fbpx
Connect with us

Approfondimento

Francis Ford Coppola: l’omaggio della Festa del Cinema di Roma

Il regista di 'Apocalypse Now' e 'Megalopolis' nella capitale: 'sono un sopravvissuto, un bambino sopravvissuto'.

Pubblicato

il

Francis Ford Coppola è il protagonista assoluto della preapertura della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella Città. Al maestro sono stati dedicati due eventi speciali che inaugurano la kermesse romana: la proiezione di Megalopolis, introdotta dal regista e un incontro, presso l’Auditorium Parco della Musica, con la giuria di Alice nella Città e gli studenti delle scuole di cinema.

“Come non Innamorarsi di ‘Megalopolis’, un film visionario che parla molto anche di Roma. Coppola è una leggenda vivente, la sua presenza alla Festa è un sogno che si realizza”.

È quanto ha dichiarato Paola Malanga (Direttrice Artistica della Festa del Cinema di Roma) nella video – intervista di Taxidrivers, a cura di Nicola Roumeliotis.

 L’ultimo film di Francis Ford Coppola: Megalopolis

Megalopolis, ovvero il kolossal autoprodotto dopo ben quattro decenni di rinvii produttivi e titubanze creative, come sottolinea Roberto Baldassarre. Atteso con trepidazione, ha però diviso la critica sin dalla sua presentazione al 77º Festival di Cannes: ennesimo capolavoro coppoliano o deludente opera senile?

Cesar Catilina (Adam Driver) è un architetto della megalopoli New Rome, e ha un’idea utopistica per ricostruire questa città completamente distrutta da una catastrofe. La vorrebbe ricostruire in maniera innovativa e avveniristica. Il suo sogno, però, è ostacolato dal sindaco corrotto Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito).

Julia (Nathalie Emmanuel), sua figlia, cerca di emanciparsi dalla situazione di privilegio e oppressione in cui è nata. Si ritrova, però, in una complicata situazione: è affezionata al padre, ma profondamente innamorata di Catilina.

Intanto Hamilton Crassus III (Jon Voight), uno spregiudicato magnate, spinge per il progetto del nipote Catilina. Di converso, Clodio (Shia LaBeouf), cugino di Catilina e nipote di Crassus, è ossessionato da Julia e corroso dall’invidia per le fortune sentimentali ed economiche del cugino.

 

‘Megalopolis’ il cinema visionario del demiurgo Francis Ford Coppola – Taxidrivers.it

Un bambino sopravvissuto

“Per capire chi sono, bisognerebbe capire il bambino che sono stato. Ero molto entusiasta. Adoravo organizzare recite per i miei amici, adoravo farli recitare insieme e credo di essere ancora così! In sostanza sono un sopravvissuto, un bambino sopravvissuto”.

È proprio questo entusiasmo da bambino, probabilmente, ha consentito a Francis Ford Coppola di spaziare, con naturalezza, da un genere all’altro. Nella sua lunga carriera, inaugurata nel 1962 con il cortometraggio The Peeper, poi confluito in Tonight for Sure, il regista si è messo continuamente in discussione, così facendo, ha creato le migliori condizione realizzative per ogni nuovo progetto.

Quello di Coppola è uno stile multiforme capace di adattarsi al musical (Un sogno lungo un giorno) come all’horror (Twixt). In quasi sessant’anni di cinema non sono mancate delusioni e in alcuni casi dei veri fallimenti, ma ciò non gli ha impedito di raggiungere altissimi livelli di creatività artistica. L’epopea de Il padrino è tra le saghe cinematografiche più riuscite e film come La conversazione e Apocalypse Now sono dalle pietre miliari nella storia del cinema.

undefined

La poetica di Francis Ford Coppola

In Francis Ford Coppola la varietà dello stile è accompagnato da una poetica stratificata e farcita da innumerevoli rimandi film dopo film. In lui avviene un viaggio a ritroso che riavvolge il nastro della sua filmografia. Un procedimento che permette di mostrare un universo tematico, spesso tratto dalla propria biografia, tridimensionale.

I personaggi e le storie del cinema di Coppola possiedono una profondità unica, finalizzata alla realizzazione di un tessuto filmico, costruito appositamente allo scopo di raggiungere il nucleo tematico della questione affrontata in ogni singola opera, strettamente legata a quella precedente e profetica per quanto riguarda la successiva.

