Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Cantava così Battiato la promessa di un amore immortale che vive nei secoli, esattamente come in Vivremo nelle pareti, il cortometraggio scritto e diretto dal pugliese Rocco Anelli, presentato giovedì 14 novembre al Festival del Cinema Europeo di Lecce, nella sezione “Puglia Show”. Il cortometraggio è distribuito da Draka Distribution ed è prodotto da Serena Porta per Kraken Srl, con il sostegno di SIAE e MIC nell’ambito del programma “Per chi crea” e con il contributo di Apulia Film Commission.
Vivremo nelle pareti è stato girato all’interno dell’affascinante e storica Villa Fenicia, a Ruvo di Puglia, una location che al suo interno conserva arredi e pareti originali dell’Ottocento ancora intatti. Ed è proprio questa autenticità a impreziosire l’intera opera trasformandola quasi in un affresco storico. La storia di un amore che dura, resiste e sopravvive senza scalfirsi nei secoli e che conduce gli spettatori in un viaggio lontano, senza spazio e tempo, dove amori clandestini e segreti si intrecciano e celano tra le pareti.
L’amore clandestino e il desiderio di libertà
Vivremo nelle pareti è una storia dal doppio piano temporale.
Tutto inizia nel Settecento dove due giovani donne, Febe (Giulia Sanna) e Ginevra (Nina Nicastri), vivono un amore clandestino in un’epoca dettata e segnata da rigide regole sociali. Il loro è un amore sofferto che deve restare nascosto, impresso nelle mura della villa esattamente come il titolo, quasi un’eco del loro coraggio e desiderio di libertà.
Dal Settecento si passa all’Ottocento. Esattemente un secolo dopo, Ettore (Alessio Antelmi), un giovane studioso combattuto tra ragione e sentimento, convoca lo specialista Tomaso (Sean Cubito, recentemente diretto da Luca Guadagnino in Queer) per indagare sui fenomeni paranormali che avvengono nella casa. I due uomini iniziano così a confrontarsi con i sentimenti e tutte le loro certezze iniziano a vacillare.
Pulsioni ardenti e grande sensualità
Sebbene i protagonisti della storia siano molto giovani, gli attori appaiono tutti molto centrati e ben focalizzati nelle loro parti. Riescono, in appena diciotto minuti, a suscitare empatia, dolore, passione, sofferenza nello spettatore che li osserva. Alla base c’è una buona sceneggiatura, supportata da dialoghi profondi e perfettamente raccontati dalle varie voci.
Il cortometraggio Vivremo nelle pareti è un vero e proprio esercizio stilistico, percorso da pulsioni ardenti e grandi sensualità. Ma non solo amore sofferto, perché il cortometraggio affronta anche tematiche diverse che vanno dal contrasto tra razionalità e irrazionalità alla repressione e desiderio di libertà, offrendo uno sguardo sulle tante dinamiche dell’amore nelle sue diverse e molteplici forme.
A livello visivo, si caratterizza per uno stile crudo e raffinato che mantiene un’accattivante cifra evocativa, pur restando intimo e umano. I lussuosi ornamenti della villa scompaiono davanti ai nostri occhi, soffocati dalla forza del sentimento. Il regista Anelli apre il cortometraggio con riprese ampie, simmetriche che primeggiano i colori del magenta. Immagini dettagliate che sembrano quadri che strizzano l’occhio all’estetica dei ritratti d’epoca, trasformando tutto in un intrigante dramma di palazzo. La camera indugia su una mano e poi apre al primo piano dell’attore protagonista. Il suo volto scavato fa presagire ciò che sta per accadere. L’atmosfera rarefatta e la musica fanno da preludio ai fantasmi del passato che reclamano e gridano a gran voce il loro amore. Icone polverose di un passato non adatto al presente, un’eleganza crepuscolare dall’aura tragica.
Un inno alla libertà
Ciò che rende l’ambientazione più autentica e immersiva in quest’opera sono senza dubbio i costumi di scena, realizzati dalle sartorie Shangrillà di Foggia e Nicolao di Venezia. Ci accompagnano in questo viaggio dalle doppie linee temporali, a ritroso nel tempo, dove gli uomini sono intrappolati nei loro ruoli e classi sociali. Sono detentori di ingiusti privilegi ottenuti per nascita e rimangono isolati dal mondo, relegati tra le pareti farlocche della vita di palazzo. La colonna sonora, composta da Nicola Scardicchio (allievo di Nino Rota) ed eseguita dalla direttrice d’orchestra Dominga Damato, è bellissima, struggente e talvolta opprimente. Riesce a ricreare quell’atmosfera sospesa e a rendere più vere ed autentiche le emozioni dei personaggi. Una musica suadente che accompagna il pubblico in un’esperienza sensoriale profonda e coinvolgente. Un dramma riuscito, in cui la sofferenza dei protagonisti per l’impossibilità di vivere liberamente il loro amore afferra il cuore dall’inizio alla fine.
Vivremo nelle pareti è un vero e proprio inno alla libertà. Una storia poetica, introspettiva e coraggiosa, un racconto intriso di eleganza visiva e audacia narrativa che attraversa il tempo, riflettendo sulla libertà di amare e sull’immortalità dei sentimenti.
Cosa sono gli amori se non cose vive.
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