‘Kids’ di Larry Clark: l’adolescenza malata degli anni ’90
Girato nel 1995, fa parte dello Zibaldone, nuova sezione di questo Torino Film Festival. E' stato presentato dall’attrice Rosario Dawson, che ha raccontato la sua esperienza sul set
Si è svolta sabato sera la proiezione ufficiale del film Kids di Larry Clark al Torino Film Festival, in presenza dell’attrice Rosario Dawson che ha ricordato il momento delle riprese, i protagonisti e la vita degli adolescenti americani.
L’adolescenza malata
Siamo a New York negli anni ‘90 e seguiamo lo svolgimento di una giornata nella vita di un gruppo di adolescenti: Telly, Casper, Jennie, Ruby e altri. Sono ancora bambini, ma vivono in completa assenza e disinteresse delle figure genitoriali e di conseguenza si comportano da grandi. I loro interessi sono sesso, alcol e droghe, di cui fanno un uso spropositato. La storia prende una piega drammatica quando Jennie scopre di essere positiva all’HIV a causa dell’ignoranza di Telly da cui ha preso il virus. Lei lo cercherà disperatamente per tutto il giorno, ma invano. Lui avrà già raggiunto il suo obiettivo di conquistare due ragazze vergini.
Il film è una denuncia al modo di vivere spericolato e ignorante riguardo al tema delle malattie veneree. I ragazzi infatti ne parlano con sfiducia e disinteresse lasciandosi andare alle dipendenze che apparentemente li fanno sembrare adulti. Larry Clark riesce a ricreare un quadro drammatico e realistico al punto da farlo sembrare un documentario. Mostra una giornata tipo dei ragazzini abbandonati a sé stessi che, non vedendo prospettive nel futuro, si lasciano intrappolare nel presente ignorando alcun tipo di conseguenze.
Un insieme di esordi
Kids è la prima esperienza registica di Larry Clark, che ha cominciato la carriera come fotografo. Clark ha voluto esplorare la vita adolescenziale americana e rappresentarla nel modo più realistico possibile prendendo i ragazzi dalla strada, che non avevano una pregressa esperienza di recitazione.
Racconta Rosario Dawson:
“Nell’estate del 1994 stavano girando uno spot pubblicitario nel quartiere dove abitavo e mio padre mi disse: “Scendi e fatti notare” e così sono scesa e ho ballato all’interno di questo spot e nel frattempo Larry Clark e altre persone della troupe stavano facendo la ricerca delle location per il film ed è così che sono stata scoperta”
Anche tutti gli altri ragazzi appartenevano alla comunità degli skateboarders ed erano stati scelti per quelli che erano, e non per la recitazione. Da questa esperienza diversi hanno poi proseguito con la carriera cinematografica come Chloë Sevigny, Justin Charles Pierce, Leo Patrick Fitzpatrick, Jon Avery Abrahams.
“Larry ha passato più di due anni insieme a noi ragazzi e c’è stata una lunga serie di prove per cui eravamo diventati tutti amici. Così poi durante le riprese era diventato naturale recitare. Eravamo tutti così uniti che non percepivamo la presenza delle camere, nonostante la produzione non fosse così piccola come inizialmente mi era sembrato.”
Un approccio documentaristico
Larry Clark arriva da una lunga esperienza di fotografo in ambienti e gruppi tossicomani, ed è per questo che il film riesce a dare una visione così nitida della società. Nonostante sia il racconto di 24 ore sulla vita di un gruppo di ragazzini, esso contiene il presente, il passato e il futuro dei protagonisti. La realtà è buttata davanti agli occhi degli spettatori così come è, con tutto il linguaggio scurrile e la violenza fisica e verbale. Insomma, una provocazione continua da parte di un gruppo di personaggi sgradevoli. Le riprese sono tendenti allo documentaristico, e la MDP si muove insieme ai personaggi nelle feste, quando si confessano oppure durante le loro conversazioni. Ci sembra di osservare i ragazzi tramite una serie di riprese in diretta e non in un film scritto e organizzato. I neo attori contribuiscono a questa visione al limite tra il documentario e il film di finzione grazie a una recitazione imperfetta e ancora poco impostata.
La violenza
Larry Clark parla di diversi tipi di violenze nel film. Un esempio ne è quello tra Casper e un ragazzo incontrato allo skate park. Una lite che nasce per motivi futili, e quando le parole non sono sufficienti per calmarla, si passa ai pugni. Quello che accade, però, è che gli amici di Casper subentrano nella rissa buttando per terra l’avversario e riducendolo in fin di vita senza alcun rimorso. Sono scene ripugnanti dei ragazzi che non hanno alcun senso di responsabilità, agiscono senza timore delle conseguenze.
“Secondo voi l’abbiamo ucciso? No, quando lo abbiamo lasciato tremava come un cagnolino”.
Un altro tipo di violenza è quello dello stupro. Jennie è finalmente riuscita a trovare Telly, ma la trasmissione del virus è già avvenuta perché il ragazzo e la sua nuova vittima sono già coinvolti nell’atto sessuale. Completamente disperata e in più anche stordita da una droga assunta forzatamente, si lascia cadere sul divano. Casper vedendola completamente priva di sensi, decide di sfogare i suoi desideri sessuali su di lei stuprandola. Una scena nauseante, un’ultima provocazione da parte del regista riguardo a questi ragazzi a cui non risparmia nulla. Sono capaci di tutto e non hanno paura di niente.
Kids è un film provocante e realistico, e al contempo un prodotto incredibile nato dalla recitazione di ragazzi senza esperienza che, però, sono riusciti a creare un quadro così realistico della società dei tempi. Una riflessione e una denuncia delle conseguenze dell’abbandono dei ragazzi troppo piccoli e impreparati ai pericoli e alle sregolatezze della vita. Un film sicuramente non per tutti, ma una rarità da conoscere anche solo per aver fatto scoprire nuovi talenti come Rosario Dawson, Chloë Sevigny, nonché lo stesso Larry Clark , divenuto con i successivi film autore attento ai malesseri adolescenziali.
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