L’albero, passato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, è il film d’esordio della regista romana Sara Petraglia. Prodotto da Bibi Film e distribuito da Fandango. Bianca ha 23 anni, dovrebbe frequentare l’università, ma non ci va mai. Ha poche ossessioni: il tempo che passa, la cocaina e Angelica. Da quando vivono insieme, tutto corre più veloce. Anche la loro amicizia, tra amore e dipendenza. Tecla Insolia e Carlotta Gamba sono protagoniste assolute del racconto.
In sala dal 20 Marzo.
Pigneto, Roma
Due amiche ventenni si trasferiscono in un appartamento al Pigneto. Quartiere romano celebre per la sua intensa vita notturna. Dove gruppi di ragazzi invadono le strade per bere, fumare, ballare tra i palazzi, le villette, i murales delle case. La ferrovia spezza lo stradone di Circonvallazione Casilina, dove i treni sfrecciano rumorosi, facendo tremare i muri delle abitazioni. Le attività da fare in zona si ripetono: birra con gli amici, canne, piatti caldi, cocaina, notti insonni. Sempre le stesse cose, le stesse facce, i soliti locali. Il Martedì come il Sabato senza distinzione. I giorni si accumulano e confondono uguali a se stessi in una routine allucinata, in una realtà scollata dal resto del mondo. E lì si rimane, in quelle quattro vie; o chiusi nelle proprie stanze, immobili e strafatti, nel tentativo di arrestare lo scorrere il tempo. Di bloccare tutto e rimanere sospesi in un limbo perenne, senza possibilità di reazione. Bellezza e degrado. Tristezza ed euforia. Conforto e abbandono. Droga come cura, sedativo, scoperta, incubo.
Amicizia e cocaina: perché siamo tutti così tristi?

Angelica e Bianca non sanno che fare del loro tempo. Dovrebbero studiare, lavorare. Eppure trascorrono le ore sniffando cocaina. Un senso di vuoto, solitudine, frustrazione le trascina alla ricerca del pusher, della dose. Le hanno provate tutte: canne, pasticche, mdma, speed; ma la voglia di fuga, evasione, alterazione è sempre la stessa. Anzi più forte e pericolosa che mai. Stanno precipitando ma non rallentano la corsa. Vorrebbero aiutarsi, senza però esserne in grado, vorrebbero smettere con la droga e invece continuano a comprarla. Sono contraddittorie, sensibili, leggere, cupe. Presenti l’una per l’altra ma assenti a se stesse; opposte ma più simili di quanto si possa immaginare. Senza riferimenti, regole, adulti nei paraggi, le due non conoscono limiti e in caduta libera toccano il fondo.
Sono amiche, sorelle, amanti, sono tutto. Legate ed innamorate l’una dell’altra. Accomunate dalla compulsione, dal dolore, dalla condivisione di un mondo unico. I piani della realtà si accavallano, come il giorno e la notte, come i sentimenti che non riescono a nominare e a riconoscere. Bianca annota su un taccuino poesie, desideri, visioni, le sensazioni più intime che non esprime ad Angelica. Perché siamo tutti così tristi?, chiede ad un amico. Malinconia di una generazione incerta che a tentoni cerca un varco, uno spazio, una porta aperta. Interiorità intrappolate in un malessere indecifrabile. Dipendenza fisica, mentale, affettiva. Ossessioni che accecano la realtà circostante. Come spezzare questo circolo vizioso? Come non cadere nel baratro dell’abbandono e dell’angoscia? Bianca e Angelica sfiorano la morte eppure c’è chi muore per davvero attorno a loro. La vita è più veloce della loro comprensione.
L’albero

Dalla finestra del loro appartamento s’intravede un albero, uno dei pochi pini rimasti nel quartiere. Bianca ne è attratta. Fantastica sull’arbusto che diviene emblema di numerosi significati: speranza, malinconia, memoria, meta da raggiungere. Testimone dell’amicizia, della resa, del cambiamento, di momenti indimenticabili; il tronco, con la sua chioma rigogliosa, sembra vicino a loro, ma lontano abbastanza da non incontrarlo mai, c’è una ferrovia in mezzo a dividerli. Trovarlo vuol dire forse ritrovare anche il proprio vissuto, riscoprire il passato ed investirlo di un senso nuovo. Riconoscere tassello dopo tassello il tragitto che ha portato al presente. Un pezzo di storia non da cancellare ma da vedere, comprendere, accettare come tappa significativa di un’identità in costruzione.
Sara Petraglia indaga con consapevolezza tematiche audaci, attuali, necessarie. Con sguardo realistico, profondo, privo di giudizio, indugia su un racconto tanto individuale quanto universale. Una visione chiara e puntuale della storia da raccontare e delle sue protagoniste. Personaggi profondi, sfaccettati, affascianti nella loro contraddizione, nello spasmo dei loro corpi, nei loro sguardi tristi ma mai vuoti. Un plauso a Tecla Insolia e Carlotta Gamba che, credibili dal primo momento, rendono Bianca ed Angelica personaggi complessi, intensi e dalle mille sfaccettature.