Lana Wilson dirige l’opera che percorre, per mano della stessa Taylor Swift, le tappe della carriera della cantante. Miss Americana è un documentario Netflix uscito a gennaio 2020 e presentato al Sundance Film Festival 2020. Dagli inizi folk si passa alla svolta pop; dalle ultime fatiche cantautorali alle battaglie legali fino alla sua vita privata.
Taylor Swift: un’inquadratura generale
Taylor Swift ha sempre mantenuto una specie di porta nascosta dietro il personaggio pubblico. È stato sorprendente sentire che ha finalmente scelto di dirigersi dove tanti suoi colleghi coetanei (Beyoncé, Lady Gaga, Justin Bieber) sono già andati. Quindi si è decisa a diventare il soggetto centrale di un documentario.
Nella realtà dei fatti la cantante dalle mille sfumature non ha davvero una concorrenza alla pari. A 34 anni è una delle artiste di maggior successo critico e commerciale di tutti i tempi. È una rara star mainstream che scrive le sue canzoni e produce album di successi inarrivabili.
Miss Americana riguarda il racconto di tutto questo ma è anche molto di più.
Una storia personale al centro
Il lungometraggio si snoda tra gli inizi di Swift dalla preadolescenza in Pennsylvania all’ascesa pop mondiale.
Ci sono riprese dei suoi spettacoli sold out, cerimonie di premiazione e viaggi in aerei privati. C’è il famoso momento con Kanye West agli MTV video Music Awards 2009. Ci sono il suo amore per i gatti e la nomea di brava ragazza che è stata per la bionda artista la sua croce e delizia.
Lana Wilson, fino a questo momento, è conosciuta per il documentario sull’aborto del 2013 After Tiller.
La cantautrice ha trascorso la maggior parte della sua vita sotto i riflettori, rendendosi conto molto avanti che non deve preoccuparsi di rendere tutti felici. La regista è riuscita a mostrare la vera Taylor offrendoci un ritratto di lei vivace, emotivo, intimo e brutalmente onesto.
Nonostante la musicista abbia sicuramente avuto voce in capitolo sul taglio finale, si è lasciata andare raccontandosi in modo dolorosamente umano. Ci appare divertente, affascinante, pensosa, vera.
Ecco Swift in casa con una tuta e una coda di cavallo disordinata, che lavora in studio fino allo stremo per il suo album Lover (2019). C’è poi la cantautrice che prepara un piatto di pasta per la sua migliore amica o che mette cubetti di ghiaccio nel vino. Tutto pare sia intimo sia glamour.
Lo sguardo della cineasta è intelligentemente calibrato attraverso il racconto della fama di una star mondiale nel mondo di oggi.
Miss Americana: la prima parte
Taylor Swift si siede davanti ad una finestra, gettando in aria i diari di quando era bambina, pagine piene di ambizioni e sogni. È così che inizia Miss Americana, lanciare i fogli significa lasciare andare le cose infantili per rendersi conto che è più di una brava ragazza.
Il documentario prende il via con la cantautrice che riceve la notizia dell’assenza del suo album Reputation(2017) alle nomination dei Grammy. Sembra sfinita anche se ripete che va tutto bene, la sua voce trema e da qui comincia il suo racconto.
La cantante inizia l’ascesa al successo all’età di 14 anni e già così piccola raccoglie plausi. La narrazione sosta poi al 2009. Dopo che Swift ha ottenuto un premio per miglior video femminile, Kanye West si precipita sul palco per dichiarare che Beyoncé avrebbe dovuto vincere. Il fatto lascia la ragazza basita perché, fino a quel momento, non le era mai venuto in mente che ci fosse qualcuno a cui potesse non piacere.
Dalla sua adolescenza alla fine dei 20 anni l’intero mantra della cantautrice è che deve piacere. Tutto ciò che ha fatto è per rendere felici gli altri sperando che quella felicità le fosse potuta tornare indietro.
La natura intima del film mostra come possa essere surreale il mondo dell’artista. Ci sono fan che si accampano davanti a casa sua, critici che in tv a Fox News la offendono gravemente. C’è l’episodio di West che continua a essere un’ombra minacciosa.
È impossibile non sodalizzare con lei nonostante sia una ricca star mondiale. Ciò che permette di entrare in empatia con la protagonista è però la seconda parte, dove vengono svelati problemi reali che toccano corde comuni e importanti.
Miss Americana: la seconda parte
Ciò che porta Miss Americana oltre una serie di affascinanti aneddoti sono le rivelazioni che costituiscono la gran parte della seconda metà.
In particolare viene raccontato il drammatico riconoscimento di un disturbo alimentare, fino a qui sconosciuto al pubblico. In un momento difficile la cantante racconta di aver preso una sua foto dove veniva additata come “troppo grassa” per finire a mangiare poco e niente.
Si affronta anche la violenza sessuale per mano del DJ David Mueller. C’erano testimoni e foto eppure lui continuò ad accusare la cantante di mentire, denunciandola. La ragazza ha vinto poi la causa.
La narrazione della molestia e gli eventi che ne seguiranno diventano una sorta di catalizzatore. Il fatto di essere creduta di fronte ad un tribunale vero la convince di avere reale potere. Capisce che sa non solo intrattenere ma anche attuare un cambiamento. Di conseguenza prende la decisione di aprirsi alle sue idee politiche.
Con il passato da musicista country a Taylor Swift era stata inculcata l’idea di non parlare mai di politica. Decide di dire basta quando vede il candidato del suo stato natale, il Tennessee, Blackburn. Quest’ultimo, ultra conservatore con idee misogine, la disgusta al punto da sostenere pubblicamente l’avversario democratico. È una mossa che porta il team della musicista a non appoggiarla. In lacrime, l’artista prende posizione. Nonostante la vittoria del repubblicano, da questo momento si dice decisa a parlare, a spingere la gente a non votare Trump alle vicine elezioni americane.
Vedere una giovane donna che tenta di convincere una stanza piena di uomini di mezza età a dichiarare le preferenze di voto non è la fine della carriera, anzi, è galvanizzante, ma allo stesso tempo deprimente.
Osservare come la cantautrice viene disapprovata dai più sembra un grande trionfo. Anche quando le dicono che il candidato alla presidenza la attaccherà, lei risponde prontamente che non le interessa affatto.
Il senso di tutto il documentario
Verso la fine del documentario viene mostrato un monologo molto animato sugli standard impossibili delle celebrità femminili. Questa parte racchiude il senso di tutti i 90 minuti di film e forse anche i 15 anni e oltre di polemiche contro di lei.
Per lo spettatore diventa interessante vedere la cantante che spiega perché mette patatine nei burritos mentre è in sala prove, come è interessante sentirla discutere della corsa al senato del Tennessee. Questo non è solo perché la musicista ha una dialettica appassionata e un’arguzia diretta. Sarebbe stato bello aver saputo di più di questa ragazza anche prima.
Il punto del film forse è proprio questo: Taylor Swift è sempre stata lì, ma le ci sono voluti circa 30 anni per arrivare fin dove è adesso, perché ha trovato finalmente il modo di piacere a se stessa.