A differenza dei suoi colleghi della New Hollywood (è il caso di Martin Scorsese, Brian De Palma e soprattutto George Lucas, dove il tema portante è più o meno immediatamente riconoscibile) in Coppola l’individuazione dell’architrave narrativo è decisamente più difficile.

La famiglia e il potere occupano un posto di primo piano, ma spesso e volentieri non costituiscono il cuore pulsante della storia. E per questo Il padrino non può essere collocato pacificamente nella casella mafia movie, come Apocalypse Now non può essere solo un film sulla guerra in Vietnam.

Un viaggio verso l’ignoto

Il regista non ama accompagnare lo spettatore passo dopo passo, non imbocca con il cucchiaino le singole emozioni, ma preferisce farle maturare, con una profonda riflessione.

Per meglio spiegare questo avvincente coinvolgimento possiamo prendere in prestito il meccanismo narrativo utilizzato in Apocalypse Now, dove Willard tiene per sé l’obiettivo della missione, mentre il resto dell’equipaggio conosce, a malapena il tragitto da percorrere lungo il fiume. E così che Willard diventa una specie di alter ego del regista che si limita a dare le coordinate della vicenda, per poi lasciare allo spettatore il piacere di svelare il punto focale della storia.

In questo modo ogni film diventa un viaggio nell’ignoto, dove la premessa iniziale assume la funzionalità di una soglia, varcata la quale si entra in un mondo visionario, ma concepito dalla realtà e rielaborato con i mezzi e le tecniche cinematografiche, sempre più innovative.

E così Il padrino diventa molto di più di un film sulla mafia di New York degli anni Venti. Il concetto di famiglia, mostrato nella trilogia, si espande nel corso della lunga narrazione, giungendo a conclusioni riconducibili a una sorta di peccato impossibile da rimuovere. Quest’ultimo torna in maniera prorompente in La conversazione e attraversa tutta la filmografia del regista italo – americano.

Il male

Il peccato, generato da un delitto volontario o involontario, genera la trasfigurazione del male del mondo reale che si impossessa dello spazio filmico. Raramente il male viene incarnato da uno o più personaggi, i tipici antagonisti che l’eroe senza macchia deve sconfiggere. Il male si impossessa di tutto e tutti e chi dovrebbe agire nel bene si ritrova coinvolto al servizio di un potere malefico.

Significativo è il caso della trilogia Il padrino che inizia con un onesto cittadino italo-americano, ligio alle leggi ed estraneo alle attività criminali, che chiede un omicidio su commissione. E poi si continua con poliziotti e deputati, mascherati da buoni, per nascondere i loro potere del male, alla pari, e probabilmente più pericolosi della famiglia Corleone. Il male si impossessa anche di chi si è mostrato distante da ogni tentazione, come Michael Corleone, eroe di guerra di ritorno a casa con la sua nuova fidanzata.

“La mia famiglia è così… non mi somiglia!”.

Ma poi sarà lui a prendere le redini del potere, commettendo una serie di delitti senza fine, tra cui spicca la morte del fratello Fredo.

Il male è una forza attrattiva, come in Apocalyps Now, dove Kurtz rappresenta il nemico da eliminare, ma al contempo riesce a minare le certezze di chi è lì per ucciderlo. In Francis Ford Coppola il male è dovunque, stravolge tutti i piani prestabiliti dalle regole della drammaturgia classica e giunge a configurarsi come condanna senza appello. Non c’è una via d’uscita per Michael Corleone, come non c’è per Wilard e Kurtz. La fuga è impossibile e ciò vale anche per i suoi primi film, quando il regista prova a trasferire a Hollywood il linguaggio della Nouvelle Vague, come in Buttati Bernardo! e Non torno a casa stasera. Nella rappresentazione del male Francis Ford Coppola si rifà alla realtà, riproducendola sfruttando il linguaggio cinematografico nella sua totalità.

undefined

Il cinema elettronico

“Per me l’emozione deve scaturire dalla musica, dalla fotografia, dalla composizione, il tutto riunito in un unico insieme. Non deve provenire unicamente dagli attori”.

