai rallenty. La tecnica dello slow motion, qui, attraversa le proiezioni oniriche della bambina, con cui Nina passa dalla porta socchiusa e oscura alla tonalità seppia del “fuori”, donando un tocco nostalgico, struggente e incredibilmente poetico.

Oplà, con il suo linguaggio onirico plasmato da un eccellente lavoro fotografico e di montaggio, crea un inedito e insolito romanzo di formazione. Le relazioni ci formano fin da bambini, influenzando il nostro futuro e come reagiremo alla vita da grandi. E questo cortometraggio mostra proprio le ansie di una nascente generazione, piena di presagi, paure ed esitazioni.

 

Oplà

  • Anno: 2025
  • Durata: 18'
  • Distribuzione: Sayonara
  • Genere: dramma onirico
  • Nazionalita: Ita
  • Regia: Giulia Camba