In concorso per la Settimana della Critica della Mostra d’Arte cinematografica di Venezia 81 At Least I Will Be 8 294 400 Pixel, scritto e diretto dall’esordiente Marco Talarico. Il corto distribuito da Premiere si avvale della voce di Mona Yamada avvolta dalla fotografia di Giulia Mancassola.
Il passato è presente – At Least I Will Be 8 294 400 Pixel
Talarico nel suo At Least I Will Be 8 294 400 Pixel compie qualcosa di rischioso visto i tempi e la considerazione del cinema verso le nuove tecnologie applicative. Utilizzare l’intelligenza artificiale senza che questa si sostituisca alle componenti realizzative di un prodotto cinematografico. Nel corto un ragazzo ricorda di essere stato in Georgia in un’estate e prova a ricostruire quel viaggio con l’IA. Sospendendo per un attimo lo strumento dell’intelligenza artificiale, è interessante come il progetto del regista sia diviso. Il corto di Talarico presenta infatti una bi-unione estetica-narrativa. Per i primi tre minuti, attraverso programmi come Photoshop e Midjouney, Talarico ricrea ricordi finti e similari al reale attraverso un assemblaggio di fotografie che appaiono delle veloci diapositive.
Un’istallazione fotografica che passa in rassegna veri oggetti. La televisione accesa di una camera da letto luminosa, vari scatti dall’alto in semi-totale del promontorio georgiano. E ancora altri scatti realizzati con l’IA tra sorrisi e solitudine. Una costruzione nella prima fase più da film-maker che da regista. Intento della forma che mira già a svelare la verità delle sue intenzioni. Talarico non ci inganna. Non ci mostra un’intelligenza artificiale che mira ed essere il film stesso. Già nella sua minimalista estetica ci avverte che il ricordo del protagonista, vero e finzionale, verrà ricostruito con i mezzi moderni. Artificiali del mezzo contemporaneo, ma sinceri nel racconto di Talarico.
La parola è invenzione del ricordo – At Least I Will Be 8 294 400 Pixel
Mai come in At Least I Will Be 8 294 400 Pixel la parola ha funzione di immagine, di accompagnare l’orecchio con la percezione visiva. Il voice over femminile, qui di Mona Yamada, abbandona il semplice compitino da classica IA per trasportare il film in una terza immagine. In una dimensione del corto diviso in due. La voce dell’intelligenza artificiale riproduce ricordi ed episodi del protagonista come se fossero avvenuti un secondo prima. È qui che il cinema si riappropria del suo ruolo anche estetico. La Yamada fa vivere di speranze e ricordi il ragazzo protagonista, nell’illusione di ricongiungersi alla sua anima gemella che aveva perso tempo fa nel viaggio in Georgia. Qui il cortometraggio ammette la propria pulsione documentaristica.
Passando tra i monumenti della Georgia, i mercati col pesce, famigliari dei defunti che esorcizzano la morte attraverso i festeggiamenti. La voce nel suo esistenzialismo e nel suo resoconto georgiano, pone l’attenzione sulla potenza delle immagini. Questo l’elemento più esplicativo del discorso audiovisivo di Talarico. Sottolineare la nostra disabitudine al significato delle immagini. Frame che siamo abituati a vedere e riprodurre senza sosta ma, dice la voce over, senza sapere come in realtà queste immagini ci appaiono. E che il/la protagonista sa che troverà un modo di utilizzarle se continuerà a filmare. Inconsciamente At Least I Will Be 8 294 400 Pixel sembra anche un saggio di cultura visuale, esponendo il problema dell’illimitatezza delle immagini come diminuzione del proprio valore.
L’immagine attraverso il ricordo finzionale
Mentre l’assemblaggio delle fotografie dell’IA avviene attraverso dissolvenze/stacchi tra una sequenza e l’altra, la voce over compie un percorso per ricostruire l’immagine. La mancanza dell’amore che ricorda e vuole tenere stretta nella sua memoria funge da collante per ricostruire e ricomporre l’esperienza interiore attraverso la rigenerazione dell’immagine. Dice la voce nel finale: “ho bisogno di ricordarmi di me”. Ma Talarico ha ripercorso già quella ricomposizione per tutto il cortometraggio. Nel ricordo dei capelli dell’amata, nel suo viso. E infine nell’individuazione dell’Essere attraverso la luce. Componendo l’immagine ricostruita della passione amorosa del protagonista. In ciò si potrebbe ricavare un’operazione simile a Her di Spike Jonze. La macchina, il programma dell’intelligenza artificiale, nel film con Joaquin Phoenix cerca di riscrivere l’esistenza del protagonista attraverso un’apparente nuova vita sentimentale.
Qui l’IA analogamente compie un’operazione ancora più interiore nella sua divisione temporale. La voce over di At Least I Will Be 8 294 400 Pixel divide l’immagine del ricordo da quella del sogno, cosa che invece viene unita nel film di Jonze. Cercando costantemente di ricordarsi dell’immagine di cui non si ricorda, ma che l’IA ricompone fine a far diventare reale il ricordo artificiale. Il viaggio nell’immagine-ricordo riformata, porta il cortometraggio al culmine filosofico. “Se non sei per me allora sarai di qualcun altro?”. Talarico quindi rende l’immagine sofferta e personale, ma anche ricomponibile e universale nel dolore della memoria. Chiedendosi tra le righe quanto l’immagine alla fine vada unita o separata da ciò che vorremmo aver vissuto.
At Least I Will Be 8 294 400 Pixel si dimostra essere un ottimo esordio e un efficace modo di sfruttare l’espediente dell’intelligenza artificiale. Talarico così facendo ragiona sulla Georgia, sullo sforzo di ricordare e sul valore dell’immagine.