È questo uso che fa del cinema, sviluppato durante gli anni dedicati allo studio del teatro giapponese, dove ogni elemento, dalla musica alla scenografia, sostiene la trama, enfatizzando i momenti decisivi della storia; e così, Coppola giunge all’idea del cinema elettronico.  È stato lui, in anticipo sui tempi, il primo a comprendere le potenzialità del digitale. In lui lo spazio filmico non è più lineare, ma spaziale.

Il film, già nella sua forma embrionale, quando è un semplice abbozzo, deve comprendere tutte le componenti che costituiscono la macchina cinema. Questa concezione della settima arte ha portato Coppola alla creazione della Zoetrope, una società di produzione dotata di studi propri, capace di seguire ogni fase di realizzazione e di un sistema salariato composto da sceneggiatori e attori, proprio come avviene nella Hollywood classica. Il regista è proiettato verso il futuro, ma allo stesso tempo si rifà al passato glorioso delle majors.

Una continua sperimentazione

L’idea del cinema elettronico prende forma in Un sogno lungo un giorno, un omaggio alla commedia musicale classica, realizzata con gli effetti e le tecniche più innovative. Il film è un totale flop, costato 26 milioni di dollari, non riesce a incassare neanche un milione. Coppola è costretto a dichiarare il fallimento della Zoetrope.

Il sogno di un cinema globalizzato viene quasi abbandonato. Coppola, però, continua a sperimentare con le nuove tecnologie, come in Ragazzi della 58° strada. In questo lungometraggio, il regista applica tecniche e metodi innovativi, che si rifanno all’universo dei videogame e anche in questo caso non mancano le critiche nei confronti di un cineasta, probabilmente troppo visionario.

“Non sono un maestro, mi sento ancora uno studente, nonostante i miei ottant’anni. Ho ancora tanta voglia di apprendere cose nuove”.

Francis Ford Coppola, con la sua variegata filmografia, ha dimostrato di possedere una grande creatività artistica, nutrendo un’immensa curiosità nei confronti delle innovazioni tecnologiche. Una passione tramandata dalla famiglia, divisa tra arte e scienza. Carmine Coppola, il padre, è stato un eccellente flautista e direttore d’orchestra; il nonno, invece, era un uomo di scienza.

Terrore alla tredicesima ora

Gli altri componenti della famiglia Coppola sono impegnati tutti nel cinema e nella musica. Agust, il fratello è stato un compositore musicale e dirigente della Zoetrope, dove ha lavorato per il reivival del film Abel Gance, Napoléon. Talia, invece, la sorella, è un’attrice, che in Il Padrino interpreta il ruolo di Conny. Sofia Coppola, invece, ha deciso di seguire le orme del padre; il nipote del regista, Nicolas Kim Coppola, è il noto attore Nicolas Cage.

Nato a Detroit il 7 aprile del 1939, Francis Ford Coppola decide di trasferirsi a Los Angeles dove decide di frequentare la UCLA. È qui che realizza la sua prima opera, The Peeper.

Un distributore lo nota e con un nuovo montaggio, misto con un vecchio film western, Coppola riesce a distribuire il suo primo film. Il secondo lavoro nasce quasi per caso. Dopo The Peeper, ancora studente, viene assunto dal produttore Roger Corman, come tecnico del suono in Diavoli del Grand Prix, girato a Liverpool. Finite le riprese, dal budget avanzano circa 20mila dollari e l’audace tecnico del suono propone di girare un altro film in Scozia. C’è poco tempo, tre giorni per scrivere la sceneggiatura e poco più di una settimana per le riprese, così viene girato Terrore alla tredicesima ora.

A Sostenere Coppola in questa difficilissima avventura arrivano alcuni colleghi di studio, tra questi Eleanor Neil (Hearts of Darkness: A Filmmaker’s Apocalypse), che da lì a poco diventa sua moglie.

Terrore alla tredicesima ora è un thriller gotico, con non pochi riferimenti ad Alfred Hitchcock e poi tanta violenza e sesso. Il produttore Corman resta profondamente deluso e licenza il giovane Coppola.

Il primo Oscar

Ma come spesso accade nella vita, non tutto il male viene per nuocere. Dopo poco il licenziamento, Francis entra come sceneggiatore alla Seven Arts, un lavoro che gli permette di scrivere il film Patton, generale d’acciaio, e vincere il suo primo Oscar per la miglior sceneggiatura.

