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Interviews

‘Everybody Loves Touda’: intervista esclusiva a Nabil Ayouch e Nisrin Erradi

Una storia di libertà e identità che uscirà in sala nel 2025. Abbiamo incontrato il regista e l'attrice protagonista per voi.

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Everybody Loves Touda è il film di Nabil Ayouch che uscirà in sala a gennaio 2025, distribuito da Maestro Distribution. E’ stato presentato in anteprima alla serata inaugurale del MedFilmFestival, il 7 novembre 2024.

L’unico sogno dell’irrefrenabile Touda è diventare una sheikha, una rispettabile cantante tradizionale marocchina che porta in scena i testi delle fiere poetesse che l’hanno preceduta, con le loro canzoni di resistenza ed emancipazione. Ogni sera Touda si esibisce nei bar di provincia sotto lo sguardo lascivo degli uomini. Il suo obiettivo è lasciare il suo piccolo villaggio per le luci brillanti di Casablanca, dove spera di essere riconosciuta come una vera artista e di garantire un futuro migliore per sé e suo figlio Yassine.

Dopo la proiezione la prima sera al MedFilmFestival, il regista Nabil Ayouch e l’attrice protagonista Nisrin Erradi hanno raccontato al pubblico del mondo delle sheikha e del loro lavoro per il film.

Hanno rivelato come sia stato un lavoro immenso (solo per la scena finale hanno impiegato  3 mesi) e della preparazione di Nisrin. L’attrice si è formata con tre sheikha che le hanno insegnato i canti e le danze Aita e i loro presupposti: forza, amore e sofferenza. Ha dovuto imparare tradizioni e movenze di questi canti antichissimi, scritti collettivamente e immutabili, ricomparsi in Marocco dal diciannovesimo secolo. Si è dedicata completamente al ruolo per portare sugli schermi questo personaggio con grande forza e autenticità.

I due artisti ci hanno raccontato con passione di come le sheikhas abbiano partecipato all’emancipazione del Marocco e di come siano state le prime a opporsi ai signori locali, rifiutandoli e parlando esplicitamente per la prima volta dei loro desideri e del loro piacere. Secondo il regista, queste figure eroiche sono capaci di provocare in uomini e donne quasi uno stato di trance, dei sentimenti complessi. Ayouch ha voluto con questo film meraviglioso e sfaccettato restituire loro dignità e omaggiarle, anche tramite l’interpretazione superba di Nisrin Erradi. 

Everybody Loves Touda è un film importante, di cui c’è davvero bisogno. Il giorno dopo il festival abbiamo incontrato regista e attrice per porre loro delle domande sul film.

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Allora, prima di tutto avete ricevuto già dei feedback proprio dalle sheikha con cui avete lavorato e a cui avete poi mostrato il film? Cosa ne hanno pensato?  

NABIL: In realtà no, il film non l’abbiamo ancora mostrato alle sheikha. Perché non ha ancora avuto una sua diffusione in Marocco. La premiere nazionale sarà al festival di Marrakesh a inizio dicembre, per cui quella sarà l’occasione in cui inviteremo tutte le sheikha che hanno lavorato con Nisrin per la preparazione del film. Non vediamo l’ora di fargli vedere il film. Siamo molto emozionati anche perché  loro hanno fatto davvero un lavoro impressionante con Nisrin per insegnarle tutto.

Una cosa che avete detto ieri al MedFilm Festival è stato il fatto che la donna è rappresentata come un personaggio complesso e sfaccettato. Mai vittima, bensì combattente. Volevo  chiedere come è stato costruire lo sguardo maschile nel film e quale fosse il ruolo degli uomini.

NABIL: Non volevo assolutamente fare un film manicheo, dove le donne fossero delle eroine e gli uomini fossero dei mostri. Volevo evitare di cadere in questo tranello, però volevo raccontare una verità, una realtà, cioè che in questi bar dove le sheikhas si esibiscono ogni sera una gran parte del pubblico maschile le guarda. E le considera solo e unicamente come dei corpi, degli oggetti del desiderio, e non delle artiste. Per cui da lì poi viene anche tutta la volontà di Touda di emanciparsi da quello sguardo e di essere presa seriamente come artista.
Però appunto, visto che non volevo raccontare tutti gli uomini come dei personaggi negativi, ci sono tre figure maschili che mi sono piaciute molto, e che volevo raccontare proprio perché loro hanno invece verso di lei uno sguardo tenero e la vogliono aiutare. Sono di supporto, dei complici anche nella sua vita.
Uno è il violinista che l’accompagna. Uno è il padre di Touda, perché è molto raro che in realtà in questo campo lavorativo ci siano dei padri che incoraggiano le figlie a diventare artiste, a esibirsi. E, appunto, volevo  raccontare questo padre che sfugge a questo cliché e che ama sua figlia. E soprattutto c’è il piccolo uomo per il quale si batte, suo figlio, il suo pilastro. Unica sua ragione d’essere.

