Non bisognerebbe mai dimenticarsi di Paolo Borsellino, del suo enorme contributo nella lotta alla mafia e del suo sacrificio per essa. È anche per questo che sulla sua figura sono stati realizzati innumerevoli prodotti audiovisivi, tra film e serie televisive. Ed è in questo filone che si inserisce Notti d’estate, cortometraggio di Riccardo Cannella, presentato alla Winter Edition del Vision 2030 festival di Noto. Francesco Foti, Manuela Ventura, Corrado Fortuna e Dajana Roncione prendono parte a un racconto personale e intimo, che tratteggia Borsellino in uno dei momenti più cruciali e fragili della sua carriera e della sua vita.
Notti d’estate, la trama
Durante una notte insonne, Paolo Borsellino scopre alla tv della strage di Capaci, in cui perse la vita il collega e amico Giovanni Falcone, insieme alla moglie e a tre agenti della scorta. Sapendo per certo che sarà lui il prossimo obiettivo di Cosa Nostra, Borsellino decide di fare un giro per le strade di Palermo, per godersi, forse per l’ultima volta, le bellezze della sua città.
L’incombenza della morte
Purtroppo la storia la conosciamo tutti. 57 giorni dopo la strage di Capaci ci fu la strage di via D’Amelio, in cui Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta persero la vita. Era una cosa inevitabile. Dopo la notizia della morte di Falcone, ciò che era incerto era come, dove e quando Cosa Nostra avrebbe agito nei confronti di Borsellino. Ma il fatto che avrebbero agito, quella, era una cosa sfortunatamente certa.
Notti d’estate inizia proprio con questo presagio. Paolo Borsellino è a letto con la moglie Agnese, interpretata da Manuela Ventura, in una situazione di apparente tranquillità. Ma in realtà qualcosa non va. Dietro a quelle risate, tipiche della più genuina complicità tra marito e moglie, si nasconde un certo timore per l’avvenire. E mentre Agnese si mette a dormire, Paolo è colto da un’insonnia, che sembra quasi essere un sintomo di questo senso di incombenza della morte. E quando Borsellino accende la tv e apprende della strage di Capaci, i dubbi diventano certezze.
Un viaggio intimo e personale
Francesco Foti offre un’interpretazione eccelsa di un ruolo tutt’altro che semplice. Perché quando Paolo Borsellino prende coscienza dell’accaduto e delle sue conseguenze, si apre un ampio ventaglio di emozioni, spesso mescolate tra di loro. L’iniziale confusione, la tristezza per la morte di Falcone, lo sconforto, l’accettazione della morte incombente, la voglia di andare avanti con il proprio lavoro e la speranza che la battaglia possa continuare con successo anche dopo la sua scomparsa. Ma in mezzo a tutto questo la paura non c’è. Ce lo dicono anche nel dialogo iniziale:
Non so più cosa sia la paura. Mi pare di viaggiare su una nuvola.
Il racconto della parte più intima di Borsellino viene valorizzato alla perfezione dalla fotografia di Daniele Ciprì. È interessante la scelta di passare da inquadrature in 16:9, con la qualità pulita del digitale, ad alcune inquadrature in 4:3, dove prende il sopravvento una filigrana da vecchia pellicola, essendo girate per l’appunto in Super 16mm. Ciò non avviene casualmente, bensì accade in alcuni momenti particolarmente significativi dal punto di vista emotivo. Sono situazioni in cui Borsellino si ritrova da solo, assorto nella miriade dei suoi pensieri, visto quello che è accaduto e in vista di quello che accadrà. È come se in questi momenti si aprisse una vera e propria finestra sul mondo dei molteplici e complicati sentimenti che Borsellino ha provato in un periodo così tanto fragile della vita.
La semplicità salverà il mondo
Notti d’estate è tratto dall’omonima canzone scritta da Davide Carabellese e cantata da Giò Sada. Abbiamo modo di ascoltarla all’interno del corto quando Borsellino vaga per le strade della sua Palermo, ammirandone le bellezze, forse per l’ultima volta. Ed è proprio per questa ragione che tutto ciò passa sotto un’ottica diversa, attraverso la già citata estetica vintage in 4:3. La camera da presa, che segue lo sguardo di Borsellino, non pone l’occhio solamente sui grandi monumenti palermitani, ma cerca di valorizzare anche le piccole cose: alcune strade, qualche scorcio, delle tabaccherie.
La semplicità è un tema che ritorna spesso all’interno del film. Molto significativo è il dialogo che Borsellino instaura con il pescatore e con la moglie di quest’ultimo, interpretati rispettivamente da Corrado Fortuna e da Dajana Roncione. Borsellino afferma di aver voluto fare il pescatore, ma comprendiamo abbastanza presto che quando parla di pesci grossi e dei pesci foglia, non molto furbi ma che sanno difendersi, non parla effettivamente di pesci. Ed è qui che il pescatore afferma, dalla sua semplicità e, forse, ingenuità, che comunque i pesci foglia ogni tanto li prendono e anche i pesci grossi prima o poi giungono in superficie. Riccardo Cannella probabilmente, nel realizzare questo film, aveva in mente il punto 16 dell’Agenda 2030, su cui il festival si basa, ovvero pace, giustizia e istituzioni solide. Forse, in fin dei conti, è proprio la semplicità ad essere il vero segreto per un mondo più giusto.