Francis Ford Coppola ha poco più di trent’anni, un Oscar in tasca e un paio di film come regista, ma resta sostanzialmente uno sconosciuto per il grande pubblico. La Paramount, tuttavia, lo sceglie per dirigere Il padrino, vincitore di tre Premi Oscar (Miglior film, Miglior attore protagonista a Marlon Brando e Miglior sceneggiatura a Francis Ford Coppola.

Dopo Il padrino, Coppola scrive e dirige La conversazione, con protagonista Gene Hackman, Il padrino – Parte II e Apocalypse Now. Il regista è ormai considerato tra i migliori cineasti di tutti i tempi e insieme all’amico George Lucas, decide di produrre Kagemusha – L’ombra del guerriero, diretto dal maestro giapponese Akira Kurosawa. Il regista, poi, decide di produrre anche alcuni suoi film, come Giardini di Pietra, Jak e Il giardino delle vergini suicide, diretto da sua figlia Sofia.

Con Dracula di Bram Stoker che Coppola ottiene un ‘altro grande successo internazionale. Il film si aggiudica tre Premi Oscar (Miglior trucco, Migliori costumi e Migliori effetti speciali). Nello stesso anno, 1992, a Francis Ford Coppola viene assegnato il Leone d’Oro alla carriera.

Nel 1996 dirige il suo ventesimo film, L’uomo della pioggia – The Rainmaker, con protagonista Matt Damon. Con l’inizio del nuovo millennio decide di rimontare il suo Apocalypse Now, che viene distribuito in USA, in quasi tutta Europa, in Messico e Brasile, con il titolo Apocalypse Now Redux. Nel novembre 2010 al regista italo-americano viene conferito il suo sesto Oscar, questa volta si tratta del Premio alla memoria Ivring G. Thalberg.

undefined

Buttati Bernardo!

È il 1967, Francis Ford Coppola ha ventisette anni, quando la Seven Arts, dove si è specializzato in sceneggiatura, si associa con la Warner. È giunto il momento di osare, mettendo mano ai propri fondi, propone un suo nuovo progetto, così viene realizzato Buttati Bernardo!

Le peripezie di un ragazzo complessato alla ricerca di una giovane donna molto sexy, incrociata nei corridoi di una biblioteca. La vita notturna di New York, le relazioni con le donne e il peso di genitori che questo giovane vuole scrollarsi di dosso.

Presentato al Festival di Cannes, ottiene una nomination agli Oscar, nella categoria Miglior attrice non protagonista, per Geraldine Page. È un film frizzante, una commedia innovativa con uno stile che omaggia la Nouvelle Vague. Il Bernardo protagonista (Peter Kastner) fuma, mentre si rade, come Paul Belmondo, ma il film di Coppola ha un’atmosfera molto più leggera delle pellicole dirette dai suoi colleghi francesi, e probabilmente per puro caso, ricorda molto Chi lavora è perduto di Tinto Brass, uscito tre anni prima.

Nonostante i tanti riferimenti al cinema amato da Coppola, il regista gira questo lungometraggio con una forte impronta personale, affrontando, una tematica a lui cara: la famiglia.

Il tono è comico, a volte grottesco, ma al centro della narrazione ci sono i difficili rapporti tra il protagonista e i suoi asfissianti genitori, perbenisti, falsi e soprattutto sessuofobi, almeno in pubblico.

Il cast: Peter Kastner, Geraldine Page, Elizabeth Hartman, Rip Torn, Tony Bil.

Il padrino

La Paramount acquista i diritti del best seller, Il padrino di Mario Puzzo, volendo realizzare un film con un budget non certo altissimo, circa due milioni di dollari.

Don Vito Corleone è un padrino rispettato. Quando si rifiuta di entrare nel giro della droga, le altre famiglie di New York si alleano contro di lui. Don Vito è ormai è indebolito e il potere viene preso da suo figlio Michael.

Opere cinematografiche sulla mafia italo – americana già sono stati realizzati e sono stati accolti in modo tiepido al botteghino, per cui la produzione vuole andarci con i piedi di piombo.

Inoltre, ci sono dei timori sulle reazioni della comunità italiana, sempre più integrata nella società statunitense. Francis Ford Coppola, ancora sconosciuto per il grande pubblico, ma gli addetti ai lavori già lo considerano un ottimo sceneggiatore, la sua giovane età e la poca esperienza, poi, lo fanno ritenere abbastanza docile per la produzione e l’origine italiana potrebbe attenuare le possibili reazioni dei tanti italo – americani.

