Dal 2 al 4 maggio 2025 l’M9 – Museo del 900 di Mestre ospita la prima edizione di Stop e-Motion Days. Si tratta del primo festival in Italia dedicato all’arte della stop motion. Saranno tre giorni di proiezioni, workshop, panel e masterclass con alcuni grandi protagonisti dell’animazione nazionale e internazionale. Abbiamo parlato con gli ideatori e direttori creativi del Festival: Michelangelo Morello e Andrea Viggiano.

Michelangelo Morello e Andrea Viggiano
Come nasce Stop e-Motion Days: passione, rigenerazione e una tecnica senza tempo
Com’è nata l’idea di un festival tutto dedicato alla stop motion?
Partiamo dalla risposta simpatica, anche se onestamente non si allontana troppo dalla realtà. Siamo partiti dicendo: “Facciamo un festival sulla stop motion perché ci piace la stop motion”. E l’abbiamo fatto.
Per quanto riguarda la risposta un po’ più seria. Noi, come Quarta Parete, organizziamo una rassegna ogni sei mesi di quattro, cinque o sei film al Cinema Dante di Mestre. Lo facciamo per rilanciare uno degli ultimi monosala della provincia di Venezia, che è situato in una zona disagiata di Mestre: il quartiere Piave. Durante questa rassegna abbiamo cominciato a fare delle proiezioni di cortometraggi in anteprima ai film che proiettavamo e abbiamo fatto una collaborazione con Unarchive Film Festival. Una serata abbiamo fatto una rassegna di cortometraggi in anteprima ai lungometraggi dedicata all’animazione stop motion. Noi abbiamo sempre avuto una fascinazione nei confronti di questa tecnica e ci sembrava la cosa più vicina anche alla nostra vita.
La Stop Motion non è tecnicamente una forma di animazione, ma forse è più vicina all’action, a quel tipo di cinema di cui noi ci siamo innamorati e che conosciamo meglio, su cui ci sentiamo a nostro agio di più rispetto a livello critico. Quindi, la stop motion rappresentava una fascinazione, ma anche la curiosità nei confronti di un’arte che negli ultimi anni ha sfornato dei capolavori. Anzi, proprio negli ultimi 10-20 anni sta avendo una evoluzione tecnica impressionante. A questa evoluzione tecnica e critica, però, non corrisponde una crescita dal punto di vista di possibilità di fruizione. Vedendo che non esistevano dei festival a livello internazionale dedicati interamente alla stop motion, abbiamo deciso che questa doveva essere la nostra strada e abbiamo cercato di raccogliere il meglio del cinema stop-motion universale dell’ultimo anno e mezzo. Credo che ci siamo riusciti.

Un programma ricco tra proiezioni, workshop e intelligenza artificiale
Concentrandoci proprio sul programma: come lo avete pensato e costruito?
Abbiamo costruito questo festival senza porci nessun tipo di limite. Non ci bastavano le proiezioni, non ci bastava fare una selezione di cortometraggi, abbiamo scandagliato ogni singolo lungo, ogni singolo corto che riuscivamo a trovare e che poi ci hanno inviato i vari registi grazie all’open call che abbiamo lanciato e sono stati più di 200.
Di lungometraggi avremmo voluto averne 200. Noi abbiamo scelto i 6 che erano fatti nel 2024 e nei primi mesi del 2025. Quindi, questa cosa la dice lunga sul fatto che l’animazione stop motion ha un problema produttivo importante. Proprio per questo che abbiamo cercato anche di organizzare degli eventi che parlassero di tali argomenti. Uno su tutti è il panel di apertura in cui si mette in relazione la stop motion con l’intelligenza artificiale. Pensiamo che si debba guardare alle nuove tecnologie e capire se una nuova tecnologia come l’AI possa essere utilizzata anche all’interno dei processi produttivi di un’arte che è l’arte più artigianale di tutte, ossia la stop motion.
Inoltre, abbiamo organizzato un collegium, tenuto da un regista molto importante della stop motion italiana Massimo Ottoni. Lui coordinerà 15 tra le migliori promesse della stop motion italiana in un workshop professionalizzante che porterà alla realizzazione di un breve cortometraggio. L’idea alla base è che i ragazzi ne escano ben consapevoli, ben strutturati, ben professionalizzati anche su questo tipo di arte. Abbiamo scelto di fare questa cosa soprattutto con registi solo italiani perché non esiste un lungometraggio italiano in stop motion. Il concetto è quello di indicare una strada, una via, fare in modo che si continui a parlare di questo tipo di animazione anche nel panorama italiano.
Ricordiamo che il tax credit di adesso è in un momento di riforma, di rilancio da un anno e ancora il governo tentenna. Non si capisce di che morte dovranno morire le produzioni. Il tax credit era molto incentivante per l’animazione italiana negli ultimi anni, ci sono stati proprio diversi fattori, diversi punti che hanno fatto sì che ci fossero delle produzioni di livello, come per esempio Gatta Cenerentola, che ha stravinto i David di Donatello.
