Si è conclusa pochi giorni fa la diciottesima edizione della Festa del cinema di Roma, svoltasi nella capitale dal 18 al 29 ottobre 2023. Come al solito è stata accompagnata, nonché valorizzata, dai film della sua prestigiosa sezione autonoma e parallela, dedicata alle giovani promesse: Alice nella città.
L’Italia ha indubbiamente dominato la scena, sia come contesto che come genitrice di produzioni pregiatissime. Tra tutte, una menzione speciale della redazione va all’opera prima della grande Paola Cortellesi, vincitrice plurima con il suo C’è ancora domani.
Dunque, dopo una programmazione ricca di spunti e lavori di altissima fattura, è giunto il momento di tirare le somme, consigliandovi tra tutti questi film eccezionali ben quattro titoli che, al di là dei premi, hanno sicuramente conquistato la platea. Cominciamo subito!
Io e il Secco: il buddy movie che non ti aspetti!
Denni con la I e Secco sono due facce di una stessa realtà periferica, dimenticata da Dio e dalle istituzioni. Gianluca Santoni incanta il pubblico nostrano con una storia delicata e semplice, nonostante tratti di violenza domestica e criminalità.
Come accennato anche nella nostra conversazione con il regista, il piccolo protagonista omaggia e ricorda l’Antoine Doinel de I 400 colpi: si tratta di una gioventù bruciata, la cui crescita è stata catalizzata da un contesto precario, dove nessuno può definirsi garante di un futuro che è invece privo di qualsiasi certezza.
A quasi ottant’anni di distanza, Denni dialoga perfettamente con il piccolo Bruno di Ladri di biciclette: è un’eredità che Santoni dimostra di poter issare sulle sue spalle, consegnando al nostro cinema un degno erede, il prosecutore di una dinastia immortale.
Il piccolo Francesco Lombardo e Andrea Lattanzi
Suspicious minds: Elvis ce l’ha cantata, Emiliano Corapi ce l’ha mostrata
Se è vero che la paranoia non ha età, è anche certo che la nostra generazione dimostra di non avere quella resilienza su cui i boomers hanno saputo costruire la loro precaria esistenza.
Le vacanze romane non sono solo quelle di Gregory Peck e Audrey Hepburn: Corapi crea per questo film un intreccio sublime e subliminale, nel quale due coppie lontane nel tempo e nella memoria si incontrano fatalmente, durante una spensierata vacanza nella nostra capitale.
Mentre nei drammi borghesi di Cechov o Ibsen vi era spesso un ospite indesiderato a causare una serie incontrollabile di eventi catastrofici, qui basta un piccolo guasto all’ascensore dell’albergo in cui risiederanno per qualche giorno i protagonisti. Da un inconveniente apparentemente trascurabile nasce un turbinio di sospetti e di rimossi che tornano improvvisamente a galla. Lo sentite anche voi il peso della vostra età?
Matteo Oscar Giuggioli e Amanda Campana in una scena del film
Palazzina Laf: Michele Riondino diventa metallurgico…e viene ferito nell’orgoglio!
Una storia vera, quella della famigerata Palazzina Laf dell’Ilva di Taranto. Un reparto di nullafacenza si è trasformato gradualmente nel manicomio in cui settantanove professionisti hanno vissuto come degli internati.
Riondino sceglie una storia ben sedimentata nelle sue radici e nell’identità del nostro paese. È l’esempio prediletto di un’inversione involontaria, nonché straziante, degli addendi: la testimonianza messa coraggiosamente in scena dall’attore tarantino, mostra che appartenere a una catena di montaggio alienante e ingiusta è ben più auspicabile che finire mobbizzati in un reparto dimenticato da tutti, dove l’inerzia non potrà far male a nessuno, se non alla tua salute mentale.
Il risultato, però, non cambia affatto: anche questa volta la matematica non sarà un’opinione. Con la sua opera prima Riondino è volato ben oltre il nido del cuculo. Film d’inchiesta e dramma proletario convergono qui alla perfezione, lasciandoci anche stavolta con un ovo sodo che non vuole né scendere né salire.
Michele Riondino nei panni del protagonista del film, Caterino Lamanna
Luna Gualano è sicuramente una delle sorprese migliori di questa edizione del festival romano. E non ha nemmeno bisogno di andare troppo lontano per dimostrarcelo!
Siamo nel Tiburtino III, quartiere periferico dell’Urbe, dove un’inaspettata e incontrollabile invasione di vermi alieni trasformerà il buon vicinato in un ospite inquietante, ma a tratti bizzarro. Ci penseranno lo spacciatorino Pinna, i suoi besties Panettone e Chanel e un’influencer molto poco sveglia a salvare il quartiere dalla terribile minaccia.
Ma non lasciatevi affatto ingannare da un lieto fine prevedibile, degno del René Ferretti/Pannofino simpaticamente presente nel film. C’è qualcosa di oscuro, che nemmeno il provvidenziale intervento di Padre Pio potrà fermare: la temutissima speculazione.
Il film della regista foggiana ci mostra attraverso narici infettate la volontà di soggetti diversissimi di approfittarsi di un evento straordinario per favorire solo i propri interessi. Tutti ci guadagnano indebitamente qualcosa, mentre i poveri rimangono tali… ma almeno adesso sappiamo che non sono poi così diversi da noi! Non è già questa una grande conquista?
Tre dei quattro protagonisti assoluti del film di Luna Gualano
Siamo seri: andate a vedere questi film!
Nell’immenso catalogo dei brillanti capolavori della Festa del cinema di Roma, questo elenco ha dato spazio a quattro titoli italiani meritevoli di aver curato ineccepibilmente la propria struttura, garantendo un assetto formale equilibrato e mai banale, in linea con le sceneggiature di ferro che stanno a monte.
Specialmente oggi che il cinema sta attraversando una profonda rivoluzione identitaria, saper portare sul grande schermo delle storie solide e ben scritte è una sfida che va ben oltre il virtuosismo della cinepresa.
Che poi, alla fine, potrete benissimo pensare l’opposto di quanto detto finora. Intanto, però, vi invitiamo ad andare a vedere queste quattro perle non appena saranno disponibili nelle sale cinematografiche. Buona visione!