Una Roma notturna e quasi completamente deserta fa da sfondo a Lucciole, il bel cortometraggio diretto da Pietro Pedrazzoli e scritto dallo stesso regista in collaborazione con Eugenio Campana, entrambi autori del precedente short film Ovunque, altrove.
Spegnersi lentamente, come le lucciole senza l’ossigeno
Lucciole è un’opera che ruota intorno a tre figure principali. Il protagonista è Cesare, professore di biologia con un difficile rapporto con il figlio ventenne, tormentato dai ricordi che gli impediscono di dormire e che lo portano a trascorrere le notti in un bar di periferia, trascrivendo in un taccuino i molti pensieri che lo assillano e che si affastellano nella sua memoria. Per questo viene chiamato “il matto” da Rocco, giovane frequentatore del locale in cui lavora la fidanzata Diana.
Nonostante l’atteggiamento aggressivo e sbruffone di Rocco nei suoi confronti, Cesare, in quel bar, trova la forza di scavare nella propria mente al fine di ricordare i dettagli legati a un evento drammatico che gli ha distrutto l’esistenza.
Ma afferrarli completamente, per Cesare, è quasi impossibile, perché ogni volta dimentica sempre qualcosa, come confessa a un’interessata e comprensiva Diana. Ed è per questo che, come le lucciole, insetti che in mancanza di ossigeno perdono la loro capacità di emettere la luce, Cesare si spegne lentamente, giorno dopo giorno, annientato dai ricordi e dai rimorsi che gli impediscono di respirare. Sino a quando un episodio gli renderà chiaro ciò che sempre gli sfuggiva durante le notti insonni, e che lo porterà a dover compiere una scelta: se continuare a spegnersi o se ritrovare quell’ossigeno che gli permetterebbe di tornare a illuminarsi. E sarà una scelta tragica ma inevitabile.
Un film ben scritto e diretto che svela la trama in una continua alternanza fra presente e passato
Lucciole, nato grazie a un crowfunding, è un film ben scritto e diretto, con una sceneggiatura che, alternando continuamente tempo presente e tempo passato, disvela lentamente il dramma che si è consumato nella vita di Cesare e che lo ha reso un uomo vinto, incapace di respirare, inerte come gli insetti collezionati nelle cassette entomologiche appese nella sua camera da letto.
Un film colmo di dolore che utilizza la metafora delle lucciole per descrivere un’umanità che si va spegnendo, incapace di trovare le motivazioni necessarie per vivere. I personaggi di Pedrazzoli, che siano giovani come Rocco e Diana o maturi come Cesare, non vivono ma sopravvivono, schiacciati dal peso dei ricordi, quelli che Diana vorrebbe dimenticare chiedendo a Cesare di insegnarle a fare.
Un cortometraggio ben strutturato, con una buona dose di suspense e una fotografia che rende Roma di notte una città impersonale e fredda in cui si muovono, senza vitalità, i vari personaggi.
Da segnalare nel cast Gianni D’Addario, già visto in Palazzina Laf, Tolo Tolo, Quo Vado?, nel ruolo di Cesare e gli esordienti Rocco Di Donato e Raffaella Antinucci in quelli rispettivamente, di Rocco e Diana.