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Giornate degli Autori

‘Taxi Monamour’ di Ciro De Caro Una carezza al cuore

Il regista costruisce un’altra storia al femminile, insieme a Rosa Palasciano, con il rigore, la sobrietà e la passione dei suoi film precedenti. Premio del Pubblico alle Giornate degli Autori 2024

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Taxi Monamour

Taxi Monamour di Ciro De Caro, unico film italiano in concorso alla ventunesima edizione Giornate degli Autori 2024, si aggiudica il premio del pubblico. È prodotto da Kimerafilm, MFF, Adler Entertainment, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura.  Distribuito da Adler Entertainment.

Al cinema dal 4 Settembre con Adler Entertainment. 

Conoscersi in un momento di particolare fragilità. Un sentimento puro, gratuito, sincero, profondo

Taxi Monamour La trama

L’incontro tra due donne all’apparenza diverse ma che in fondo si assomigliano molto. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia; Cristi fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Cristi di restare al sicuro in Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà (trama ufficiale del film).

Ciro De Caro e Rosa Palasciano

Tornano a lavorare insieme, Ciro De Caro e Rosa Palasciano, come nel 2021 per il film Giulia: lui regista e lei attrice, entrambi sceneggiatori. Questa volta i ritratti femminili sono due. Rosa Palasciano racconta che l’idea del film è nata dall’immagine reale di due donne adulte che, durante la pausa pranzo, mangiavano in riva al mare. L’immagine sulla spiaggia è stata colta e conservata gelosamente ancor prima di realizzare il film Giulia. In mezzo, difficoltà di produzione e cambiamenti vari hanno fatto sì che il progetto si depositasse e venisse ripreso in seguito, grazie anche all’incontro con Simone Isola, produttore.

Intanto le donne a lungo immaginate sono diventate più giovani, e si è cominciato a scrivere su di loro una storia completamente nuova. La scena sulla spiaggia, infatti, arriva nel film quasi alla fine, dopo un percorso che le vede insieme, ma spesso separate, in un avvicinamento non semplice, soprattutto per la ritrosia di Cristi. In una tensione che cresce via via e non accenna a diminuire.

Taxi Monamour

Immagine dal sito ufficiale Filmitalia – Rosa Palasciano e Yeva Sai

Taxi Monamour: difficoltà nella comunicazione

Dopo la presentazione dei due personaggi nelle loro diverse realtà, presto cominciamo a essere in apprensione per il loro destino. Di Anna sappiamo subito che è ammalata, rifiuta le cure, e non si confida con nessuno, nemmeno con il fidanzato, con cui sembra avere una buona intesa. Di Cristi, che vive a disagio in Italia e vuole tornare in Ucraina. C’è un dramma nella vita di ciascuna, più grande di loro, più intenso perché né l’una né l’altra trovano le parole per dirlo. Le giornate segnano un susseguirsi di incontri, ognuna con il proprio tormento, custodito ostinatamente.

Per buona parte della narrazione, Anna e Cristi faticano a comunicare quando sono insieme. L’apertura nella relazione e il racconto di sé che ci aspettiamo vengono a lungo rimandati, rendendoci impazienti, perché sappiamo che prima o poi in una storia così dovrà accadere.

Quando sono riprese in famiglia, poi, non c’è nessun sollievo, soprattutto per Cristi. In quella italiana di Anna ci si parla addosso e si vuole avere ragione su questioni ininfluenti: il classico esempio in cui la comunicazione disturbata nasconde maldestramente rivendicazioni profonde, inespresse. A casa della zia di Cristi si sente tanto dolore soffocato e i messaggi sanno subito di rimprovero: la zia usa il ricatto di ciò che è stato fatto per lei  e Cristi non è disponibile alla gratitudine.

Interni non luminosi in Taxi Monamour.  Esterni quasi sempre bui in una Roma notturna e deserta: la fermata dell’autobus, i ritorni serali nella casa di periferia, mentre i dialoghi tra le due ragazze sono ridotti all’essenziale. Ecco, cosa c’è di strano: Anna e Cristi imparano a conoscersi, a volersi bene, ad affidarsi, ma senza le confidenze femminili che ci si prefigura nella resa di un’amicizia tra donne. La fiducia cresce con l’assiduità, perché è importante esserci e rispecchiarsi nella sofferenza dell’altra, di natura completamente diversa, ma ugualmente intensità.

