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Medfilm Festival

‘Melanochaita’, un dramma surreale sul pericolo e l’incomunicabilità

Al MedFilm Festival un corto indaga sulla psiche e i comportamenti sociali, interrogandoci su quali siano le vere minacce per l’uomo e la natura stessa

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'Melanochaita', cortometraggio greco al Medfilm Festival che racconta di un allarme di pericolo che scatena una reazione di panico in uno zoo

In concorso per il Premio Methexis e Cervantes alla 31° edizione del MedFilm Festival di Roma, Melanochaita del greco Niko Avgoustidi porta in scena un dramma surreale che riflette sui concetti di pericolo, minaccia e sopravvivenza.

In un parco zoologico nei pressi di un’area urbana del Mediterraneo, in una giornata non troppo affollata, alcuni visitatori sono rapiti dalla bellezza di moltissime specie animali esotiche. Un annuncio agli altoparlanti sconvolge i visitatori, quando passa il messaggio che uno degli animali presenti allo zoo è scappato dalla sua gabbia e si sta aggirando libero nello zoo. L’animale in questione è un leone del capo ‘melanochaita’. I visitatori elaborano la possibilità della minaccia vicina. Escogitano meccanismi di difesa, presto però questi tentativi degenerano nella paranoia e nel delirio.

Melanochaita: una presenza minacciosa

L’animale feroce e la sua presenza minacciosa possono contaminare l’umano e sopraffarne gli istinti e i comportamenti? Quale è la vera minaccia, il vero pericolo per l’uomo? In Melanochaita il leone non si palesa mai. Si percepisce la sua aura minacciosa che viene rievocata dalle persone che stanno visitando lo zoo e che, terrorizzate, iniziano ad allenare parole di richiamo all’ordine, linguaggi suggeriti dalla voce guida per calmare “la bestia”, ripetendo come un mantra tali ordini in preda al panico. Nel tentativo di esorcizzare la minaccia sembrano al contempo evocarla, in un’escalation a metà tra rituale e danza.

Come si manifesta la paura, come si elabora una situazione di pericolo? Quali sono le reazioni che si possono verificare da essere umano a essere umano? Sicuramente subentrano il più delle volte il caos, il panico e la paranoia. In questo film la paura prende sembianze drammatiche e grottesche, come scimmiottare dei versi e delle movenze animali, fino a sfociare nella violenza, e si alimenta nell’incomunicabilità delle persone che dovrebbero fare squadra per avvicinarsi alla via di fuga e che invece finiscono per autosabotarsi e mettersi in crisi tra loro, servendosi come prede. Con questo spunto si dipana la narrazione cinematografica di Melanochaita.

Uno sguardo nitido in uno scenario che esalta la bellezza

Nel mettere in scena la sua metafora, il film di Avgoustidi è pulito e luminoso, esteticamente e formalmente. In un contesto urbano, in una giornata assolata con i colori vividi, le specie animali hanno una bellezza e una grazia divine. Gli uomini che le osservano hanno tratti che via via diventano animaleschi e sgraziati. Chi sono i veri abitanti della città a ridosso? Gli animali o gli uomini? Gli uomini si fanno bestie con comportamenti irruenti, quasi a sembrare posseduti dagli animali stessi. Il film alterna campi lunghi, con una bella profondità di campo, a sequenze con un montaggio serrato e campi stretti nelle fasi più concitate, servendosi di un linguaggio classico che non si esime da inquadrature estetiche di contemplazione, quasi a caratterizzare un’esposizione di esemplari umani e animali in una sorta di parallelismo.

Dramma surreale: l’uomo come prima minaccia per se stesso

Il film a tratti sembra mettere in scena un esperimento sociale. Si osserva il campione in maniera empirica, valutiamo il comportamento e la reazione psicologica di questo campione in seguito ad un impulso che ne stimoli la risposta. Lo spettatore viene catapultato come osservatore privilegiato sul racconto, che diventa anche territorio di analisi dei nostri comportamenti. Il film di Avgoustidi ha un approccio psicologico e sociologico e ci lascia più di uno spunto di riflessione.

Niko Avgoustidi, qui al terzo cortometraggio, e che sta preparando il suo primo lungometraggio, ci stimola con le mimiche e i rimandi dei suoi interpreti, con le movenze innaturali, con i corpi che si avvinghiano o si carpiscono, con i gesti, i versi e le urla, facendoci riflettere sulla natura dell’uomo nel contemporaneo e sullo sviluppo. In una argomentazione diegetica che vuole suggerirci sottotracce e significati, laddove l’urbanizzazione e l’uomo stesso sembrano le principali fonti di pericolo. La paura primordiale è protagonista, la minaccia di un animale feroce diventa metafora per porre la lente sulle pulsioni dell’uomo nel gestire i propri istinti e i comportamenti, e nel prevaricare lo spazio e il tempo della natura.

Melanochaita

  • Anno: 2025
  • Durata: 17'
  • Distribuzione: 2D2R, Foss Productions
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Grecia
  • Regia: Niko Avgoustidi