Apre la quattordicesima edizione del Middle East Now l'ilare e irriverente commedia di Basil Khalil, sulle rocambolesche avventure di un giornalista inglese e la sua compagna israeliana mentre cercano disperatamente di sfuggire ad un pericoloso virus rifugiandosi nella striscia di Gaza. Premio FIPRESCI a Toronto 2022.
Titolo attesissimo al Middle East Now, A Gaza Weekend arriva in anteprima italiana il 10 ottobre 2023 ore 21 al cinema La Compagnia di Firenze. La commedia satirica e frizzante del rinomato regista Basil Khalil (candidato agli Oscar 2015 per il corto Ave Maria) che l’ha scritta insieme a Daniel Ka-Chun Chan, racconta le spericolate vicende di un inetto giornalista britannico e la sua compagna nevrotica, mentre tentano la fuga da Israele vessata da una terribile epidemia. Il posto più sicuro al mondo sembra essere la striscia di Gaza, ma la strada per arrivarci è più impervia di ogni inutile pianificazione.
Trionfante al Festival di Toronto in cui ha vinto il premio FIPRESCI della stampa internazionale, la pellicola mira a scandagliare in maniera intelligente e mai denigratoria non solo le divergenze culturali, ma anche quelle sociali e coniugali, in un’epopea dal ritmo incalzante e ricca di colpi di scena. Prodotta da Alcove Entertainment.
Gaza Weekend | la trama
Quando il blocca del regista si travalica grazie ad un’idea. Basil Khalil pensava a questo film da molto tempo con due sole certezze: una pandemia e il territorio di Gaza come unico posto sicuro in cui rifugiarsi. Il resto è stato onere della scrittura.
Un errore nell’Istituto israeliano per la ricerca microbiologica ed ecco che inizia la propagazione del virus. I quotidiani locali titolano l’avvento di una disgrazia e la popolazione comincia a preoccuparsi. È davvero possibile tramutare un evento simile in un’occasione per fare satira? Khalil mette insieme una coppia piuttosto mal assortita e la rende protagonista di questa odissea. Un giornalista britannico di mezza età dal nome Michael (Stephen Mangan) e la sua fidanzata israeliana Keren (Mouna Hawa) battibeccano per qualunque motivo. Il tentativo disperato di salvarsi dalla pandemia acuisce le incompatibilità in questo strano duo.
Stephen Mangan e Mouna Hawa in una scena di A Gaza Weekend.
Non bastano le rassicurazioni di Michael sul piano che ha perfezionato per scappare. Fatalmente, restano bloccati nella striscia di Gaza. Gli incontri che faranno saranno imprevedibili, esilaranti e di deliziosa comicità. Riusciranno gli strambi protagonisti del film a mettersi in salvo?
A Gaza Weekend | le due anime del regista
Non ci sono tabù che una satira intelligente non consenta di sfrondare. Nel suo esordio al lungometraggio, Basil Khalil persevera nel portare avanti un guizzo geniale nella teoria elaborando una tessitura narrativa che funziona fuori da ogni genere, poiché li condensa tutti. Prende le sue due anime, britannica e palestinese, per realizzare una pellicola non a caso inaugurale di un festival che si propone di partire dal cinema per offrire sguardi inediti sul Medioriente contemporaneo.
La presenza del british humour è evidente: s’incunea nella postura della scrittura, ma anche nella comunicazione non verbale che adottano gli attori. Gli eventi si incastrano come un puzzle, mescolando una verve teatrale al mondo della mimica fino ad inglobare alcuni elementi del cinema muto d’eccellenza. La sceneggiatura è ambiziosa, pungente ma anche di facile fruizione, presentandolo come prodotto di destinazione popolare. Dall’altro lato della bilancia, vi è una profonda conoscenza delle dinamiche sociali e culturali di un territorio irriducibile, senza la quale il film sarebbe stato solo schianto e non slancio.
Oltre le polarizzazioni
Dopo un primo momento di difficile adattamento da parte dei due progagonisti, come è intuibile, si dissipano le distanze fino a far convergere i personaggi verso una comprensione reciproca. Le vicissitudini iniziali, dovute ad una convivenza forzata tra le parti, portano la coppia e i loro inevitabili amici a dialogare tra un’avventura e l’altra in modo sottile, puntuale ma mai retorico. La costruzione ambientale, oltre quella narrativa, in un rimando continuo tra l’una e l’altra, insiste sugli aspetti di divergenza archetipica e culturale, contribuendo ad indicarci senza dubbio di quale contesto si sta parlando.
Una scena di A Gaza Weekend di Basil Khalil.
La narrazione delle differenze tra uomini e donne della vicenda è, inoltre, singolare e attualissima: gli uomini sembrano goffi e inadeguati, mentre le donne risultano intrapredenti e volte all’azione. Nonostante i temi complessi che intessono il racconto, è nel fuori campo che si estrinsecano realmente in una conversazione aperta con lo spettatore. Il film, nel complesso, è una storia in cui gli stilemi della comicità funzionano bene, coinvolgono l’audience e regalano buonumore.
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