Ma appena Coppola viene scelto come regista, impone immediatamente una sostanziale modifica del progetto. L’ambientazione è quella degli anni Quaranta, anziché quella contemporanea.

Coppola dà sfogo al suo innovativo stile. Lunghe scene girate con una fotografia molto scura e il ricorrente uso del montaggio parallelo sono metafore cinematografiche sulla realtà, trasfigurata sul grande schermo. Il padrino è un viaggio verso l’ignoto, la prima tappa di una genealogia del male, che richiama i foschi toni della tragedia shakespeariana.

Il cast: Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, John Cazale

La conversazione

Dopo Il padrino e prima de Il padrino – Parte II, Francis Coppola realizza un film, solo apparentemente, molto lontano dalla saga della famiglia Corleone, La conversazione, vincitore della Palma d’Oro e candidato all’Oscar come Miglior Film.

Il direttore di una grande azienda commissiona Harry Caul di spiare la moglie e l’amante. Le intercettazioni scoprano che i due si sentono minacciati dal marito. Harry è tormentato dal senso di colpa per una traumatica esperienza accaduta nel passato e si sente impotente dinnanzi ai nuovi delitti.

Herry, interpretato da Gene Hakman non è un criminale, tantomeno un mafioso, ma non volendo si ritrova sul groppone la colpa di una morte, scatenata dal suo lavoro.

Il tormento del senso di colpa lo fa precipitare in un baratro che gli impedisce di vivere i rapporti umani di qualsiasi natura. Herry è incatenato, prigioniero di se stesso e dal male che non riesce a combattere. Come avviene In Il padrino, anche in La conversazione è la forza del male che si configura come dominate della narrazione, diventando una prigione da cui è impossibile ogni tipo di evasione.

Il film di Coppola parte da un presupposto simile a Blow Up di Michelangelo Antonioni. In questo caso, però, il delitto non viene scoperto attraverso una fotografia, ma tramite un estratto di un’intercettazione ambientale. È su questo che il regista concentra la sua creatività e l’innata voglia di sperimentare con la tecnologia. Le frasi pronunciante che fanno presagire un nuovo delitto vengono utilizzate come commento sonoro alle scene, un uso del tutto originale delle varie componenti del linguaggio cinematografico, dirette alla ricerca di quel cinema globale, tanto inseguito.

Il cast: Gene Hackman, John Cazale, Allen Ganfrield, Frederic Forrest, Cindy Williams

Il padrino – Parte II

Nel 1974, Francis Ford Coppola firma la regia de Il padrino – Parte II, vincitore di 6 Premi Oscar (Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista, Migliore sceneggiatura non originale, Migliore scenografia e Miglior colonna sonora).

La gioventù di Vito Corleone a New York negli anni Venti si intreccia con l’avidità sempre più forte di Michael, che si è traferito con la famiglia in Nevada, per estendere il potere fino a Las Vega e a Cuba.

In questo secondo capitolo della trilogia, viene mostrata la presa del potere da parte di Michael, ormai non più un eroe di guerra, ma il boss di una famiglia della mafia italo – americana.

Il confronto con l’ascesa di Don Vito, interpretato da Robert De Niro, accompagna le gesta criminali di Michael per tutto il tempo del film, con un montaggio parallelo di estrema bellezza visiva e drammaturgica.

L’evoluzione di Michael è compiuta. Lui che, all’inizio dalla saga dichiara la sua diversità nei confronti della famiglia, è ora parte integrante, anzi, il capo di un male che affascina tutti.

Il presente dell’azione è continuamente inseguito da un passato ancora troppo vivido. Coppola è consapevole che il trascorso della storia, in parte raccontato nella prima parte, non può essere liquidato con facilità. Con la sua straordinaria creatività, organizza l’intreccio della vicenda in un modo tanto innovativo, da realizzare un sequel e pre-sequel in un solo film. Profetico a dir poco!

Il cast: Al Pacino, Robert Duvall, Diane Keaton, Robert De Niro, Talia Shire

Apocalypse Now

È il 1979, quando Francis Ford Coppola realizza un film che, alla pari de Il padrino, è oggi considerato più di un cult: Apocalypse Now. Presentato al festival di Cannes, dove vince la Palma d’Oro, il quarto lungometraggio di Francis Ford Coppola si aggiudica due Premi Oscar (Miglior fotografia e Miglior sonoro).

