Considerato uno dei migliori attori della storia del cinema, Robert De Niro è uno degli intepreti che maggiormente è riuscito ad affiancare, con il suo incredibile talento, l’ampio successo di pubblico e la partecipazione ad opere di inestimabile valore.
Nato a New York nel 1943, è riuscito ad ottenere la fama internazionale a partire dagli anni ’70, quando, grazie alle sue collaborazioni con registi come Martin Scorsese (Mean Streets, Taxi Driver) e Francis Ford Coppola (Il padrino – Parte II), diviene uno dei principali volti della nuova Hollywood.
Durante la sua carriera ha avuto modo di lavorare anche con altri registi storici, come Bernardo Bertolucci, con Novecento, Sergio Leone, con C’era una volta in America, Brian De Palma, con Gli intoccabili e Michael Mann, con Heat – La sfida.
In occasione del compleanno dell’attore, ricordiamo alcuni tra i suoi ruoli migliori .
Toro scatenato (Martin Scorsese, 1980)
Con Robert De Niro, Joe Pesci, Cathy Moriarty e Frank Vincent.
Trama
Ispirato all’autobiografia di Jake LaMotta, Toro scatenato racconta l’ascesa e la caduta del pugile italoamericano. Cresciuto nel Bronx, Jake inizia la sua carriera pugilistica aiutato dal fratello Joey, che gli fa da manager, e, successivamente, viene favorito da alcuni protettori. Dopo il divorzio con la moglie, Jake si sposa con l’amante Vicki. La relazione tra i due si farà però problematica a causa della forte sua gelosia, anche nei confronti del fratello.
Commento
Forse il film migliore di Scorsese, Toro scatenato è sicuramente una delle opere più riuscite degli anni ’80. Il regista newyorkese ritorna a collaborare con Paul Schrader, leggendario sceneggiatore di Taxi Driver, e Robert De Niro, la cui interpretazione del pugile Jake LaMotta costituisce, forse, la migliore della sua intera carriera. Il personaggio è esplorato in profondità, non è trattato mai come eroe e mai come antieroe, è messo in scena con un realismo tale da rivelare tutta la sua drammaticità. Toro scatenato è la storia di un personaggio alienato, accecato dalla volontà di controllo e dal desiderio di ottenere sempre di più.
L’eccezionale fotografia in bianco e nero mette in risalto spazi evocativi, fissando nella memoria dello spettatore, in particolare, quelli che saranno teatri dei principali scontri, la casa e il ring. Quest’ultimo reso come uno spazio quasi metafisico, simbolo dell’interiorità del pugile. Sono proprio questi due luoghi che, nel loro apparente contrasto, sottolineano la natura di Jake LaMotta, uomo che sembra vivere grazie al personaggio che si è costruito e che non riesce ad esprimersi al di fuori della violenza che esercita.
Il capolavoro di Martin Scorsese è un tragico racconto senza catarsi. Dopo una vita piena di errori, il protagonista si ritrova ombra di se stesso, ormai senza più niente e nessuno, schiacciato dal peso di un passato perduto. L’opera, estremamente influente su tutto il cinema che seguirà, è essenziale per qualunque spettatore e necessaria per comprendere tutta la filosofia dell’autore.
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C’era una volta in America (Sergio Leone, 1984)
Con Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern e Joe Pesci.
Trama
Tratto dall’autobiografia del gangster Harry Gray, C’era una volta in America racconta la vita del criminale David Aaronson, detto Noodles. Il film lo seguirà, insieme alla sua gang, dall’inizio degli anni ’20 fino agli anni ’60, raccontandone l’ascesa e la successiva decadenza negli ambienti malavitosi di New York.
Commento
C’era una volta in America è l’ultimo grande capolavoro di Sergio Leone, che abbandona le atmosfere western avvicinandosi a quelle da gangster movie. L’utilizzo dei canoni del genere è pienamente consapevole e finalizzato alla messa in scena di tematiche che si elevano da questi ultimi. I personaggi del film e le loro vicende sono specchio della storia americana dell’epoca, raccontata con uno sguardo critico, e delle ripercussioni che queste hanno avuto sulla contemporaneità. Uno dei centri tematici è anche la narrazione della forza distruttiva della violenza e del tradimento.
Il più grande punto di forza del capolavoro di Leone, oltre alla sua tecnica perfetta, è la narrazione non convenzionale. Le vicende di Noodles non sono presentate in ordine cronologico, ma messe in scena in ordine sparso, come ricordi che ricompaiono all’improvviso. Il punto di vista adottato è quello del protagonista, le cui memorie sono spesso confuse e talvolta inaffidabili. Il film diventa quindi un potente racconto dell’infanzia, delle scelte che hanno portato alla sua fine e della grande nostalgia.
Il capolavoro di Sergio Leone, musicato brillantemente da Ennio Morricone, è a tutti gli effetti una pietra miliare nella storia del cinema, indispensabile per il suo sviluppo e vivamente consigliato ad ogni appassionato della settima arte.
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Cape Fear (Martin Scorsese, 1991)
Con Robert De Niro, Nick Nolte, Jessica Lange e Juliette Lewis.
Trama
Remake de Il promontorio della paura (John Lee Thomson, 1962), Cape Fear racconta dell’avvocato Sam Bowden, che vive in una piccola cittadina con la moglie e la figlia adolescente. La famiglia si ritroverà improvvisamente in pericolo quando Max Cady, ex-detenuto con tendenze sadiche e violente, deciderà di tormentarli. L’uomo ritiene infatti che il protagonista, che è stato suo avvocato prima del periodo di detenzione, abbia occultato delle prove che avrebbero potuto ridurre la sua pena.
