EBM o si potrebbe dire la celebrazione del corpo attraverso la musica, Electronic Body Movie, appunto. Sfido chiunque a star fermo ascoltando EBM, che sia in un locale o a casa propria, certi suoni mettono in moto gli arti istintivamente e, senza esitazione, si balla. Mi viene in mente un verso dei Front 242: “When I look in the mirror, I just want to be free“, quello è lo spirito.
Pietro Anton, già autore di Italo Disco Legacy, ha confezionato con passione il primo documentario dedicato alla riscoperta di un genere musicale straordinario che nacque agli inizi degli anni ’80 tra Germania e Belgio, si diffuse in tutta l’Europa occidentale e giunse fino agli Stati Uniti grazie all’etichetta Wax Trax, mescolando elettronica, musica industriale, dance ossessiva, voci marziali.
Electronic Body Movie è frutto di cinque anni di ricerca e attraverso interviste con alcuni dei massimi esponenti dell’EBM (DAF, Front 242, Liaisons Dangereuses, Nitzer Ebb, Klinik, Neon Judgement, A Split Second) e materiali di repertorio dà voce ad un fenomeno culturale che esercita notevole influenza su dj e producer attuali come Kris Baha.
Ritmi marziali, muscoli e sudore
L’EBM fiorì dalle sequenze della disco anni ’70, da Suicide e Throbbing Gristle, si nutrì dello spirito pionieristico e rivoluzionario del punk generando un suono inedito, muscolare, e cattivo. Il beat incalzante, le linee di basso vorticose, una componente fisica dirompente uniti ad un immaginario provocatorio diedero vita a qualcosa di assolutamente nuovo. Spesso fu accostato a posizioni destroidi, tanto da suscitare contestazioni, osteggiamento, vere e proprie risse durante i concerti; in realtà rappresentò l’eco della guerra fredda, la contrapposizione tra blocco occidentale e Unione Sovietica, riflettendo il terrore di quegli anni. Utilizzò un linguaggio spiazzante, in alcuni casi accostabile al dadaismo, demistificando questioni inviolabili con pura genialità. Si arricchì di tematiche distopiche e nichilismo post punk. Lo fece con un apparato estetico fulminante, sferzate di beat e sudore.
Gabi Delgado, scomparso nel 2020 e a cui è dedicato Electronic Body Movie, fondatore con Robert Görl dei DAF è l’emblema stesso del movimento: presenza scenica maestosa e sensualità. La copertina di Alles is Gut, con il suo corpo sudato, è la celebrazione di una danza compulsiva e di uno stile sapientemente tradotto nella formula “sex and electronics”. Il suo intervento è commovente e restituisce intatta l’energia del duo.
Beate Bartel dei Liaisons Dangereuses – unica presenza femminile, intenta a manipolare suoni nella hit Los Niños del Parque – torna in una rara intervista e immutata vivacità di sguardo.
Ricordo notti lunghissime sul dancefloor, addolcite da uno strano mix di birra e vodka alla pesca da noi brevettato e ribattezzato “Chanel n. 5”: in consolle l’immenso Aldo Chimenti mi portava lontano con massicce dosi di EBM, momenti di gioia totale. La gente – nella maggior parte dei casi sobria e presente a se stessa – danzava seguendo uno stile proprio ed era tutto bellissimo.

Una scia di influenze lunga quarant’anni
L’EBM ha proiettato la sua influenza fino ai giorni nostri con un revival testimoniato anche dalla recente uscita del volume Electronic Body Music di Yuma Hampejs e Marcel Schulze. Risuona ovunque, nella scena tecno di Detroit, nella musica di Nine Inch Nails, Editors (che nel 2022 ne omaggiarono la portata con l’omonimo album), Chalk. Riecheggia nel contesto storico attuale e nelle ombre che ci attorniano, dunque lode a Pietro Anton per questo omaggio.
Electronic Body Movie è l’anima di una scuola musicale che nel corpo ha perfezionato la sua realizzazione. “And if the body were not the soul, what is the soul? “.
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Editing Giulia Radice.