Presentato a Venezia nella sezione Confronti delle Giornate degli Autori, Il tempo è ancora nostro vede l’esordio nella regia di Maurizio Matteo Merli e Ascanio Pacelli nei panni del protagonista. Prodotto con il patrocinio di Federgolf e PGAI, il film cerca di rilanciare uno sport poco conosciuto tra i giovani e di donare al pubblico le emozioni che si provano sul green.
Il cuore del film
Tancredi (Ascanio Pacelli), dopo tanti anni vissuti tra lavoro e problemi familiari, decide di tornare alle sue origini e di abbandonare quella vita assai pesante e solitaria. Molla tutto per un’unica cosa: il golf. Il golf è l’unico sport che lo rende libero, valorizzando le sue capacità. Non a caso, il campo da gioco è dove ha conosciuto il suo migliore amico Stefano (Mirko Frezza). L’amore per questo sport porterà Tancredi a riconciliarsi con Costantino, il padre di Stefano e suo allenatore e con l’amico d’infanzia, caduto nel vortice della droga.
Il golf come protagonista
Il cinema ci ha regalato tante pellicole incentrate sullo sport. Finalmente, Merli ha riportato il golf al centro di un film drammatico, non eccellente, ma un discreto prodotto.
Il golf è sempre stato uno sport d’élite, non praticabile da tutti a causa dei costi eccessivi. Il tempo è ancora nostro permette ad ognuno di noi di essere partecipi e di dimenticarci, per un po’, di quanto possa essere economicamente difficile imbucare una pallina.
L’amicizia di Tancredi con Stefano è arricchita dall’amore per questo sport. Tra un tiro e l’altro, il loro rapporto si intensifica sempre di più, ritornando ai bei tempi passati. I protagonisti, completamente opposti, si compensano così di affetti mai ricevuti e di attenzioni negate, praticando il loro sport preferito. È una forma di riscatto per un passato lontano, ma ancora aperto e travagliato.
Infine, l’importanza che il regista dà al golf è data soprattutto dalle lunghe carrellate sui campi da gioco, alternate ad inquadrature dettagliate sugli strumenti: mazze, palline e buche. Sono proprio queste scelte registiche a rendere il golf il vero protagonista del film, come se fosse una presenza umana.
Tancredi e Stefano…
Il lungometraggio pone l’attenzione anche sulle vite dei tre protagonisti. Tancredi, uomo di successo, è alle prese con problemi familiari e l’unico modo per sfogare la sua frustrazione è giocare a golf.
Interpretato da Ascanio Pacelli, per la prima volta nei panni di attore, Tancredi ha dei conti in sospeso con Costantino e Stefano e che cercherà di sistemare. Pacelli, forse poco esperto nella recitazione cinematografica, è a tratti molto impostato e poco espressivo. Nonostante il ruolo risulti alla sua portata, le uniche scene in cui lo vediamo disinvolto è quando gioca a golf, sport che pratica anche nella vita reale. Merli è molto attento a porre l’obiettivo della macchina da presa sui dettagli del corpo di Pacelli e delle mosse compiute per colpire o imbucare la pallina. Sono scene molto intense e che regalano allo spettatore uno spettacolo sportivo esaustivo. Poco convincente è, invece, il montaggio. A tratti molto precario, soprattutto nell’alternanza tra soggettive e panoramiche.
Stefano, invece, è uomo distrutto, ricoverato in una comunità per tossicodipendenti. Mirko Frezza è all’altezza del ruolo che interpreta. Stefano non ha avuto le stesse fortune di Tancredi. È un uomo solo, tossicodipendente e l’unica occasione che ha avuto per diventare qualcuno l’ha sprecata per colpa della droga. Frezza è sincero: i suoi occhi e le sue espressioni comunicano con lo spettatore, rendendo Stefano un personaggio molto complesso e apparentemente tranquillo. Ancora una volta, il regista è in grado di esaltare le caratteristiche dell’attore grazie ad inquadrature mirate.
… e Costantino
È la presenza di Andrea Roncato nei panni di Costantino a dare tono al film. Ottimo attore, Roncato dona al suo personaggio un tocco personale. Non siamo di fronte al classico padre, ma dobbiamo confrontarci con un personaggio “reale” che sente la fatica della vita. Crescere e mantenere un figlio non è facile e sul volto di Costantino vediamo il dolore di un padre per un figlio tossicodipendente, ma che non si rassegna. È la bellissima interpretazione di Roncato a rendere Costantino un uomo comune, reale proprio come noi.
Dietro le quinte del film.
Il tempo è ancora nostro
L’importanza dello sport è il cuore pulsante del film, mascherato dall’amicizia dei due protagonisti. Il green su cui gira tutta la pellicola è l’anima e la morale di quello che lo spettatore vede. È da tanto tempo che il cinema non porta sullo schermo il golf, ma ci siamo riusciti con un film made in Italy.
La pellicola è prettamente drammatica, nonostante la forza di volontà e di determinazione che il gioco sportivo ci dona. È una storia reale che cerca di accentuare uno sport ormai obsoleto, ma che regala emozioni uniche.
Maurizio Matteo Merli ha fatto una scelta azzardata e innovativa, portando lo spettatore in una visione nuova del golf. Ci è riuscito in parte poiché il film non risulta un prodotto eccellente, ma mediocre e che potrebbe subire critiche negative. Come la colonna sonora: canzoni moderne che stonano con la trama e con le melodie drammatiche che accompagnano le scene ricche di un pathos emotivo importante.
Nonostante ciò, la morale ci fa ben sperare e come dice Costantino: “Il tempo è ancora nostro”.