Commento
Cape Fear è sicuramente una delle migliori produzioni di Scorsese degli anni ’90. Il personaggio di Max Cady, interpretato da Robert De Niro, viene rappresentato come un’entità distruttiva e portatrice di caos. La sua presenza è costante, anche nelle sequenze in cui non è protagonista. La sensazione di oppressione che genera lo rende costantemente una minaccia. La costruzione della tensione è perfetta. Il film si configura come un costante crescendo di eventi sempre imprevedibili, all’intero dei quali le forze in gioco vengono ribaltate continuamente.
Ciò che contraddistingue maggiormente Cape Fear dagli altri thriller domestici, come Attrazione fatale, è il modo in cui viene messa in scena la tematica della giustizia. Max Cady, infatti, agisce ai limiti della legge, sfruttandone i paradossi (che Scorsese mette costantemente in evidenza) per non essere mai condannato. Diventa antagonista quindi l’incongruenza della legge stessa, che non riesce in alcun modo a proteggere la famiglia del protagonista.
L’incapacità di agire del sistema giudiziario porta a uno scontro di potere tra protagonista e antagonista su un piano più fisico e personale, che troverà il suo apice nella perfetta sequenza finale.
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Mission (Roland Joffè, 1986)
Con Robert De Niro, Jeremy Irons, Ray McAnally e Liam Neeson.
Trama
L’opera è ambientata nel Sudamerica della metà del 1700, in una Missione gesuita situata nei pressi delle Cascate dell’Iguazù. Dopo aver ucciso il fratello per gelosia, Rodrigo Mendoza decide di lasciarsi morire per il rimorso. Incontra, tuttavia, Padre Gabriel, missionario gesuita che lo convince a trovare una redenzione scalando con lui le cascate e diventando a sua volta missionario presso il villaggio che sta costruendo con gli Indios. I due dovranno però scontrarsi con le pressioni di Spagna e Portogallo, contrari alla creazione della piccola comunità, considerata scomoda dal punto di vista sociale ed economico.
Commento
Vincitore della Palma D’Oro al 39° Festival di Cannes, Mission è un racconto evocativo e decisamente spirituale. Al centro dell’opera vi è la lunga ricerca di una redenzione da parte del protagonista, Rodrigo, interpretato magistralmente da Robert De Niro. La redenzione è inizialmente messa in scena dalla lunga scalata, durante la quale l’uomo porta con sé il pesante fardello dei possedimenti della sua vita precedente. La sequenza, di una durata considerevole, è simbolo perfetto dello sforzo di ricerca del protagonista, che vuole cambiare ma non è ancora pronto a distaccarsi dai suoi valori.
L’opera ha anche un’importante valore storico-sociale. Il modo in cui le grandi potenze europee sono pronte a sacrificare un piccolo villaggio nascondendo le ragioni economiche dietro quelle ecclesiastiche rappresenta, oltre a quelle del passato, anche le tendenze del mondo contemporaneo.
Ciò che risulta maggiormente riuscita è la componente tecnica. La regia è impeccabile e la fotografia riesce a mettere in evidenza i campi lunghi in maniera a dir poco mozzafiato, creando anche un parallelismo con il percorso interiore della fotografia. Degna di nota è anche la colonna sonora di Ennio Morricone, che contribuisce alla creazione di un’atmosfera più che efficace.
Il film è disponibile qui.
Il lato positivo (David O. Russell, 2012)
Con Robert De Niro, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence e Jacki Weaver.
Trama
Dopo un periodo passato in un istituto psichiatrico per via del suo bipolarismo, Pat Solitano ritorna a vivere con i genitori. Il suo unico pensiero è quello di riconciliarsi con Nikki, la sua ex moglie, nei confronti della quale, tuttavia, ha un’ordinanza restrittiva, stipulata dopo che, in passato, ha malmenato l’amante della donna. Durante la sua ricerca, Pat, incontrerà Tiffany, un’amica di Nikki che, dopo la morte del marito, ha sviluppato dei problemi psichiatrici. I due faranno un patto: se Pat si allenerà nella danza con la donna, questa si impegnerà a consegnare una sua lettera a Nikki. Tra i due si svilupperà presto un rapporto speciale.
Commento
Tra le opere più riuscite di David O. Russell, Il lato positivo è un’esplorazione senza pregiudizi della malattia mentale. Il film si configura come una classica commedia romantica, all’interno della quale è presente un elemento di dramma non indifferente. Ciò che lo contraddistingue principalmente è l’adozione del punto di vista di personaggi definibili come outsider, dando loro la possibilità di esprimersi in maniera libera. Tema principale dell’opera è quello della ricerca della positività (e di un finale felice). Questo è rappresentato in particolare dalla forte volontà di Pat di ricostruire il suo matrimonio. L’autore sembra voler comunicare l’importanza della ricerca di un risvolto positivo, messo in scena, in questo caso, da un amore liberatorio.
Rientra nella tematica anche il personaggio di De Niro (sicuramente tra i più riusciti), che interpreta il padre del protagonista. L’uomo, infatti, è ossessionato dalle scommesse, in particolare quelle sportive. Sarà proprio una sua grande scommessa a fare da punto di svolta nella narrazione, a dimostrazione che anche quando vi sono poche possibilità di riuscita esiste sempre l’opportunità di interpretare gli eventi con positività.
Il film è disponibile qui.
Menzioni onorevoli
Machete (2010, regia di Robert Rodriguez, con Danny Trejo, Steven Seagal, Jessica Alba e Robert De Niro)
Limitless (2011, regia di Neil Burger, con Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish e Andrew Howard)
Cose nostre – Malavita (2013, regia di Luc Besson, con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Dianna Agron e John D’Leo)