Una sorta di pedinamento e di ansia

Taxi Monamour

Immagine tratta dal sito ufficiale Filmitalia. Rosa Palasciano e Yeva Sai

Nella Roma serale e notturna che dicevamo, spesso siamo costretti a vedere le ragazze di spalle. Poche volte in viso, ed è sera, ed è buio, e la città è deserta.  Si ripete sempre una sorta di pedinamento che infastidisce, perché temiamo succeda loro qualcosa di brutto.

Già nella seconda scena, dopo l’incipit che vede un primissimo piano sul viso sofferto di Anna, la seguiamo, sempre al buio, mentre scavalca un cancello. Cosa farà? Dove andrà? E verso quali pericoli?

In uno dei loro primi incontri (non sono ancora amiche), Anna e Cristi accettano un passaggio da due ragazzotti arabi. Sono chiassosi e inoffensivi, ma è sera, non si conoscono, le sbruffonate dei maschi potrebbero  essere il preludio al superamento dei confini. Cominciamo già a essere in ansia  e lo saremo spesso anche in seguito.

Proiezioni evidenti delle angosce interiori, che creano un clima di allerta continuo, e fanno apprezzare di più i pochi momenti di gioia, quando finalmente le ragazze se li concederanno.

Il regista testimone

«Il mio tentativo è quello di essere un testimone silenzioso e discreto che, osservando la vita di queste due donne, possa cogliere qualcosa di intimo e molto vero, in maniera leggera, cruda e priva di giudizio, anche se con uno sguardo estremamente personale». (Dall’intervista di Carlo Cerofolini per Taxidrivers, a proposito di Giulia).

Ciro De Caro è solito dare al racconto un tono di presa diretta, come una rigorosa documentazione, soprattutto nelle scene famigliari. In Spaghetti story l’adesione al vero è evidentissima quando il protagonista (Valerio Di Benedetto) è insieme alla sua ragazza, alla sorella, all’amico. In Taxi Monamour, negli incontri di famiglia, soprattutto. Sembra che più la scena si fa intima, più il regista ricorra al reale, nella sobrietà delle parole e delle inquadrature, ottenendo una partecipazione autentica al suo lavoro sincero.

«La neutralità dello sguardo sarebbe venuta meno se avessi aggiunto la musica o inserito un’inquadratura più patinata. Senza le tecniche di abbellimento l’osservatore è più libero da sovrastrutture. Questo gli permette di fare il percorso insieme ai personaggi e di comprenderli meglio». (Dalla stessa intervista di Cerofolini).

Una scelta efficacissima, e coraggiosa, tanto più apprezzabile ora che sempre più spesso, nei film e nelle serie tv,  le musiche si sostituiscono alle parole quando addirittura non si sovrappongono fino a coprirle.

Dicono Ciro De Caro e Rosa Palasciano che il loro modello di cinema è Rohmer. De Caro aggiunge Cassavetes, soprattutto. E la Nouvelle Vague, sempre. Gli influssi dei Maestri si avvertono piacevolmente, in Taxi Monamour, e nei film precedenti di Ciro De Caro.

Saper stare con il silenzio, non riempire i vuoti a tutti i costi, è una bella lezione di cinema e di vita. Un po’ quello che fanno Anna e Cristi, per come sanno vivere una relazione profonda e lieve insieme.

 Senza le tecniche di abbellimento, si riesce a rendere meglio la disperazione condivisa, in un rapporto che non possiamo definire solo di amicizia e neanche di sorellanza, come spesso si dice dell’intimità tra donne.

Verrebbe da dire che Ciro De Caro e Rosa Palasciano ci hanno regalato la storia di una promessa, fatta di istanti che sono una carezza al cuore.

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Taxi Monamour

  • Anno: 2024
  • Durata: 110 minuti
  • Distribuzione: Adler Entertainment
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Ciro De Caro
  • Data di uscita: 04-September-2024