Qual è la vostra speranza per il film in sala e il messaggio che sperate che arrivi in generale?

NABIL: Siamo arrivati al tema dell’emancipazione, della rivendicazione dell’identità femminile sganciata dallo sguardo maschile. Ovviamente quello che io penso, e spero che arrivi a tutti, è che non sono tematiche unicamente marocchine, anzi.

È chiaro che i personaggi sono legati a una certa cultura marocchina, ma sappiamo tutti che è un tema che tocca tutti i paesi. Per me è molto importante che si capisca che è un tema universale e che non riguarda soltanto un pubblico femminile, ma che possa risvegliare anche le coscienze maschili per far capire appunto che è una battaglia fondamentale, che coinvolge tutti gli uomini e le donne di qualsiasi paese.

Soprattutto perché in Occidente c’è questa tendenza sbagliata a pensare che certe fondamentali battaglie femministe siano finite e sono date per scontato. Come a dire: le abbiamo fatte, il diritto l’abbiamo acquisito, e non c’è più bisogno di combattere.

Invece stiamo assistendo quanto non siano battaglie acquisite ma, anzi, bisogna che siano perpetue. Lo vediamo in Italia e lo vediamo negli Stati Uniti, dove abbiamo assistito alle elezioni in cui c’erano due visioni del mondo completamente diverse che si affrontavano anche su questi temi che hanno a che fare con il campo delle donne e dell’aborto. Ho la sensazione che non sia assolutamente una battaglia raggiunta. La reazione in sala di ieri fa pensare che il film possa essere al centro di queste problematiche.

In Everybody Loves Touda c’è un contrasto potente fra il personaggio di Touda, che ha un amore immenso per la musica e per suo figlio, che ha un disturbo dell’udito. Ma il loro rapporto va oltre questa differenza. Qual è il significato di questo contrasto e il significato della musica nel film?

NISRIN: Io penso che l’amore che Touda ha per la musica sia lo stesso amore che ha per suo figlio. Sono entrambi fondamentali, sono entrambi intensissimi, sono delle necessità perché lei ha bisogno tanto dell’amore della relazione con suo figlio tanto dell’amore della relazione con la musica. Sono le cose che costituiscono la sua identità e che le permettono poi di stare nel mondo.

NABIL: Gli uomini che la vanno a sentire, nei cabaret o nei bar, non vogliono ascoltarla veramente. Mentre suo figlio, nonostante non abbia il canale uditivo, non la sente ma la ascolta. Quindi è eccezionale che il loro rapporto sia proprio una relazione sensoriale e vibratoria. Perché quando Touda canta e danza davanti a lui, Yassine è completamente rapito. Si vede dallo sguardo di lui che si stanno capendo in quel momento lì, e che fra loro non c’è necessità di avere l’udito.

Le riprese sono durate un anno e mezzo anche per la volontà di Nabil di riprendere le quattro stagioni. Questo per un motivo estetico oppure anche metaforico e narrativo?

NABIL: Questo film è un viaggio. È un lungo viaggio in cui accompagniamo Touda. E l’esistenza di Touda è una vita dove lei attraversa con tutta sé stessa momenti di bellezza e momenti di squallore. Lo squallore è l’alcol; sono i soldi; sono gli sguardi e le azioni degli uomini concupiscenti su di lei. È quello contro cui deve combattere, perché sono le avversità che le impediscono di realizzare i suoi sogni.

Poi ci sono anche i momenti di bellezza. Li intendo proprio come dei momenti di respiro: come se in realtà nella vita lei avesse sempre la testa sott’acqua e a volte esce per poter respirare. Sono tutti quegli istanti in cui si sente parte del mondo. Suo figlio e l’amore incondizionato per lui, e la sua volontà di elevazione sociale sempre per Yassine. Touda lotta perché lui impari a leggere e a scrivere, poiché lei non ne ha avuto la possibilità. Ed è fondamentale in questi momenti di piacere di Touda il suo rapporto con la natura. È una natura rigenerativa in cui lei ricarica le batterie.

Inoltre il Marocco è un paese molto agricolo, molto rurale. Viviamo al ritmo della ruralità;  al ritmo della pioggia e a quello delle stagioni, e quindi volevo mostrare durante questo viaggio il suo rapporto con questa natura che si trasforma e che trasforma anche lei.

Sicuramente è importante, secondo me, il fatto che si vede nel film che lei impara sempre di più a dare valore ai suoi desideri.

NABIL: Poco a poco, nel film, lei impara a dare valore ai suoi desideri. A dargli un senso. È una donna che cerca la libertà: artistica,  sessuale, amorosa. Una libertà nella vita di tutti i giorni per emanciparsi. Questo è la sua battaglia. E questa ricerca della libertà permea tutti i miei film. Desiderio di emancipazione rappresentato da Touda stessa, che cerca una libertà sentimentale e in tutti gli altri campi.

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