fbpx
Connect with us

Approfondimento

James Mangold: l’importanza delle storie autoconclusive

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

Pubblicato

il

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

C’è qualcosa di più rassicurante dell’immobilità di un universo cinematografico, in cui i personaggi immutati e immutabili perpetuano ciclicamente le proprie esistenze?
Perché immedesimarsi in un personaggio che si scontra con il dolore e la morte, quando si può sperimentare lo schema regolato e prevedibile di un’avventura senza sbavature?

Nel mare dei diritti negati – tra gli altri il tanto discusso diritto all’imperfezione – sembra essersi persa la figura dell’antieroe, del reietto; l’anti-icona come nucleo anti-iconico impossibile da rendere virale. Banditi dall’universo cinematografico, questi sono sostituiti da personaggi che si presentano come antieroi slavati (perché da qualche parte deve pur attecchire l’immedesimazione), per poi rivelarsi alla fine canoniche icone lustrate e vincenti, inscalfibili, ma soprattutto immortali.

James Mangold

James Mangold ha dato il suo contributo come regista a più di un universo cinematografico. Per il multiverso Marvel ha diretto Wolverine – L’immortale (2013) e Logan: The Wolverine (2017). Ha poi scritto e diretto Indiana Jones e il quadrante del destino (2023), quinto e ultimo film del franchise di Indiana Jones. Tuttavia, in una recente intervista ha dichiarato:

“Non mi piace la costruzione di universi cinematografici, sono il nemico della narrazione. La morte della narrazione”.

La narrazione, intesa come racconto che ha in sé la sua stessa nascita e morte, è deteriorata dal processo di serializzazione, che favorisce la ripetizione di schemi prestabiliti a scapito di un’identità.

Nel corso della sua carriera cinematografica, l’eclettico James Mangold ha sperimentato diversi generi, ha diretto e scritto la maggior parte dei suoi film, con particolare attenzione per l’aspetto emotivo e la costruzione dei personaggi. I suoi primi due film, Heavy (1995) e Cop Land (1997), ritraggono lo spazio intimo di identità irrisolte, perdute. Realtà familiari di co-dipendenza e corruzione ordinaria, in un’atmosfera provinciale di assoluta desolazione.

Heavy, un magnifico e cupo esordio

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

Il film d’esordio di James Mangold, un microcosmo raro di introspezione e silenzio, è ambientato in una città dell’Upstate New York; regione che ha dato i natali a numerosi antieroi del cinema americano. Il protagonista è Victor Modino (Pruitt Taylor Vince), trentenne in sovrappeso che lavora come cuoco nella roadhouse di famiglia Pete and Dolly’s inaugurata dai genitori, e ora gestita da sua madre Dolly Modino (Shelley Winters). Quando Dolly assume Callie (Liv Tyler) come nuova cameriera da affiancare a Delores (Deborah Harry), dipendente di lunga data con cui il defunto marito di Dolly ebbe una relazione, Vincent si innamora presto di lei.

Il personaggio di Callie, che ha abbandonato il college che frequentava a Syracuse in cerca di un percorso di vita non prestabilito, è costruito in contrapposizione a quello di Victor. Quando Callie incoraggia Victor a frequentare il prestigioso Culinary Institute of America, Dolly interviene al posto del figlio, per smorzare in lui qualsiasi desiderio di emancipazione. Per Victor, la presenza di Callie è fonte di significato e motivazione, perciò decide di mettersi a dieta e provare ad attirare la sua attenzione. Ma l’ombra dell’autorità soffocante di Dolly si dimostra un ostacolo non trascurabile.

Il lugubre riflesso del desiderio

Nell’immaginazione di Victor, accanto al desiderio di un futuro con Callie, è proiettata su di lei l’oppressione subita da sua madre. Questa ambivalenza è espressa efficacemente dalla comparsa del “riflesso” di Callie, un doppelgänger frutto della fantasia di Victor; fantasia in cui immagina di rianimare Callie, caduta in un fiume. L’introspezione di Victor trova espressione nell’espediente visivo del doppelgänger di Callie, che si aggira intorno a lui con le labbra cianotiche, i vestiti e i capelli ancora bagnati. La fantasia frutto del desiderio di Victor permane soltanto nel tempo di una rianimazione immaginata sulla riva del fiume. L’eroe che avrebbe potuto essere non può esistere neanche nell’illusione del sogno; Victor è uno degli ultimi antieroi del cinema.

Heavy, esordio alla regia di Mangold, è stato presentato al Sundance Film Festival del 1995, dove si aggiudica il Premio speciale per la regia.

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

Cop Land, dal poliziesco al western

Il secondo film di Mangold, Cop Land (1997), è il ritratto della città di Garrison, città di finzione in New Jersey, popolata prevalentemente da poliziotti del dipartimento di New York. L’intenzione del regista era quella di trasporre il modello di un film western in un noir metropolitano, ma ambientato in una realtà di provincia, in cui coesistono assetti politici tribali e altre dinamiche moralmente degradanti.

