Una domestica puó essere felice? Se quello che di lei vediamo sono solo le mani, che cucinano e che stendono la lavatrice, chi è lei davvero?
Un cortometraggio tragico che fa della sua protagonista il più grande punto interrogativo. Non sappiamo niente di Gül, ma siamo chiamati ad osservarla. La vediamo a lavoro e non riusciamo ad entrare in contatto emotivo con lei. La sua storia è sacrificata a scapito del ruolo che ricopre. Fin quando un evento inaspettato tradisce il segreto, e capiamo di lei qualcosa in più.
Una famiglia multietnica
La protagonista di questo cortometraggio è una domestica tedesca di nome Gül. Gül sa perfettamente cosa fare e come prendersi cura della casa di vacanze in Turchia della famiglia Kumpas. Conosce tutte le lingue dei componenti della famiglia, cucina, raccoglie gli ortaggi e svolge tutte le faccende domestiche necessarie. La vita scorre lentamente fin quando non si accorge di un errore con il biglietto aereo che la riporterà a casa. Deve partire, subito, per non perdere l’opportunità di tornare in Germania per un po’. Il signor Kumpas non è a casa, la figlia lo cerca per ore intere affinché Gül possa essere portata alla svelta in aeroporto. Il padrone di casa non si trova da nessuna parte e nel frattempo il cortometraggio assume tinte più cupe, silenzi assordanti e inquadrature angoscianti. Gül spende quelle ore a riflettere sulla sua vita, e su quanto il lavoro la renda un pesce nella rete, un funambolo in bilico tra due realtà.
La macchina fissa come ospite silenzioso
A livello tecnico la narrazione utilizza una focalizzazione esterna fissa. Siamo invitati nella residenza estiva come ospiti inattesi e non notati. Le inquadrature ritagliano per le figure uno spazio a margine o riprende loro di spalle e in controluce. La macchina è fissa e osserva in maniera fredda e distaccata la reiteratività dei gesti domestici. Tutto parla di una realtà in movimento ma drammaticamente fissa, immodificabile. Gül è ben integrata nella famiglia di Kumpas, e in effetti è questa a darle spessore. E oltre questo spazio sembra scomparire tutto. Ha instaurato un tenero legame soprattutto con la figlia più giovane Filiz, in una famiglia che sa di mondo, e culture diverse, ma anche in una famiglia che non è la sua. Tra questo microcosmo e la sua vera casa il vuoto. Quello con cui sembra lei stessa non volersi confrontare.
Un silenzio che però paga il suo conto quando l’aereo salta e Gül resta lì, in una monodica condizione di sofferenza, che fa di lei un personaggio tragico e solenne.
Il cibo come metafora del sacrificio
Il cibo è un elemento presente sin da subito e ritorna ad ogni sequenza. I ravioli tagliati e imbottiti, le melanzane messe nella cesta, i pesci pescati dal signor Kumpas mentre la figlia lo cerca, pesci che tornano a fine cortometraggio nei piatti della cena, e di cui restano solo le lische.
Il ciclo della vita scorre e la natura serve l’uomo per la sua sopravvivenza. Gül sacrifica i suoi affetti e la sua terra, e per sopravvivenza e naturale corso delle cose, il pesce va nella rete, e copre i fondi di porcellana degli affamati. Non c’è possibilità di ritorno, perché natura vuole che Gül, tra silenzi e lacrime orgogliose, continui a stendere il bucato.
Spazio alle culture al Festival dei Popoli
L’Austria partecipa all’edizione 2024 del Festival dei Popoli, il più importante festival internazionale di cinema documentario che si svolge a Firenze, con il cortometraggio Gül (Austria, 2024) di Lidija-Rukiye Kumpas. Questo piccolo invito a cena ci conduce alla riflessione su ciò che il lavoro può dare, e ciò che può togliere. Come il mare, a cui Gül rivolge lo sguardo.
Il cortometraggio austriaco getta luce su una tematica apparentemente scontata, ma su cui raramente ci si sofferma.
Una donna a lavoro, e un vuoto enorme alle sue spalle. I domestici sono figure sempre in movimento ma spesso invisibili, piene di storie mai rivelate, di ferite e conquiste che non conosciamo. Il cinema ci consente ancora una volta di penetrare in un vuoto per sensibilizzarci all’altro, ai sacrifici nobili cui l’animo si sottopone, a volte in totale silenzio, ogni giorno.
Leggi il programma del festival ai link di seguito.