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Settimana internazionale della Critica

‘Planet B’ inaugura la Settimana Internazionale della Critica 2024

Attivisti di un mondo sconosciuto. È Planet B di Aude Léa Rapin il film d'apertura della SiC 2024 all'81esima mostra del cinema di Venezia

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sic2024 Planet B

Francia, 2039. Una notte, un gruppo di attivisti perseguitati dallo Stato scompare nel nulla, senza lasciare traccia. Julia Bombarth è una di loro. Al suo risveglio, si ritrova intrappolata in un mondo del tutto sconosciuto: il Planet B.

Aude Léa Rapin riflette sui drammi contemporanei proponendo un punto di vista diverso, chiedendoci di immaginare le conseguenze degli errori di oggi, nel mondo di domani, regolando gli orologi e le bussole in un altra realtà. E sfrutta l’eterno gioco del parallelismo per promuovere una riflessione quanto mai pragmatica. Il film, con Adèle Exarchopoulos e Souheila Yacoub, prodotto da Les Films Du Bal e distribuito da STUDIOCANAL, ha inaugurato l’edizione 2024 della Settimana Internazionale Della Critica a Venezia.

Da mercoledì 28 Agosto la 39esima Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma  della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ritorna con una selezione di opere prime che promettono di sorprendere e affascinare il pubblico. Quest’anno, i temi trattati spaziano dall’identità alla resilienza, fino alle dinamiche familiari e sociali, offrendo uno spaccato delle preoccupazioni contemporanee attraverso lo sguardo di nuovi talenti del cinema internazionale.

adele exarchopoulos in una scena di Planet B (Rapin, 2024) - SiC Settimana Internazionale della Critica

Adèle Exarchopoulos in una scena di Planet B (Aude Léa Rapin, 2024) – SiC Settimana Internazionale della Critica

I temi dominanti riflettono le inquietudini del mondo contemporaneo, dall’identità in crisi alla percezione di una realtà in continuo mutamento, dalla resilienza alla sopravvivenza di singoli individui o popoli in situazioni nuove ed imprevedibili, fino alle relazioni familiari e sociali in contesti di crisi e sofferenza.

There’s no Planet B

In Planet B vediamo una fantascienza sporca e ombrosa, un’idea di futuro condizionata dalla parabola discendente che sta contraddistinguendo il presente. La Grenoble tecnologicamente avanzata che ci presenta Rapin non è altro che una gabbia, una trappola in cortocircuito. Ogni elemento futuristico che il film introduce ha lo scopo di far sentire i protagonisti inumani, pedine controllate, strette in una morsa di cavi e luci al neon, alla disperata ricerca di un’isola felice, un paradiso sempre più concettuale ed effimero. Come Rapin suggerisce, There’s No Planet B è più di uno slogan.

Con un mondo in preda a una rapidissima digitalizzazione, una domanda diventa centrale: cos’è reale? Quello che vediamo, tocchiamo con mano e sperimentiamo è necessariamente la realtà? O anche una simulazione, un’opera artificiale, d’intelligenza sovrumana può essere considerata ‘vera’ nel momento in cui ci fa provare quelle stesse sensazioni? In un continuo e scompaginante passaggio tra realtà fisica e digitale, il ritmo paranoico e incalzante del film riesce nell’intendo di trasmettere questa sensazione di ambiguità, imprigionando esso stesso nel carcere virtuale in cui Julia è costretta.

Se è vero quindi, che “la vera prigione è la mente”, in Planet B vediamo questo concetto sfruttato ai massimi termini; le torture e i raggiri psicologici a cui sono sottoposti Julia e gli altri detenuti (queste le fasi in cui il talento cristallino di A. Exarchopoulos si esprime al meglio) si alternano a un dolore più fisico e tangibile, quello di Nour (S. Yacoub). Non c’è privacy e non c’è futuro, pare non ci sia più spazio nemmeno per l’amore. Che sia un’allegoria o un’oculata esaltazione delle nostre paure, Planet B ci dimostra che il mondo, per quanto possa restare sempre lo stesso, non può più essere dato per scontato.

Adèle Exarchopoulos in una scena di Planet B (Rapin, 2024) - SiC Settimana Internazionale della Critica

Il nuovo cinema francese è innamorato dei colori

In epoca recente, il cinema francese sta cercando di contrastare il grigiore delle immagini che intasano i notiziari con film coloratissimi che amano osare senza perdere, però, la fine eleganza che contraddistingue la cinematografia dei nostri vicini di casa, specialmente in ambito indipendente. Basti pensare alle opere sgargianti e immaginifiche di Bertrand Mandico, che rasentano la videoarte, pur trattando macro temi quanto mai attuali.

In Planet B le influenze dei grandi maestri del thriller fantascientifico e distopico, da Villeneuve a Gilliam, sono evidenti, ma il tentativo di rendere il film fruibile a un più ampio pubblico possibile crea spesso ambiguità stilistiche. La tematica, che fa da cappello a tutta la vicenda, della libertà personale contrapposta a un neo-totalitarismo digitale, non basta a rendere sempre credibile quello che viene proposto a schermo. Questo è però il frutto della voglia di osare della regista, di stupire il pubblico mentre riflette sulla condizione umana, intrattenendo e istruendo.

Questa voglia di osare si riflette, in Planet B, anche nelle musiche, firmate da un altro interessantissimo autore transalpino, Bertrand Bonello, protagonista al festival di Venezia 2023 con La Bête, anch’esso film contorto e dibattuto, che sceglie di sperimentare realtà alternative e futuri prossimi, seppure in chiave più sentimentale, con le meravigliose interpretazioni di George MacKay e Lèa Seydoux, l’altra metà ne La Vita di Adele, proprio con Adèle Exarchopoulos, volto di questa nuova Vague.

L’artwork Ufficiale della SiC 2024

adele exarchopoulos in una scena di Planet B (Rapin, 2024) - SiC Settimana Internazionale della Critica

Souheila Yacoub in una scena di Planet B (Rapin, 2024) – SiC Settimana Internazionale della Critica

Dal campo di battaglia alla macchina da presa

Aude Léa Rapin, classe 1984, ha iniziato la sua carriera come fotografa e videomaker nella penisola balcanica e tra le aree più tumultuose dell’Africa. Profondamente segnata dai fantasmi della guerra nei Balcani, ha realizzato un trittico di documentari sull’argomento. Nel 2014 è passata alla finzione con tre cortometraggi, riscontrando un buon successo in numerosi festival. Il suo primo lungometraggio, Heroes Don’t Die, è stato presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes nel 2019. Planet B è il suo secondo lungometraggio.

Le sue opere si distinguono per un utilizzo virtuoso della camera e immagini fortemente contrastate e artefatte, che fanno da collante a una messa in scena spesso realistica e razionale, di pura guerriglia urbana. L’esperienza diretta, al fronte, abbinata ad una spiccata sensibilità estetica maturata in ambito fotografico e con le esperienze nel cinema francese, la rendono un’esponente unica di un cinema, quello transalpino, sempre più ruggente e critico, specchio del suo popolo.

Taxidrivers è partner della Settimana Internazionale della Critica all’81esima Mostra del Cinema di Venezia

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Planet B (Planèt B)

  • Anno: 2024
  • Durata: 119'
  • Distribuzione: STUDIOCANAL
  • Genere: Drammatico, Fantascienza
  • Nazionalita: Francia, Belgio
  • Regia: Aude Léa Rapin