In occasione della proiezione in anteprima del film Sotto le foglie di Francois Ozon, abbiamo incontrato l’attrice Ludivine Sagnier, co-protagonista insieme a Hélène Vincent. Dopo la prima collaborazione in Gocce d’acqua su pietre roventi e una lunga pausa, l’attrice e il regista sono tornati a lavorare insieme in un film contemplativo sui rapporti complicati tra genitori e figli.
Funghi velenosi e seconde possibilità
Quello tra Valérie e sua madre Michelle è un rapporto tossico nel senso letterale del termine. Nella sequenza iniziale Hélène avvelena sua figlia con un piatto di funghi, come accade nell’epilogo del film Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson. Anche in quel caso il cibo avvelenato rappresentava il culmine di una relazione tossica in bilico tra l’amore e l’odio. Ciascuno di noi ha delle cose da perdonare ai propri genitori e ognuno ci riesce in maniera diversa, sottolinea Ludivine Sagnier. Sotto le foglie per me è un film sulle seconde possibilità.
Le attrici più avanti con l’età sono relegate a ruoli di cura casalinga, mentre in questo caso la parte di Hélène è più ambigua, anche a causa del suo passato. La cucina diventa un luogo di pericolo. Tra i ruoli simili che ricorda di aver molto apprezzato c’è quello dell’esuberante baronessa Focale, interpretata da Betty Pedrazzi in É stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, regista con cui Ludivine Sagnier ha lavorato per le due stagioni di The young pope/The new pope, che ricorda come un’esperienza indimenticabile.
Ozon ha compiuto un atto militante femminista nello scegliere come protagoniste due ultra settantenni. É importante il desiderio di mostrare sul grande schermo il percorso di una donna in tutte le fasi della sua evoluzione.
Un personaggio in costruzione
Ludivine Sagnier interpreta il ruolo di Valérie, un personaggio sgradevole, che non suscita immediata simpatia. Ozon ha lasciato allo spettatore il compito di riscostruire la sua storia. Il rancore verso la madre nasce da un passato solo accennato e il loro risentimento reciproco emerge più dagli sguardi che dalle parole.

Ludivine Sagnier e Hélène Vincent
L’attrice ha ricostruito da sé il passato di Valérie senza alcun riferimento da parte del regista (un attore deve avere parte attiva). Per l’attrice il suo personaggio fatica a trovare un posto nel mondo e non è una madre esemplare; anche in questo sta il suo anticonformismo rispetto ad altri personaggi femminili.
Non trovo che Francois sia cambiato negli anni, i suoi film sono sempre diversi l’uno dall’altro anche per i toni. Il segreto della sua ispirazione sta nel fatto che lui non è solo un direttore d’orchestra, è sempre dentro l’azione, dietro la macchina da presa.
Il film parla molto del tempo che passa ed è avvolto da una cupa luce autunnale. L’autunno è la stagione della malinconia e rispecchia in parte un’infelicità che attraversa in modo diverso tutti i personaggi del film. La stagione che invece rappresenta maggiormente Ludivine Sagnier è l’estate.
L’autunno della vita mi sembra molto lontano. La mia stagione è l’estate, anche perché sono nata in estate.