Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti (Speak no Evil, 2024) di James Watkins è l’istant remake americano dell’omonima pellicola danese Speak no Evil (Gaesterne, 2022) di Christian Tafdrup. Prodotto dalla Blumhouse, e distribuito in Italia dalla Universal Pictures, ha per protagonisti James McAvoy, Mackenzie Davis e Scoot McNairy.
Thriller con stilemi produttivi da B-Movie, marchio inconfondibile della casa di produzione di Jason Blum, è un prodotto che funziona. Soprattutto se non si è visto il film originale.
Speak no Evil, la trama
La famiglia Dalton (marito, moglie e figlioletta) sono in vacanza in Italia. Durante il soggiorno nel resort conoscono un’altra famiglia americana (marito, moglie e figlioletto) e, sebbene questi ultimi abbiano comportamenti strambi, stringono amicizia.
Dopo qualche tempo, i Dalton accettano l’invito nella casa di questi nuovi amici, ma lentamente scoprono che quelle stramberie sono molto più pericolose di quanto avrebbero potuto pensare.
Remake rispettoso, forse troppo
Come scritto in precedenza, questo film, (ri)sceneggiato dallo stesso James Watkins, è il remake dell’omonimo titolo danese uscito soltanto 2 anni prima. Usuale tecnica produttiva americana: invece di distribuire il film originale, comprare il funzionale soggetto e realizzare una versione nuova. Aggiungendovi usi e costumi americani.
Si potrebbe stilare una lista di operazioni simili, ma basterebbe citare, rimanendo nel solco del thriller europeo, The Vanishing – Scomparsa (The Vanishing, 1993) di George Sluizer, rifacimento dell’olandese Il mistero della donna scomparsa (Spoorloos, 1988) diretto dallo stesso Sluizer. Oppure di Nightwatch – Il guardiano di notte (Nightwatch, 1997) di Ole Bornedal, remake del danese Il guardiano di notte (Nattevagten, 1994) sempre diretto da Bornedal.
In questo caso Speak no Evil segue la trama originale fin quasi alla fine, per poi creare un nuovo finale, che però è giusto non svelare. Dopo tutto, perché modificare una costruzione drammaturgica efficace? Ma il rimando all’originale si palesa in una piccola battuta, che è un “sarcastico” in joke, ovvero quando le due famiglie sono al tavolo di un ristorante, e appena si presentano due villeggianti danesi (anch’essi alloggiati nel medesimo resort), vengono fatti bersaglio ironico da Paddy (James McAvoy).
Quello che conta è condurre lo spettatore lentamente nell’orrore in cui si ritrova la famiglia Dalton. Una trappola da cui è necessario scappare, un orrore quotidiano, come accade spesso di leggere dalla cronaca nera. Proprio su questa paura si basa la tensione, che riesce a restare stabile per tutta la durata del primo tempo.
Quando si apre la seconda parte della storia, il focus narrativo si sposta sul ricompattamento della famiglia. Quella vacanza nella soleggiata Italia era un tentativo di ricomporre i pezzi di un matrimonio in crisi.
Ed è tutto questo Speak no Evil, a suo modo, un corretto thriller che funziona a una prima visione. Un film che rispetta le regole produttive e tensive della Blumhouse con una regia sensata durante il mantenimento dell’inquieta situazione, ma che eccede poi nel finale, quando i toni si alzano. Ma ciò che veramente conta è la giusta scelta del cast, che riesce a dare ai personaggi la giusta credibilità.
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