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‘Uno specialista: Ritratto di un criminale moderno’: capire il male

Eyal Sivan fa un pregevole lavoro di condensazione con la grossa mole di materiale riguardante il processo a Adolf Eichmann, dimostrando come sia necessario operare una scelta anche etica nel selezionare il materiale da mostrare

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In questa seconda edizione l’UnArchive Found Footage Fest, c’è la sezione Processi d’archivio, composta da tre documentari d’archivio, tra cui Uno specialista – Ritratto di un criminale moderno (Un spécialiste, portrait d’un criminel moderne, 1999) di Eyal Sivan. Gli altri due sono The Kiev Trial (2022) di Sergei Loznitsa e The Trial (El Juicio, 2023) di Ulises de la Orden.

Una “piccola” sezione con cui si vuole mostrare come possono essere usati i materiali d’archivio processuali, riguardanti tre esempi di udienze storico-politiche. Tra i tre, questo di Sivan è il più vecchio, ed è stato scelto perché fu tra i primi documentari a “dettare” le regole sull’utilizzo del Found Footage, esemplificando bene come, nel comporre questi tipi documenti visivi, ci sia un duro lavoro di scelta, di etica, di compendio e di stile artistico.

Adolf Eichman: un uomo qualunque, la banalità del male

Tra le figure demoniache del nazismo che hanno ideato, creato e portato avanti la soluzione finale, c’è Adolf Eichman (1906-1962). Un cittadino mediocre (non conseguì nemmeno il diploma superiore), grigio, senza reali interessi politici e/o sociali, finché non decise di aderire alle SS.

Entrato nelle Schutzstaffel (SS), organizzazione paramilitare del NSDAP (Partito Nazionalista Tedesco dei Lavoratori), fece abbastanza celermente carriera. Sebbene di carenti interessi culturali, la svolta giusta’appunto gli permise la scalata professionale che avvenne con la lettura di Lo stato ebraico di Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista.

Eichmann non era profondamente interessato all’ideologia – deviata – che sottostava al saggio, ma a quelle nozioni che potevano permettergli un facile e rapido avanzamento di carriera, consapevole che una delle tematiche del Mein Kampf  di Adolf Hitler riguardava proprio il sionismo. E in questa nuova veste divenne uno degli organizzatori delle deportazioni, e verso la fine della guerra uno degli attuatori della Shoah.

Sebbene fosse una figura importante nell’organizzazione nazista, rispetto agli altri criminali non era noto, e questa “mediocrità” gli permise sia di evitare il Processo di Norimberga, sia di poter restare nascosto cinque anni nelle campagne tedesche. Poi fuggì tranquillamente, con l’utilizzo di documenti falsi stampati in Italia, in Sud America, come molti altri criminali nazisti.

Catturato dal Mossad nel maggio 1960, venne processato in Israele nel 1961. L’udienza si svolse in 114 sedute, e il materiale filmico consta di oltre 350 ore. Adolf Eichmann fu giustiziato, tramite impiccagione, il 31 maggio 1962.

Hannah Arendt (1906-1975) definì bene la figura del “mediocre” impiegato carnefice Eichmann: “l’incarnazione dell’assoluta banalità del male”.

Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno: come condensare il vasto materiale e riuscire a creare il vivido ritratto di un assassino

Il lavoro più arduo per il regista Eyal Sivan è stato chiaramente quello di dover fare una scelta tra la moltissima mole di girato. Che fu realizzato da Leo Hurwitz in parte usato nel suo Verdict of Tomorrow (1961).

Oltre a questo Found Footage giuridico, Sivan e lo sceneggiatore Rony Brauman hanno scelto come linea guida storica ed etica La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme di Hannah Arednt.

Tenendo in conto questi due poli (il visivo e il contenuto etico), Sivan ha voluto creare un sunto che sapesse mostrare, spiegare e far riflettere sulla figura di Eichmann e sul nazismo. Il nazismo non fu alimentato soltanto da personalità fortemente deviate ideologicamente, ma anche da ordinari “impiegati” che eseguivano anche i più truci ordini senza porsi un minimo cruccio interiore.

Nelle molte risposte che Eichmann dà ai giudici e agli avvocati dell’accusa, ci sono una freddezza e una razionalità sconcertanti. Chiuso nel “gabbiotto”, sempre vestito con dozzinale eleganza, pare un semplice cittadino che controbatte con raziocinio le sue criminose azioni.

Un atteggiamento tranquillo che Sivan mette ben in evidenza, sia nei piani d’ascolto dell’imputato, e sia quando con tipico fare da messo comunale legge tutto il materiale da lui conservato.

Uno specialista: ritratto di un criminale moderno non ha prefazioni (ad esempio inserti didattici sul nazismo). Né mostra la condanna a morte di Eichmann. Si concentra soltanto su tutto quel materiale d’archivio e sull’ordinato comportamento, verbale e gestuale di questo grigio specialista.

 

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Uno specialista - Ritratto di criminale moderno

  • Anno: 1999
  • Durata: 128 minuti
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Israele
  • Regia: Eyal Sivan