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Noir In Festival

Intervista a Letizia Toni, la Gianna Nannini di ‘Sei nell’Anima’

L'attrice ha parlato del suo stretto legame con il genere Noir, e di come il biopic musicale le abbia cambiato la vita.

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In occasione della trentaquattresima edizione del Noir in Festival a Milano, abbiamo avuto modo di intervistare l’attrice Letizia Toni. Reduce dal successo di Sei nell’Anima, il biopic incentrato sulla cantante Gianna Nannini (qui la nostra recensione), l’attrice è nella giuria del festival per scegliere insieme ai suoi colleghi il miglior film internazionale del festival.

Letizia Toni ed il noir

Partiamo dal festival: come ci si sente a far parte della giuria?

Letizia: È molto interessante. Per me è anche un’occasione di studio, per vedere cose nuove e per discuterne con altri “addetti ai lavori” in maniera più approfondita, una cosa che mi piace molto fare.  La prendo come un’occasione per prendere un sacco di spunti che servono anche a me personalmente. Poi apprezzo molto il noir come genere, quindi sono felicissima di partecipare.

A proposito del noir, è un genere che nasce in contesti storici e politici molto particolari. Secondo te cos’è che lo ha reso un genere così amato ed immortale, capace di attraversare periodi storici?

Letizia: Secondo me perché coglie degli aspetti che intrigano molto l’animo umano in generale. Si creano dei meccanismi che sono molto curiosi, molto particolari come genere. Credo che sia questa sua particolarità di creare questi colpi di scena o questa suspense, però mista anche ad altri generi, specie in questi anni, in cui il Noir è diventato un’ibridazione e comprende tanti generi. Tutti questi elementi contribuiscono a creare un’atmosfera molto intrigante, e secondo me è proprio questo che colpisce lo spettatore.

Per gentile concessione di us Other Srl. LETIZIA TONI8052.jpg Foto: Mirko Morelli

Secondo te nel futuro il Noir proseguirà su questa evoluzione, continuando sulla strada dell’ibridazione dei generi?

Letizia: Certo. Fra i generi c’è una contaminazione continua, e credo che questo serva molto anche a rinnovare un tipo di linguaggio, a renderlo sempre più fresco e nuovo. Altrimenti ci si bloccherebbe in una struttura che, non dico dia l’idea di essere “scontata” ma che comunque sappia di già visto. Con l’ibridazione c’è più dialogo, più novità, più freschezza e trovo che sia una cosa molto interessante.

Parlando del Noir, c’é qualche film o personaggio che per te è diventato iconico o che ha lasciato un segno nella tua formazione come attrice?

Letizia: Ti direi Hitchcock. Io ho iniziato recitazione nello stesso periodo in cui ho iniziato a studiare regia, quello che si studiava era il noir e per questo motivo sono molto legata a questo genere, essendo così strettamente connesso col mio inizio. Il noir l’ho studiato, sono partita dalla regia e poi sono arrivata alla recitazione, per questo vi sono così affezionata.

Letizia Toni e Gianna Nannini

Parlando di icone, spostiamoci su un altro campo, quello musicale, visto che sei “reduce” dal biopic Sei nell’Anima. Com’è stato per te confrontarti con il dover interpretare Gianna Nannini? Che emozioni hai provato?

Letizia: Un sogno che si realizza, toccavo il cielo con un dito. Per me è stata un’opportunità enorme, il treno giusto sul quale qualsiasi attore vuole salire, per interpretare un ruolo dove può buttarsi a capofitto e dare tutto sé stesso. È stato bellissimo e altrettanto difficile mollarlo come personaggio, però è stato un viaggio pazzesco.

Eri sua fan già prima di interpretarla?

Letizia: Sì, Gianna Nannini l’ho ascoltata da sempre. Infatti quando preparai il primo provino, mi fu più semplice portare una sua canzone, perché già la conoscevo, già cantavo le sue canzoni a memoria. Sarà stato anche il fatto di questa provenienza toscana che ci accomuna. Così, involontariamente, la seguivo. Mi piaceva tantissimo, adoravo le sue canzoni, i suoi testi sono poesia pura e mi hanno catturato fin da quando ero bambina. Nel mio piccolo iPod, quando avevo quattordici anni e prendevo il bus, ascoltavo le sue canzoni. Lei ed Eros Ramazzotti, tutte canzoni che quelli della mia età, tra l’altro, non ascoltavano.

Era destino.

Letizia: Era destino.

Il fatto che fosse un ruolo che richiedesse anche una parte cantata è stata una sfida?

Letizia: Decisamente, è stata una bella sfida, perché non era previsto che cantassi io nel film. Poi feci una prova con Gianna, lei mi sentì cantare e disse “devi prendere coraggio, perché non ti esce la voce, perché ti vergogni di fronte a me, però perché non canti te? Hai la voce, ti ho sentita, funziona”. Mi sono preparata molto prima delle riprese, ho lavorato molto insieme a lei, si è resa tantissimo disponibile nei miei confronti, perché ha visto che più stavo accanto a lei, più mi aiutava e più mi calavo nei suoi panni. Lei se ne è resa conto e la sua vicinanza è stata fondamentale.

Quindi l’averla conosciuta ti ha considerevolmente aiutato nella produzione del film?

Letizia: Si, oltre ad aver aiutato il personaggio ha anche aiutato la persona. Per me è stato proprio un anno di crescita, sono cresciuta tantissimo in tutti gli aspetti perché questo film è stato una scuola impressionante. Lei, come carisma, come tenacia, come modo di prendere le cose, il suo lavoro, è stata un’ispirazione immensa. Una fortuna incredibile, sono tanto, tanto grata per questo.

Negli ultimi anni c’è stato un trend legato alla produzione dei biopic, che nel 2024 ha avuto una “variante” italiana, visto che nello stesso anno sono usciti sia Sei nell’Anima che la serie sugli 883, Hanno Ucciso l’Uomo Ragno. Si tratta solo di una coincidenza o potrebbe essere qualcosa da esplorare ulteriormente in futuro?

Letizia: Credo che i biopic siano interessanti perché, come nel caso di Sei nell’Anima, normalizzano delle situazioni che sono accadute a dei personaggi che poi sono diventati famosi. Normalizzano delle situazioni di disagi familiari e psicologici e, se una persona normale si trova a vivere queste situazioni, questi biopic cercano di far leva sul fatto che si tratta di situazioni comuni a tutti, anche ai propri idoli famosi, e di conseguenza di non abbattersi. Si raccontano molti temi, si tolgono molte curiosità riguardo questi personaggi così esposti e famosi.. però io credo che sia anche il caso di tirare fuori anche storie di fantasia, perché ci sono tanti autori e registi giovani che hanno bisogno di esprimersi, come anche gli attori nuovi, che hanno tanto da dire. Quindi bisognerebbe produrre anche cose legate alla fantasia e quindi andare oltre il biopic, nonostante sia un trend che funziona.

Per chiudere, il festival è iniziato da poco. Quali sono le tue aspettative per i prossimi giorni e c’è qualcosa che cerchi o vorresti vedere nei film presentati?

Letizia: A dir la verità non lo so, sono curiosa, mi aspetto dei prodotti coraggiosi, perché nell’ambito di un festival Noir, dove c’è margine di dare sfogo a cose più audaci e autorevoli a livello registico, mi aspetto qualcosa del genere.

 

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