In concorso alla Settimana della Critica 2025 Roquia è un film di Yanis Koussim.
Algeria, Francia, Qatar, Arabia Saudita 2025. Interpreti Ali Namous, Akram Djeghim, Mostefa Djadjam, Hanaa Mansour, Lydia Hann
Roquia la trama
1993. A seguito di un incidente d’auto che gli ha causato un’amnesia, Ahmed torna al suo villaggio natale, dove nulla gli appare familiare, né la moglie né i figli. Il più piccolo, spaventato dal volto bendato di Ahmed, lo teme profondamente. Ogni notte, strani visitatori sussurrano litanie in una lingua sconosciuta. Chi sono? Perché il vicino di casa, un cosiddetto amico, lo inquieta? Ai giorni nostri, un Raqi ormai anziano lotta contro l’Alzheimer. Il suo discepolo di preoccupa per lui: alla tremante mano destra di Raqi manca proprio il dito indice. Mentre le persone possedute continuano a parlare in lingue misteriose e la violenza si diffonde, Ahmed ha paura di riacquistare la memoria, mentre il discepolo teme che il declino del suo maestro possa scatenare un male atavico.
Roqia – Settimana Internazionale della Critica
Il male e le sue forme
Dopo essersi fatto notare con il cortometraggio Mon frère (in concorso a Locarno nel 2010 e a Clermont-Ferrand nel 2011) e con il documentario Algiers by Night (2018), il regista algerino Yanis Koussim presenta il suo primo lungometraggio di finzione, Roqia.
Nel cast figurano Ali Namous (già apprezzato in Algiers), Akram Djeghim (Les Terrasses), Mostefa Djadjam (Six pieds sur Terre), Hanaa Mansour (Front Row) e Lydia Hanni.
Scritto dallo stesso regista, il film si sviluppa su due linee temporali.
Nel 1993, dopo un incidente d’auto che lo priva della memoria, Ahmed fa ritorno al suo villaggio. Sembra non riconoscere nulla di ciò che lo circonda. E’ debole, imprigionato in un terrore fisico, distante dal contatto umano, timoroso di svelare il suo ‘vero’ volto ricoperto dalle bende. Solo col tempo si riavvicinerà alla sua famiglia e ai suoi figli divenendo consapevole però dei demoni che lo posseggono.
Ai giorni nostri, un Raqi (esorcista) anziano combatte l’Alzheimer. Il suo discepolo è preoccupato: mentre i posseduti parlano lingue straniere e la violenza cresce, Ahmed teme il ritorno dei ricordi, mentre il suo allievo ha paura che il declino del maestro risvegli un male antico.
Secondo Beatrice Fiorentino, direttrice artistica della Settimana della Critica, “il film, come un esorcismo, esplora trauma, memoria e paura, riflettendo sull’identità frammentata del mondo arabo. Un rituale di catarsi collettiva rivela la frattura tra fede e violenza, tra spiritualità e terrore. L’horror diventa uno spazio di tensione, distanza e confronto generazionale.”
Esorcismo e non solo
L’esorcismo in Algeria è una pratica che esiste principalmente all’interno delle tradizioni islamiche; si basa su credenze relative alla possessione da parte di jinn (genî), entità soprannaturali presenti nella cosmologia islamica. Queste pratiche sono ancora oggi diffuse, specialmente nelle aree rurali, ma sono presenti anche nei contesti urbani sotto forme più “moderne” o adattate. L’esorcismo islamico viene chiamato ruqya , e consiste proprio nella recitazione di versetti del Corano per scacciare i jinn o neutralizzare l’effetto del malocchio o della magia.
Si apre in un buio spettrale Roquia, coniugando il terrore ancestrale del Male Oscuro con i traumi psicologici legati alla Guerra in Afganistan negli anni ’90. Nel caos di case violate famiglie terrorizzate vengono allontanate dalla loro quotidianità. Armi, violenza, paura, urla sconnesse. E’ l’Inferno in terra.
Nella Parte uno, L’Esorcista, assistiamo ad un rito vero e proprio di liberazione dal male nel nome di Allah il Grande. Quasi contemporaneamente si sovrappongono le scene di vita quotidiana di Raqi che fa la spesa al mercato, ordina la pizza, si muove in città. Il normale e lo straordinario si fondono mostrando i due aspetti di una società costruita soprattutto su tradizione e rituali radicati e rafforzati dal clima bellico vissuto ogni giorno (le esplosioni e gli omicidi giornalieri)
Il male dell’anima.
Ma quello che più colpisce in questo inquietante horror è l’aver associato il Male esoterico ad un malessere molto più profondo e silente: i traumi vissuti dai soldati in guerra che generano Mostri nella mente e nel corpo difficili da debellare anche al ritorno a casa. Un ritorno segnato da cambiamenti forti e da una lotta impari che non lascia scampo. La Guerra coi suoi Fantasmi e Demoni trasforma e sfigura irrimediabilmente quello che si è stato . Un viaggio senza ritorno e una frattura insanabile tra una Fede che richiede troppo e una Volontà di lotta non sempre sufficiente per opporsi.
Roqia funge dunque da ‘esorcismo cinematografico’ del trauma algerino, soprattutto legato alla “Decade Nera” (1992–2002) e la strada scelta dell’ horror diventa lo strumento ideale per esprimere una paura collettiva e la memoria dilaniata della società algerina.
Note
Koussim è originario di Sétif (nato nel 1977), ha studiato legge prima di intraprendere la carriera cinematografica e ha lavorato anche come sceneggiatore per altri film algerini. È fondatore di Plateau19, un collettivo per promuovere il cinema indipendente in Algeri.
Roqia è prodotto da Farès Ladjimi per la casa francese Supernova Films, in coproduzione con l’algerina 19, Mulholland Drive. Ha ricevuto il sostegno di istituzioni come il Doha Film Institute, il Red Sea Fund, l’Aide aux Cinémas du Monde del CNC, la regione Sud francese, il Ministero della Cultura algerino e l’Arab Fund for Arts and Culture (AFAC).
La fotografia è firmata da Jean-Marie Delorme, storico collaboratore del regista. I diritti per la distribuzione nella regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) sono stati acquisiti da Film Clinic, mentre le vendite internazionali sono gestite da Alpha Violet.
Settimana Internazionale della Critica 2025: il programma completo della 40esima edizione