Fela il mio dio vivente: in sala il documentario di Daniele Vicari, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.
Scritto dal regista con Greta Scicchitano e Renata Di Leone, racconta l’intenso rapporto di stima e affetto tra il videomaker Michele Avantario e il musicista e attivista nigeriano Fela Anikulapo Kuti, in arte Fela Kuti.
Un rapporto nato dalla passione e dall’ammirazione di Avantario per la musica di Fela.
Trama ufficiale
Primi anni ’80. Un giovane regista, Michele Avantario, incontra il grande musicista e rivoluzionario nigeriano, Fela Kuti, e da quel momento dedica la sua vita alla realizzazione di un film interpretato dallo stesso Fela.
Non ci riuscirà mai, ma scoprirà qualcosa di più importante per lui: una nuova idea di esistenza.
In sala è distribuito da Luce Cinecittà.
Fela il mio dio vivente: il documentario
Nella Roma degli anni Settanta, Avantario, da sempre appassionato di musica, un giorno si imbatte nel jazz nigeriano di questo artista. Colpito dal suono e dai testi, trova nelle canzoni di Fela passione, conforto e rifugio. Nel frattempo le strade dei due uomini sembrano muoversi in parallelo. Fela parte alla volta degli Stati Uniti per studiare musica e la stessa cosa farà Michele. Ma se negli USA Michele cercherà dischi e nuovi sound, Fela incontrerà la realtà delle Black Panthers, imparando quindi il significato di abuso, denuncia e potere. Le BlackPanthers aprono in lui la possibilità di denunciare, con suono e voce, la realtà della sua Nigeria, terra povera, abbandonata e sfruttata da multinazionali che, promettendo un futuro “occidentale”, non fanno altro che indebolire l’Africa.
La strada di Fela, la crescita personale e artistica, lo accomunano, ancora, a Michele. Quest’ultimo, rientrato a Roma dopo i suoi studi, ottiene un lavoro estivo dalla commissione della cultura romana e riesce ad organizzare un concerto di Fela.
Entusiasta, si prepara al grande incontro, fermato in partenza dall’arrivo del suo mito e la sua orchestra nella capitale. In quegli anni, uno spinello in tasca significava una notte in cella. Figuriamoci i 43 kg di marijuana posseduti. Dopo dieci giorni di detenzione, paragonati da Fela a una piccola vacanza dato lo stato delle carceri nigeriane rispetto a quelle italiane, può avvenire il grande incontro. Prima a Roma, e dopo a Milano. Michele sente sempre più il bisogno di conoscere nel profondo questo artista da lui così distante, ma grazie al quale riesce a sentirsi a casa.
Il doppio ritratto
Commentato dalla voce di Claudio Santamaria, il documentario ripercorre la vita di Avantario fin dal momento in cui ascolta per la prima volta la musica di Fela. Vicari si conferma attento osservatore della realtà e dei suoi protagonisti.
«Con questo film provo a raccontare una storia semplice ma potente, quella di un ragazzo che si confronta con un mito vivente, tentando di realizzare un film impossibile» – Daniele Vicari
Scegliendo un documentario in cui lo sguardo è duplice, il regista fa una scelta narrativa decisa. Fela il mio dio vivente è la testimonianza del potere della musica, del bisogno umano di ascoltarla. L’uomo non può vivere senza musica, la musica non può esistere senza una storia.
La storia di Michele è proprio il simbolo di questo rapporto comune a tutti coloro che condividono la passione capace di toccare l’anima, inseguire sogni, idee e individui anche negli altri continenti.
Fela il mio dio vivente: la denuncia
Grazie alla ricostruzione della storia dei due, Vicari permette di approfondire la condizione della Nigeria. A partire dalla città di Lagos, dove Avantario si recherà diverse volte sia per incontrare Fela che per affetto verso il luogo. I suoi viaggi e le successive rivelazioni sulla condizione nigeriana, esplicitano il ruolo di Fela nel suo paese e per la sua gente. Il cantante dopo il viaggio negli Stati Uniti e l’incontro con le Panthers matura in sé il bisogno di dare voce a ciò che lo circonda.
Denuncia il disegno europeo di dare all’Africa un’impronta occidentale, i tentativi di rendere europei gli adolescenti con promesse irrealizzabili. La povertà, la mancanza di cibo e di acqua in un paese dimenticato dai suoi stessi cittadini. Fela, allo scoppio della Guerra del Golfo, afferma di vivere in un paese il cui cielo è illuminato da bombe lontane e considerato terra di mezzo da chi fa esplodere le bombe.
La forza della sua denuncia diventa il credo di Michele che vede in ogni volto occidentale la mancata serenità di un volto africano. Ogni viaggio a Lagos è un ritorno a casa, da Fela.
Le strade di Fela e Michele corrono parallele, si incontrano, poi si dividono e dopo si ritrovano, accomunate dal suono che ha fatto vibrare il cuore di Michele al primo ascolto.
Alternando immagini video e fotografie, sia di Michele che di Fela, il documentario è una lungo concerto il cui tempo è tenuto dalla voce e dal ritmo di Fela. La colonna sonora, tutt’uno con le sequenze e la voce narrante di Santamaria, si amalgama all’intensità del racconto generando fascino, connessione emotiva e appagamento uditivo. In più, gli amanti della musica comprenderanno e invidieranno Michele Avantario per essersi così avvicinato al “suo” Fela.
Il trailer ufficiale
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