Durante la guerra in Vietnam, il capitano Willard riceve il compito di sbarazzarsi del colonnello Kurtz. La risalita del fiume in Cambogia è un susseguirsi di insidie.

“Non voglio fare un film come Max Ophuls o David Lean, ma come Irwin Allen”.

È quanto afferma Francis Ford Coppola in Hearts of Darkness – Diario dell’Apocalisse, il documentario girato sul set di Apocalypse Now da sua moglie Eleanor Jessie. Ma chi è Irwin Allen? È un regista americano soprannominato il maestro del disastro, avendo realizzato, quasi tutti i suoi film, intorno a un evento catastrofico e Apocalypse Now va letto secondo questa chiave di lettura.

Il tema della guerra in Vietnam gioca un ruolo fondamentale nell’economia del film, visto la sua grande portata politica e sociale, in USA e nel mondo intero. Ma il vero punto messo a fuoco è la catastrofe del male che come nel Il padrino si impossessa di tutto. Un male profondo che riesce a logorare ogni certezza.

Il film è allo stesso tempo un’avventura, un viaggio tanto realistico, quanto visionario, composto da varie tappe, mostrate con uno stile che alterna spettacolarità e introspezione. Le stesse caratteristiche che affiorano nella celebre sequenza dell’uccisione di Kurtz, con il consueto ricorso al montaggio parallelo, per dare forma a una metafora visiva senza pari.

Il cast: Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Federic Forrest, Albert Hall

Un sogno lungo un giorno

In One From the Heart, uscito in Italia con il titolo Un sogno lungo giorno, Francis Ford Coppola è regista, sceneggiatore, insieme ad Army Bernstein, e produttore, con la sua Zoetrope.

Hank e Fannie si lasciano. Circondati dalle insegne di Las Vegas, Hank conosce un’attraente trapezista e Fannie un affascinante cameriere. Ma giornata termina con Hank e Fannie di nuovo insieme.

Un sogno lungo un giorno non delude solo il pubblico, ma anche la critica che lo definisce un film da laboratorio, senza cuore. In effetti Coppola agisce come un scienziato, manipola il tessuto narrativo, sostanzialmente sentimentalistico a tratti comici, con la musica a sottolineare i passaggi più salienti.

Il film viene stroncato soprattutto perché i personaggi appaiono delle entità con poca profondità, sballottati come delle palline da flipper, illuminate dall’insegne luminose di una città elettrizzata, che diventa il palcoscenico dove è messa in scena l’amore.

Coppola, però, anche in questo film, probabilmente meno riuscito dei precedenti, riesce ad accennare a una sua ossessione: il cinema in diretta, mostrando i protagonisti distanti nello spazio, ma vicini simbolicamente.

Il cast: Federic Forrest, Teri Garr, Raul Julia, Nastassja Kinski, Lainie Kazan

I ragazzi della 56° strada

Nel 1983, Francis Ford Coppola dirige I ragazzi della 56° strada, tratto dal romanzo omonimo di S. E. Hinton.

La banda dei Greasers è in lotta contro i Socs. Poveri contrapposti a ricchi figli di papà. Quando Ponyboy e Johnny uccidono uno dei Socs, i due rifugiarsi in un posto isolato. La tragedia, però, presto si realizza.

Il film nasce da una lettera che Coppola riceve da parte di una bibliotecaria di una scuola, la quale chiede al regista di realizzare l’adattamento del romanzo preferito dei suoi allievi. Sfida accettata!

I ragazzi della 56° è in effetti un film per ragazzi, con protagonisti ragazzi, nonostante le non poche scene di violenza. Quella mostrata nel film è una violenza mitigata, restituita sul grande schermo con una modalità molto simile ai videogame.

Coppola sembra continuare nella prassi utilizzata nel precedente film, Un sogno lungo un giorno, mescolando ingredienti narrativi convenzionali, con uno stile di regia decisamente innovativo.

La fotografia del film è illuminata da una luce decisamente artificiale, che connota i personaggi con una fisionomia plastica, volutamente costruita in maniera non naturale. Il risultato è una specie di ibrido tra melodramma giovanile e un fumetto atipico, che fa storcere il naso a non pochi. È l’ennesimo esperimento di Coppola: l’ossessione di voler mettere alla prova la realtà.

