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Torino Film Festival

‘A stranger quest’ Il primo film di Andrea Gatopoulos

Il regista vuole raccontarci la storia di David Rumsey, un collezionista di mappe

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A Stranger Quest è il primo lungometraggio di Andrea Gatopoulos che è entrato in competizione ufficiale al 41° Torino Film Festival. Inserito in concorso alla sezione Concorso Documentari Italiani.

Cliccando qui potete leggere l’intervista al regista.

Agli occhi di una mente artificiale, gli ultimi trent’anni di David Rumsey, spesi ad accumulare una delle più grandi collezioni di mappe storiche da lui segretamente definita il suo poema, sembrano una missione senza alcuna spiegazione. Lo seguirà in un viaggio a cospetto dei fantasmi del suo passato e della fine che si avvicina.

Il film chiude la trilogia UOMO-MACCHINA che il regista ha iniziato con il cortometraggio Happy new year, Jim entrato in selezione ufficiale al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e che ha proseguito con il secondo corto Eschaton AD che vanta la collaborazione del regista Orso d’Oro Radu Jude.

Mi appassionai di mappe. E così finii sul sito di David Rumsey, un archivio digitale sterminato di mappe storiche, assemblate da un gusto particolare.

Andrea Gatopoulos

A Stranger Quest unisce ciò che possiamo vedere nei corti precedenti, ma in modo equilibrato e sembra che Andrea Gatopoulos sia riuscito ad unire il tema dell’Intelligenza Artificiale, il mondo videoludico e la sensazione della solitudine in modo originale, visto che il protagonista del corto è nient’altro che un uomo di 79 anni che colleziona mappe, ovvero David Rumsey.

Andrea Gatopoulos, un regista che per molti anni ci darà tanto

Registi come Ingmar Bergman, Paolo Sorrentino, Jean Luc Godard, Nanni Moretti e molti altri, hanno introdotto uno degli elementi più importanti per perseguire le loro ambizioni nonostante i molteplici “no” che la vita può riservare: la perseveranza.

Un regista di 29 anni che, nel giro di poco tempo, ha contribuito in modo significativo al cinema europeo e italiano, ci insegna che è possibile realizzare cinema, attraverso la distribuzione, la produzione, la sceneggiatura o la regia. Oggi, viviamo in un’epoca giovanile in cui il disfattismo e la ricerca del successo sono i primi sintomi di una vita frenetica, senza considerare quanto sia importante avere fede in qualcosa che possa nutrire la nostra vita.

Il regista ci insegna che collaborando con altre persone per creare una cerchia di amanti del cinema, si può giungere in qualche modo a progetti completi ed efficaci. Gatopoulos conferma di far parte di quella generazione di autori che sfruttano giustamente le capacità e le opportunità offerte dal digitale visto che rende il cinema accessibile a molti.

Si ricorda che Happy new Year, Jim, oltre ad essere presentato a Cannes in selezione ufficiale, è entrato in moltissimi festival che fanno parte degli Oscar Qualifying ed è stato prodotto con un budget vicino ai 500 euro.

Documentario, ma anche fiction

È difficile definire il film d’esordio di Gatopoulos come un semplice documentario. Si potrebbe considerarlo tranquillamente un film drammatico che aspira a esplorare la drammaturgia del protagonista con le sue paure e i suoi sogni, attingendo all’estetica registica di autori come Roy Andersson, Tsai Ming-liang ed Edward Yang, (autori della corrente Taiwanese).

La stessa cosa si può dire per il cortometraggio Happy New Year, Jim, che potrebbe essere associato al genere “sperimentale”, ma la sua profondità e poesia sono così sincere e universalmente significative che riescono a trasmettere l’essenza dell’uomo e le sue paure in pochi minuti in modo lucido. Un esempio di ciò è la scena in cui Morten confessa i suoi tormenti a Jim mentre gli mostra il sito This Person Does Not Exist, ma il suo amico è semplicemente distratto.

David Rumsey sembra un personaggio così atipico e originale che sarebbe stato difficile immaginarlo, eppure il regista riesce a rivelarlo, suggerendoci di seguire principalmente noi stessi, senza preoccuparci dei giudizi altrui.

Ho sempre amato le carte geografiche perché ritenevo che unissero scienza, arte e storia in un unico documento.

David Rumsey

Questo è un dettaglio importante dal punto di vista della sceneggiatura. David Rumsey non viene banalizzato, ma  raccontato con un occhio acuto, riflessivo ed equilibrato.

Se consideriamo lo stile del film di Andrea Gatopoulos, possiamo individuare sfumature e poesia simili a quelle presenti nei film di Tsai Ming-liang, in cui il personaggio di Hsiao-kang (interpretato da Lee Kang-sheng) potrebbe essere paragonato a David Rumsey. L’uomo e il regista condividono affinità nella ricerca, nell’ossessione, nel pensiero e nella consapevolezza dell’importanza di avere una missione nella propria vita.

Una lente, un’inquadratura per scena

Oltre alla regia e alla sceneggiatura, il regista si occupa anche del montaggio, mentre l’ottima fotografia è curata da Antonio Morra, che con pochi mezzi a disposizione riesce a creare un’atmosfera visiva di alta qualità, bilanciando con maestria toni caldi e freddi.

Il film è stato girato utilizzando un’unica lente, con l’obiettivo di realizzare ogni scena con un’unica inquadratura. L’effetto è affascinante e l’esperienza visiva è suggestiva. Si ha l’impressione di osservare dei quadri di Canaletto o Bellotto, poiché il regista sembra voler dare più spazio agli oggetti e ai paesaggi che le stanze offrono, evidenziando quanto l’elemento scenografico sia importante nel descrivere la personalità e le sfumature di David Rumsey.

È affascinante l’idea di aver ripreso anche all’interno di Second Life, il mondo videoludico in cui ognuno di noi può creare un proprio avatar per partecipare a questo “nuovo mondo”, e che Rumsey abbia utilizzato da molto tempo per costruire il suo Map Temple.

In un mondo in cui lo scopo degli esseri umani sembra incatenato alle leggi del mercato, della popolarità e del successo, dedicare la propria esistenza alla costruzione di un archivio di una materia considerata vetusta e superata è per me sintomo di una grande connessione con l’esistenza e col senso della vita.

Andrea Gatopoulos

Gatopoulos potrebbe avvicinarsi a un pensiero simile a quello di Andreij Tarkovskij, il quale sosteneva che il cinema è per lui un modo per creare un nuovo universo.

Sarebbe interessante vedere i nuovi mondi che il regista ci mostrerà in futuro, come il progetto con la collaborazione del regista vincitore della Palma d’Oro Apichatpong Weerasethakul, noto per i film Blissfully Yours, Memoria e Lo zio Bonmee che si ricorda le vite precedenti.

Ciao! Sono Luca e cliccando qui puoi trovare tutti i miei articoli

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A stranger quest

  • Anno: 2023
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: Gargantua
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Andrea Gatopoulos