Fire will come (O que arde titolo originale) del 2019 è il terzo lungometraggio del regista franco-spagnolo Oliver Laxe, vincitore del Grand Prix della Semaine de la Critique a Cannes nel 2016 con Mimosas. Di ritorno per la terza volta (su tre film) sulla Croisette, dove si è rivelato nel 2010 alla Quinzaine des Réalisateurs con il documentario Todos vosotros sois capitanes, il cineasta continua la sua ascesa nel gotha degli autori internazionali e con il suo ultimo lavoro giunge alla Selezione ufficiale, nel programma Un Certain Regard della 72° edizione del Festival di Cannes.
“Gli eucalipti crescono rapidamente, in cerca del cielo. Le radici possono essere lunghe chilometri, tutte aggrovigliate. Soffocano ogni altra pianta che voglia crescergli intorno. Sono una piaga.”
dice Amador, il protagonista di Fire will come, interpretato da Amador Arias.
“Se causano dolore è perché soffrono loro stesse”
risponde sua madre Benedicta, che ha l’ipnotico volto dell’attrice Benedicta Sánchez. Una conversazione breve ma intensa che risuona come la perfetta metafora della pellicola.
La trama
Amador, un quarantenne che ha scontato una pena di due anni per incendio doloso, torna nel suo villaggio natale nelle montagne della Galizia a vivere con la madre anziana. La vita scorre lenta e senza sconvolgimenti, tra le mucche da portare al pascolo e le faccende domestiche. Con la primavera, arriva al villaggio anche la veterinaria Elena, con cui Amador stabilirà da subito una connessione, finché in una notte estiva scoppia un incendio disastroso e la colpa viene ingiustamente attribuita ad Amador.
Il rapporto uomo/natura
Laxe torna nella sua Galizia per raccontare la storia di un emarginato, isolato fisicamente quanto emotivamente, una storia fatta più di gesti e silenzi che di discorsi. Anzi, potremmo dire che la vera protagonista di Fire will come è la natura, i campi larghi sui paesaggi sconfinati, i boschi, la nebbia. I panorami che si modificano con il passare delle stagioni perfettamente portati sullo schermo grazie anche alla fotografia – affidata a Mauro Herce – che parte desaturata e grigia per poi esplodere in toni caldi sul finale.
Coerentemente con questo discorso, infatti, il regista decide di aprire e chiudere il film con due scene forti di devastazione: un disboscamento notturno con l’abbattimento di decine di eucalipti e l’incontenibile incendio della foresta. Scene, soprattutto quella finale, che coinvolgono lo spettatore e ci inducono a riflettere anche sul rapporto tra uomo e natura, sul suo impatto consapevole o meno, temi che perfettamente aderiscono alla realtà di questi giorni e al discorso sul cambiamento climatico.
“Sono tornato nel villaggio natale di mia madre e dei miei antenati. Ero interessato al fuoco sotto vari punti di vista: innanzitutto perché è emozionante, volevo mostrarlo di notte, e poi perché è una tragedia molto sentita in Galizia in estate. Ma come regista devi trascendere da giusto e sbagliato, da colpevoli e innocenti. Allo stesso tempo volevo fare un film semplice sul rapporto tra madre e figlio che si prendono cura l’uno dell’altro.”
spiega Oliver Laxe in un’intervista del 2019, palesando anche quanto ci sia di personale in questo progetto.
Una messa in scena coraggiosa che ricompensa la pazienza richiesta allo spettatore dalla narrazione estremamente asciutta e volutamente austera, che nella parte centrale potrebbe apparire complessa da digerire, supportata dalla colonna sonora curata da Xavier Font che, al contrario, risulta sontuosa e solenne.
Fire will come, prodotto da 4A4 Productions, Miramemira, Kowalski Films, Tarantula e distribuito in Italia da Exit Media, è attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Mubi.