Il cast: C. Thomas Howell, Ralph Macchio, Matt Dillon, Patrick Swayze, Rob Lowe.

Rusty il selvaggio

Nello stesso anno di I ragazzi della 56° strada, Francis Ford Coppola adatta un altro romanzo di S. E Hinton, Rusty il selvaggio.

Rusty James ha per idolo il fratello, ex capo del quartiere. Disilluso, quest’ultimo torna dalla California e insegna a Rusty che non conta essere il capo di una gang.

Il film è stato scritto durante le riprese de I ragazzi della 56° strada, riproponendo, ma in una veste diversa, gli stessi temi e situazioni.

Rusty il selvaggio è la storia di una fascinazione che il protagonista subisce nei confronti del fratello che non vuole essere più il capo. Questa fascinazione è però solo un pretesto, utilizzata per evidenziare un’altra fascinazione presente nella pellicola, quella nei confronti della vecchia Hollywood.

Ancora una volta il regista impiega il repertorio della Hollywood classica, in un’ottica contemporanea. Tutto, dalla fotografia in bianco e nero, alle ombre, passando per il grandangolo, ricorda il cinema degli anni Quaranta.

Il cast: Matt Dillon, Mikey Rourke, Vincent Spano, Diane Lane, Nicolas Cage

undefined

Il padrino – Parte III

Nel 1990, Francis Ford Coppola realizza Il padrino – parte III, che conquista ben sette nomination agli Oscar.

Dopo aver ucciso il fratello Fredo, Michael Corleone decide di mettersi in affari con il Vaticano per porre fine alle sue attività illegali. Le altre famiglie, tuttavia, non tollerano i suoi piani. Michael accoglie come suo braccio destro l’audace nipote, Vincent, che si innamora della figlia Mary.

Il regista esita tanto prima di rimettere mano alla saga della famiglia Corleone. La sua intenzione è quella di fare un film molto simile ai due capitoli precedenti, ma non è affatto semplice.

Innanzitutto, il regista deve cambiare progetto, il ricongiungimento dei due figli superstiti di Don Vito non è possibile. Robert Duvall, l’interprete di Tom Hagen, chiede lo stesso compenso di Al Pacino, costo troppo alto per la produzione e il personaggio viene eliminato.

Il tema centrale questa volta è la redenzione sociale e personale di Michael, che dopo una vita passata nel crimine, vuole allontanare da lui ogni attività illecita. Quella vecchia promessa di rendere legale ogni attività dei Corleone, ora vuole realizzarla con forza e tenacia. Ma Michael, ormai solo e stanco, è trascinato continuamente nel male, che ha caratterizzato la sua esistenza. La morte della figlia è sicuramente il prezzo più caro che può pagare per i suoi crimini.

Il cast: Al Pacino, Diane Keaton, Talia Shire, Andy Garcia, Eli Wallach

Dracula di Bram Stoker

Nel 1992, Francis Ford Coppola realizza Dracula di Bram Stoker, vincitore di tre Premi Oscar (Miglior Trucco, Miglior montaggio, Migliori costumi).

Dracula si reca a Londra convinto che la fidanzata di un impiegato di uno studio legale sia la reincarnazione dell’amata per la cui morte soffre da secoli.

Per questo film la scelta del titolo non è stata per nulla semplice. Usare il semplice Dracula è impossibile, perché i diritti sono posseduti dalla Universal, allora Coppola fa una scelta drastica intitolando il film con la semplice lettera D, ma la proposta viene bocciata e allora si sceglie di aggiungere a Dracula il nome dello scrittore, autore del celebre romanzo.

A subire modifiche non è stato solo il titolo, ma anche l’intero progetto. Inizialmente, il regista sceglie uno stile semplice, basato sul contrasto tra luci e ombre, con una messa in scena essenziale. Successivamente, però, viene scelto uno stile molto più spettacolare.

In ogni modo, Coppola riesce a far emergere uno dei suoi principali punti della sua poetica cinematografica: il male. Quest’ultimo è ovunque, come già viene mostrato in film precedenti, in questo caso, però, visto la fonte letteraria, acquista un valore esoterico che rafforza la sua natura diabolica.

Il cast: Gary Oldman, Winona Ryder, Anthony Hopkins, Keanu Reeves, Cary Elwes

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers