Su Amazon Prime Video è arrivata Secret Level, nuova serie del Blur Studio: i creatori della serie antologica Love, Death & Robots di Netflix. Anche questa è una serie di cortometraggi narrativi non collegati narrativamente, ma questa volta si tratta di adattamenti videoludici. Sono attualmente disponibili i primi otto corti, mentre i prossimi saranno pubblicati martedì 17.
La trasposizione di videogiochi sul grande e piccolo schermo è stata quasi sempre infelice, ma col recente successo di critica e pubblico della serie di The Last of Us e Arcane la situazione sembra stare cambiando. Riuscire però a realizzare quindici cortometraggi su videogiochi o franchise videoludici con una storia decennale, e in certi casi trame molto complesse, non è un compito facile.
Blur Studio è riuscito a fare un miracolo?
Secret Level: antologia dell’immaginario videoludico
Tim Miller ha lavorato con il suo studio di animazione agli effetti speciali e ai titoli di testa di molti film live action di Hollywood tra gli anni ’90 e oggi. Eppure, già vedendo Love Death & Robots sorgeva il dubbio che il suo sogno nel cassetto fosse lavorare a un adattamento videoludico. Alcuni corti rispecchiavano l’anima del videogioco: loop temporali, prove da superare con premi e ricompense, scene d’azione che sembravano provenire dal trailer di un videogioco.
Con Secret Level l’animatore californiano e il suo team hanno avuto la possibilità di realizzarne quindici della durata tra i dieci e venti minuti. Ma come si fa a rappresentare una forma creativa complessa e interattiva come il videogioco in così poco tempo? E cosa raccontano in concreto questi?
Precisiamo subito che i corti di Secret Level non sono trasposizioni di parti di trama dei suddetti videogiochi e solo in un caso vediamo il passato di un personaggio (Titus di Warhammer 40k). Sono delle storie a sé stanti, godibili anche da chi non sa niente delle opere originali, dei bignami pensati per scoprire, o riscoprire i mondi e i personaggi dei videogiochi riadattati. Nessun clamoroso colpo di scena per gli esperti che li giocano da anni. Piuttosto, quindici finestre sulla fantasia e sulle potenzialità del videogioco come medium creativo.
Una narrativa visiva
Molti critici hanno accusato la serie di avere prodotto soltanto una decina di pubblicità ad alto budget per i franchise trasposti. D’altronde, nel caso di Dungeons and Dragons non si tratta neanche di un videogioco singolo (come Baldur’s Gate o Neverwinter Nights), ma un marchio nato come gioco da tavolo. Il doppiaggio (e l’aspetto di alcuni personaggi) include anche molti attori famosi quali Arnold Schwarzenegger e suo figlio Patrick, Claudia Doumit (da The Boys) e Keanu Reeves, un espediente per attirare pubblico utilizzato sia dal cinema d’animazione che dalla pubblicità.
I corti sono però dei piccoli gioielli di economia narrativa e virtuosismo stilistico. Secret Level è un esempio di quanto si possa raccontare in poco tempo. Una medicina per l’affaticamento da serie tv con interminabili episodi da un’ora e saghe cinematografiche con più di dieci film all’attivo. C’è passione vera e volontà di raccontare dei personaggi, dei mondi immaginari, piuttosto che essere lezioni sulla “lore” dei videogiochi; per quello ci sono già i video analisi che affollano YouTube. Miller e colleghi decidono di raccontare la filosofia dietro ognuno di questi videogiochi, anziché imbastire trame complesse. Le azioni, i mondi, il character design dei personaggi parlano per loro. Prediligendo l’immagine alla parola, Secret Level recupera il cuore della settima arte, spesso dimenticata da Hollywood.
La vera protagonista è l’animazione che non indugia mai in sé stessa, ma mette a servizio della storia tutte le sue potenzialità artistiche. Nei casi migliori si desidererebbe avere una macchina del tempo per mostrare agli animatori di cent’anni fa, che vette ha raggiunto la loro arte. D’altronde l’animazione è gemella del videogioco, condividendo ormai da trent’anni (Toy Story è del 1995), l’uso della computer grafica. Secret Level potrebbe essere la bussola per il futuro dell’adattamento videoludico, ma anche della serialità in streaming.
