Tarsem Singh è un regista singolare per il pubblico di oggi. Nasce in India ma la sua carriera inizia in America con la direzione di spot pubblicitari e di molti video clip, da Loosing my religion dei R.E.M., per cui ha vinto un MTV award, a 911 di Lady Gaga. Al cinema si avvicina con il thriller The Cell con Jennifer Lopez che lo porta a realizzare, nel 2006, forse, il suo film migliore dal titolo TheFall, ora disponibile su Mubi.
L’elemento fantastico è importante nel suo cinema e si esprime in alcune pellicole successive e fondamentali, come Immortals ispirato ai miti greci e Biancaneve dall’omonima favola. The Fall lo rende poi assolutamente esplicito. Nonostante la trama abbia un forte impianto realistico.
Siamo nel 1915 e il cinema è ai suoi albori. Uno stunt-man, dopo una caduta, finisce all’ospedale. Lì conosce una bambina rumena a cui si lega con un rapporto forte. L’uomo racconta alla bambina storie come quella di Alessandro il Grande e anche quella di cinque avventurieri che cercano di uccidere un governatore spagnolo non proprio buono, affascinandola. Ma le sue intenzioni non sono completamente disinteressate…
Un’opera intessuta di cinema
The Fall, prodotto da David Fincher e Spike Jonze, è il remake del misconosciuto Yo ho ho del bulgaro Zako Heskija e scritto da Valery Petrov. Quest’ultimo è uno dei grandi vecchi del cinema del suo paese. Il film è a metà tra psicodramma e favola terapeutica, ma è anche, e soprattutto, una riflessione sul cinema stesso grazie alle immagini, fotografate da Colin Watkinson, che ricreano quelle in bianco e nero dell’apertura della pellicola, lo spirito del cinema di quei anni, del periodo del muto, di cui il protagonista Roy Walker è l’interprete ideale.
L’elemento fantastico irrompe quasi subito attraverso i racconti dello stunt-man, benissimo interpretato dall’ambiguo Lee Pace, che da lì a poco sarebbe stato il re elfo Thranduil nella trilogia del Lo Hobbit. Ma non è un fantastico come lo si immagina a Hollywood. Il magnifico, il meraviglioso e il favoloso nascono da una poetica molto vicina a quella di un Alejandro Jodorowsky con i colori e gli spazi creati da un regista, oggi dimenticato, come il georgiano Sergej Paradžanov.
Le singole sequenze sono dei film nel film e il racconti di Walker servono da semplici raccordi. Walker, che a sua volta, oltre ad essere uno stunt-man infortunato, diventa anche uno dei protagonisti di questi racconti.
Ma la vera perla del film è la sbalorditiva e giovanissima Catinca Untaru attraverso il cui sguardo vediamo la “vicenda”: sguardo che usa la realtà circostante, sbattendola violentemente nell’immaginazione. Cosi l’uomo dei raggi X diventa il simbolo dei soldati nemici e la dentiera del vecchio paziente la dentiera del Mistico, che una volta persa non vale più niente. Per non tralasciare lo stesso Roy che diventa il Bandito o il suo archetipo, e la bambina sua figlia.
‘The Fall’, incastri di storie e di vita
Ed è forse qui il fulcro di The Fall. La ricerca da parte di Alexandria, la bambina, della figura paterna e gli sforzi dello stunt-man a scappare dalla sua realtà meta-cinematografica attraverso il suicidio. Due realtà (anche) melodrammatiche, al cinema, ma estremamente drammatiche nella vita reale. Insomma, “Hollywood Babilonia”.
Così la vita reale diventa racconto e a sua volta film, come nell’archetipo “Le mille e una notte” con un forte sapore pasoliniano della “Trilogia della vita”.
Il cinema rimane comunque il pezzo forte di questi film di Tarsem Singh, a cominciare dal salvataggio del cavallo nella sequenza d’apertura che richiama direttamente l’immagine del rinoceronte sulla barca de E la nave va di Federico Fellini (che racconta a modo suo la nascita del cinema) fino a quella analoga nel Santa Sagre di Jodorowsky e tutte le cadute, gli inseguimenti e i salvataggi nel pellicole mute, che Lee Pace con Catinca Untaru e gli altri ragazzi dell’ospedale vedono in una proiezione nel cortile, mentre Charlie Chaplin, Buster Keaton, Harold Lloyd e Mack Sennett stanno all’angolo della strada.
Una strada che porta verso il (vero) pianeta di un mago come quello di Oz.