Visto che mancava un festival di animazione nel mondo, in stop motion, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto facciamo una cosa fatta bene: cerchiamo di coinvolgere i registi, cerchiamo di coinvolgere tutta una serie di maestranze sia nazionali che internazionali per fare un festival che sia comunque alla portata di tutti.

Massimo Ottoni
Stop motion per tutti: esperti e curiosi
Mi ricollego a quello che avete appena detto, sul fatto che manca un lungometraggio in Italia. Voi, da esperti, pensate che il pubblico italiano sia pronto ad accogliere questo linguaggio magari con una maggiore apertura? A farlo uscire dalla sua nicchia?
Per come la pensiamo assolutamente sì. Nei bandi di produzione e distribuzione si vuole sempre identificare la famosa signora Rossella che va al cinema. Questa è una leggenda che è difficile ben inquadrare perché l’essere umano ha mille sfaccettature ed è spesso imprevedibile. Abbiamo parlato con persone che non sanno neanche cosa significa la parola stop motion, ma che a forza di esempi riescono a capire di cosa si sta parlando. Quello che risulta da queste conversazioni è che le proiezioni che andremo a realizzare sono di grandissimo fascino sia per gli esperti che per i non esperti In Italia.
Purtroppo, siamo abituati a vedere l’animazione come dedicata sostanzialmente al mondo infantile, ai bambini, alle produzioni, ai cartoon. Mentre manca questa attenzione nei confronti del cortometraggio, del lungometraggio d’autore. Dopodiché tutti sono consapevoli di cosa sono state quelle grandi produzioni di Tim Burton, i film di Harry Selick, di Wes Anderson, l’ultimo di Guillermo del Toro. Tutti hanno visto l’animazione stop motion nella loro vita, tutti hanno almeno due o tre film del cuore che sono stati girati in stop motion. Però, manca una comprensione, anzi una certificazione di questa realtà.
Quindi, il festival si pone anche in questo senso: dare agli spettatori quella che è in realtà un’esigenza a livello italiano, ma anche a livello mondiale. Infatti, mancano delle cose del genere e, quando si fanno, la curiosità che porta e che noi riusciamo a percepire quando raccontiamo del lavoro che stiamo facendo è tanta, quindi sicuramente sì. Per trarre una conclusione al mio discorso e rispondere alla tua domanda sì: il pubblico è pronto.
A chi si rivolge questo festival?
Il festival si rivolge a un pubblico molto ampio. Il pubblico di riferimento per questa edizione, per come l’abbiamo pensata e per come è nata, rimane la cittadinanza mestrina, veneziana e gli studenti universitari dei poli veneziani e non. Dopodiché, essendo una prima edizione siamo consapevoli, nonostante l’enorme lavoro del nostro ufficio stampa e della nostra comunicazione, nonostante il coinvolgimento di varie persone che verranno ospiti al festival. Ma è stata proprio la volontà di fare subito un concorso internazionale di lungometraggi e di cortometraggi, oltre a una selezione e concorso di cortometraggi italiani, per mettere le basi a una questione. Cioè, noi fra tre anni diventiamo il più grande festival di animazione stop motion al mondo. Oggi ce ne sono due, interamente dedicati, senza lungometraggi.
Dateci un attimo di tempo per settarci, ma questa edizione è già una grande, grande prima edizione. Lo dico non da chi fa il festival ma da chi li frequenta. Siamo contenti del risultato che, almeno sulla carta, c’è. Dopodiché naturalmente spetterà al pubblico cogliere l’occasione anche di partecipare e godere dell’attività che noi proponiamo. Ma sicuramente è un qualcosa su cui sono certo che tutti quanti ne saranno estasiati se decideranno di partecipare.
Alain Ughetto, la leggenda della stop motion ospite d’onore
Visto che avete detto anche voi adesso è la prima edizione, quali sono state le vostre sfide da affrontare per organizzarla al meglio?
Le sfide, al di là delle questioni un pochino più noiose che possono essere quelle legate al budget, ma in realtà abbiamo fatto anche lì un ottimo lavoro. La questione più grande rimane sempre quella di coinvolgere le persone. Non è stato tanto difficile coinvolgerle, più che altro è sempre un po’ complicato riuscire a organizzare e incastrare la squadra. Lo dico perché noi siamo tutti quanti o neolaureati o ancora studenti universitari, praticamente nessuno studia cinema. La sfida più grande è stata per me e per Andrea provare a delegare, a fidarsi. Tutti quanti hanno fatto un ottimo lavoro sotto questo punto di vista, nel senso che tutti quanti sono impegnati.