Gli episodi migliori
Ovviamente non tutti i corti di Secret Level sono di pari qualità. I risultati più tiepidi si limitano a riassumere il cuore del videogioco in una manciata di scene. I migliori sono tranquillamente dei corti che potrebbero vincere premi a festival importanti se presi a sé. Tutti sono comunque meritevoli di essere visti, considerato anche il breve minutaggio e l’indipendenza narrativa di ognuno. Ci limitiamo solo a segnalare quelli che ritengo più meritevoli di menzione per i loro meriti narrativi e artistici. Secret Level ha dimostrato che l’animazione e il videogioco, due arti storicamente relegate in secondo piano, hanno potenzialità diverse dal cinema e televisione in live action.
PAC-MAN: Il Circolo. Si tratta di quello più curioso e a suo modo sperimentale. Come si fa ad adattare un famoso videogioco arcade 2d in un corto in computer grafica 3d? Lo si reinventa. Esistevano già adattamenti animati o versioni videoludiche 3d di Pac-Man, ma nell’immaginario comune la sfera gialla affamata di ciliegie rimane quella che si aggira per il labirinto inseguita da fantasmini colorati. Secret Levels riprende il concetto di base e lo eleva spietatamente spostandola nel genere horror. Come suggerisce il titolo, il corto è un circolo, come circoli in tondo sono le partite dei vecchi arcade, che si susseguono a suon di monetine, sconfitte e tentativi di superare record. Questa volta però ci sarà una posta in gioco molto più carnale delle simpatiche scorrerie a 8 bit iniziate nei cabinati del 1980. Lo spettatore passa da risatine ironiche per l’inventiva dell’adattamento a sincera inquietudine sul finale.
Armored Core: Gestione Risorse. La saga robotica di From Software ha una storia di capitoli non collegati tra loro che riscrivono il mondo stesso della serie ogni volta, con protagonisti diversi. Quello che rimane è il tema di un futuro distopico dove grandi compagnie tecnologiche e minerarie dominano l’umanità scontrandosi in guerre combattute da mercenari bio-potenziati a guida di potentissimi robot. Secret Level si rifà all’ultimo videogioco, (Armored Core VI: Flames of Rubicon), ma solo nell’ambientazione. Keanu Reeves dà il volto e la voce al protagonista, che ricorda molto quello videoludico. La narrazione è a tratti surreale, focalizzata sulla mente poco lucida di un uomo solo. Nell’originale Amored Core gli umani non si vedono quasi mai: la loro esistenza è suggerita solo da voci, veicoli e ombre sui muri, come dei fantasmi. Gestione Risorse è un dietro le quinte di quegli spazi liminali. Le scene d’azione rispecchiano fedelmente i duelli tra “mecha” del videogioco, dove strategia e adrenalina vanno di pari passo.
Warhammer 40 000: Non Conosceranno la paura. “Nella tetra oscurità del lontano futuro esiste solo la guerra”. Questa è la vita di Titus, cavaliere immortale dell’ordine dei “space marine”, protagonista di costanti crociate contro alieni, eretici e demoni dello spazio profondo. La saga di Warhammer (qui rappresentata da un videogioco singolo , Warhammer 40k: Space Marine), è la più fantasiosa tra quelle di Secret Level. La perfetta unione di fantascienza, fantasy e horror viene rispecchiata dalla regia che sa quando rallentare e quando accelerare. Le animazioni e i modelli 3d danno vita all’universo caotico di Warhammer e il mix tra immagini e suoni immergono lo spettatore in uno spettacolo sensoriale. La citazione a Django di Sergio Corbucci con la bara trasportata da Titus non è fine a se stessa, ma nasconde un gustoso elemento di ambientazione. Per ora il corto migliore della serie.