Il protagonista è lo sceriffo Freddy Heflin (Sylvester Stallone) che, a metà strada tra l’imperturbabilità e l’indolenza, si ritrova coinvolto nei conflitti quotidiani degli abitanti di Garrison. Incatenato dal desiderio adolescenziale di diventare a sua volta un poliziotto, – sogno infranto a causa di un incidente che lo rende parzialmente sordo – Freddy è manipolato dal tenente Ray Donlan (Harvey Keitel), capostipite della realtà capovolta di Garrison, dove “il poliziotto è il criminale, e il criminale è la vittima”.
Quando il tenente della disciplinare Moe Tilden (Robert De Niro) propone a Freddy di collaborare per fare chiarezza su presunti accordi tra Donlan e la mafia, Freddy ha l’occasione di riappropriarsi della sua vita.

Quale miglior interprete di Sylvester Stallone per delineare un personaggio che, inizialmente mosso da sogni di gloria ma ridotto a eroe decaduto, ambisce ora alla più piccola rivelazione di significato? Che delusione deve essere stata, per i fan di Rocky e Rambo, vedere il proprio eroe ingrassato di trenta chili per interpretare la parte di uno sceriffo stanco e stravolto, forse nella sua migliore interpretazione.

“Una delle cose che trovavo difficili all’epoca era che avevo immaginato il protagonista come qualcuno di sconosciuto, in modo che la sua trasformazione in un eroe risultasse meno hollywoodiana”.

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

L’importanza delle storie autoconclusive

A Heavy e Cop Land seguono Ragazze interrotte (1999) e Kate & Leopold (2001), commedia romantica con Meg Ryan e Hugh Jackman. Il primo – la cui sceneggiatura è tratta dal diario La ragazza interrotta di Susanna Kaysen – nasce dall’amore di Winona Ryder per Heavy, che ai tempi era appena uscito, e alla proposta che lei fece al regista di lavorare insieme a Ragazze interrotte. Il film – indagine sull’approccio alla salute mentale negli anni Sessanta – lascia non poco spazio all’aspetto oppressivo dell’istituzione familiare, nonché all’infelice associazione tra sessualità e malattia mentale femminile.

Identità

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

Da ‘Identità’ (2003)

Ispirato a Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, Identità (2003) è il quinto film diretto da James Mangold, un thriller psicologico neo-noir a “camera chiusa” ambientato in un motel del Nevada.
Per una serie di coincidenze, sotto una pioggia torrenziale, dieci individui si trovano bloccati in un motel isolato. Un ex poliziotto ora autista di limousine, di nome Ed Dakota (John Cusack); un’attrice fallita di nome Caroline e una prostituta (Amanda Peet) che vuole cambiare vita; un presunto agente di polizia (Ray Liotta) che trasporta un assassino condannato; una coppia sposata con un figlio di nome Timmy, e una coppia di giovani sposi. I personaggi vengono sistematicamente eliminati da un presunto assassino, il quale accanto a ogni corpo lascia una chiave delle stanze del motel con un numero preciso.

Il film si svolge su più piani narrativi, e l’uso dei flashback si rivela un ottimo espediente per delineare il profilo di un numero cospicuo di personaggi. Ciascuno di loro sembra avere qualcosa in comune con tutti gli altri, finché l’improvviso cambio di prospettiva verso il finale conferma la qualità della scrittura del film, sceneggiato da Michael Cooney.

Due atipici biopic musicali

James Mangold è al cinema con 'A Complete Unknown', biopic sui primi anni della carriera di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet

Da ‘Walk the Line’ (2005)

Con Walk the Line (2005), efficace biopic su Johnny Cash (Joaquin Phoenix) e June Carter (Reese Witherspoon), ha ricostruito la scena musicale di Memphis, crocevia di generi musicali quali blues, hillbilly, gospel. Il film si apre con una scena nel carcere di Folsom, mentre Cash si prepara dietro le quinte per il celebre concerto. La vista di una sega circolare nel laboratorio di falegnameria del carcere gli riporta alla mente il trauma della morte di suo fratello Jack.

A Complete Unknown (2024), ultimo film co-prodotto, co-scritto e diretto da James Mangold e seconda incursione nel biopic musicale, ripercorre i primi anni della carriera di Bob Dylan (Timothée Chalamet). Il regista ha evitato categoricamente di riportare Joaquin Phoenix nei panni di Cash, personaggio che trova spazio anche in questo film; il motivo di questa scelta si trova nella volontà del regista di evitare qualsiasi collegamento tra i due film, in modo da non assecondare la logica degli universi cinematografici.

Nonostante le frequenti incursioni negli universi cinematografici, James Mangold sottolinea l’importanza delle storie autoconclusive. La commedia Innocenti bugie (2010), con Tom Cruise e Cameron Diaz, è una parodia di Mission: Impossible. Uno dei suoi film più recenti è il biopic sportivo Le Mans ’66 – La grande sfida (2019).

Allievo di Miloš Forman, si ispira al cinema di Ozu e Hitchcock. Il suo tentativo di reinterpretare l’estetica cinematografica dei registi classici, dal poliziesco Cop Land al western Quel treno per Yuma (2007), remake dell’omonimo film del 1957 di Delmer Daves, non ha impedito al regista di intraprendere progetti molto diversi tra loro. Lo dimostra l’ingente mole di film che avrebbe dovuto dirigere, ma che non hanno mai superato la fase di pre-produzione.

Editing Giulia Radice.