Non è stato difficile raggiungere i registi perché tutti quanti hanno risposto molto positivamente. Anche la selezione che abbiamo fatto non è stata così complicata, c’erano delle opere che erano spaziali. Per non parlare di Alain Ughetto: noi abbiamo mandato una mail e lui ha risposto. Alain Ughetto è sulla terra la persona più importante come regista in materia di stop motion. Se non è il primo, almeno è il più vecchio in Francia, una delle produzioni, se non la produzione più grande che c’è di stop motion al mondo. Lui ha risposto positivamente alla masterclass che terrà domenica Domenica 4 maggio, a partire dalle 17.10 all’auditorium dell’M9. Noi proietteremo anche i suoi due film, chiaramente Manodopera e Jasmine. Jasmine è del 2013, Manodopera è del 2022 ed è stato presentato ad Annecy.
Da questo punto di vista, quindi, la sfida grande è stata tenere botta per tanti mesi Perché è stato il primo, effettivamente, festival di Quarta Parete. Quarta Parete è abituata a ragionare sulle due mensilità. Quindi, ecco, è stato difficile il tenere un ritmo molto alto, molto serrato da parte di tutti. Poi abbiamo coinvolto altre persone, è stato bello anche vedere che l’Open Call ha portato dei risultati nelle persone da fuori. Infine, organizzare per bene le squadre, secondo i vari ambiti e direzioni, ma anche lì è andata molto bene.
L’unica sfida che non siamo riusciti a superare, ma è normale in questa fase, è quella, con certe grandi produzioni. L’unico rammarico, su cui contiamo di di correggere il tiro per la prossima edizione, è quello di non essere riusciti a raggiungere, per esempio, i due lungometraggi che erano in cinquina agli Oscar di quest’anno, che erano in stop motion. Stiamo parlando di Wallace and Gromit e poi di Memoir of a Snail di Adam Elliot, che ha anche vinto Annecy. Questo è stato dovuto solamente a delle ragioni distributive. Ovvero, il secondo, con Movies Inspired, sarà presto nelle sale. Il primo, invece, ha una distribuzione Netflix che non prevede la distribuzione nelle sale. Ecco, quindi, questa è l’unica vera sfida su cui contiamo nei prossimi anni di essere sempre anche più capaci di risolvere.

Il futuro tra AI e nuove generazioni
Allora, quali sono le vostre aspirazioni per le future edizioni?
L’obiettivo è aumentare da tre a cinque giorni, creando un’industry. Crediamo, per le ragioni che ti ho spiegato prima, che sia fondamentale avere dei pitch o delle persone che si incontrano, si conoscono, ragionano e trovano delle sinergie per realizzare dei cortometraggi e capire anche come distribuirli al meglio. Quindi, ci sarà sicuramente un’industry che tratterà anche di broadcaster e della materia a 360°. Poi vorremmo aumentare le persone che avranno modo di realizzare il collegium. È giusto dare la possibilità a molte persone di parteciparvi, naturalmente previa una selezione. I ragazzi del collegium sono tutti quanti passati per una selezione di Massimo Ottoni. E, oltre a questo, mi viene da pensare aumentare anche il numero di lungometraggi in selezione e organizzare una vera e propria giuria internazionale.
Avete parlato di un panel di apertura sulle nuove tecnologie. Come lo vedete Il futuro della stop motion anche con l’arrivo delle nuove tecnologie, come, per esempio, l’intelligenza artificiale?
Allora, il futuro…del doman non v’è certezza. Noi ci auguriamo che il futuro della stop motion sia florido. Sicuramente, quindi, parlarne e creare un evento importante internazionale in cui coinvolgere le massime autorità del tema e le migliori promesse sarà utile per capire questo futuro.
L’avvento delle nuove tecnologie, secondo la nostra opinione, deve essere preso in considerazione. Questo non vuol dire che devono essere usate, ma che ci sia consapevolezza che esistono e di come possono essere utilizzate, quindi fare anche un po’ di educazione a riguardo. Adesso L’AI è ChatGPT, ma l’AI sono tre milioni di cose e non esiste dal 2023 ma esiste da qualche decina d’anni. Di conseguenza, ecco è giusto porre il tema anche su questa annosa questione senza averne paura senza avere pregiudizi. Le persone che abbiamo invitato e che continueremo ad invitare sono persone disponibili al dialogo sia i tecnici sia, invece, chi è più tradizionalista sulla stop motion.
Il futuro che noi prevediamo è un futuro sicuramente più roseo, un po’ perché se ne parlerà di più. Ci auguriamo che questo evento possa essere seguito in maniera nazionale e internazionale il prima possibile. Abbiamo notato come una cartina di tonno a sole sia stato il Collegium. Noi abbiamo avuto un centinaio di candidature per il collegium, mandando qualche mail, facendo un po’ di spam, senza neanche, tra virgolette impegnarsi così tanto. È una conquista enorme, quindi già questo ci fa ben sperare sul futuro.