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Settimana internazionale della Critica

‘The Vourdalak’: vampiri e patriarcato alla SIC di Venezia

L'esordio del francese Adrien Beau, in concorso alla Settimana Internazionale della Critica, è un omaggio vintage alle storie di vampiri e, insieme, un atto d'amore per un cinema che non esiste (quasi) più

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The Vourdalak’

In concorso alla 38esima Settimana Internazionale della Critica, il 3 settembre, in Sala Perla a Venezia, sarà presentata al pubblico l’opera prima del designer e artista visuale francese Adrien Beau, The Vourdalak. Un film, girato in 16 mm, antico e contemporaneo al tempo stesso, capace di recuperare la dimensione artigianale e politica di un cinema inevitabilmente “altro” e di dialogare, senza soluzione di continuità, con Roman Polanski e Albert Serra, Mario Bava e Roger Corman.

Trama

“Figli miei, attendete il mio ritorno per sei giorni. Trascorsi questi sei giorni, se non dovessi ritornare, recitate una preghiera in mia memoria, poiché vorrà dire che sono perito in battaglia… Ma se dovessi ricomparire – che Dio vi protegga! – passati i sei giorni, vi ingiungo di sbarrare la porta e negarmi l’ingresso, qualunque cosa io dica o faccia. Poiché per allora, altri non sarò che un Vourdalak, un dannato.”

A parlare, attraverso una lettera lasciata dopo la sua partenza, è il capofamiglia Gorcha, piccolo possidente terriero in un luogo sperduto ai margini dell’Impero. È proprio nella sua casa, ospite dei tre figli che attendono trepidanti il suo ritorno, che trova rifugio il marchese d’Urfé (Kacey Mottet Klein), in missione diplomatica per conto del Re di Francia. Ma, quando il vecchio tornerà davvero dalla sua missione, gli eventi saranno destinati a precipitare.

Alla ricerca di un cinema perduto

Sembra guardare sfacciatamente a un passato tanto letterario quanto cinematografico The Vourdalak di Adrien Beau. Un’opera prima che è soprattutto un viaggio alla ricerca della sostanza stessa di un cinema perduto, diventato, nel frattempo, leggendario come le creature che lo abitano. Appartiene sicuramente a una di queste la figura del vourdalak. Vampiro del folklore slavo già al centro del breve racconto “La Famille du Vourdalak” di Aleksei K. Tolstoj e qui riesumato dal regista per dar vita a un mondo di suggestioni intrinsecamente legate al cinema stesso. Del resto, il racconto dello scrittore russo aveva già avuto modo di ispirare il celebre episodio I Wurdalak, contenuto all’interno del cult di Mario Bava I tre volti della paura.

E proprio da lì, dal film del 1963, sembra ripartire Beau per la sua versione. Non tanto per scimmiottarne l’estetica o farsi calco ludico e postmoderno fine a se stesso quanto piuttosto per rievocare il sentimento e lo spirito del tempo. Quello che ne esce è così una storia raccontata con uno sguardo d’altri tempi, con un approccio al genere profondamente altro, ricco di rimandi e suggestioni eterogenei e capace di guardare tanto al Vampyr di Dreyer quanto a Per favore non mordermi sul collo di Polanski, passando per il minimalismo storico e letterario di Albert Serra. Un sentimento che non disdegna il grottesco o il ridicolo ma che sa, attraverso un uso dei tempi e degli spazi lontanissimo da quello dell’horror contemporaneo, imbastire un racconto di violenza, amore e morte immediato eppure affascinante.

Un amore malato

Nella vicenda di questa famiglia tormentata da una maledizione e dell’ignaro forestiero che vi finisce nel mezzo, il regista decide infatti di porre l’accento proprio sul binomio amore e morte. Il vourdalak, a differenza del comune vampiro, uccide infatti solo i suoi affetti più prossimi, solo, cioè, chi ama di più. È così che si delinea il quadro di un mondo in cui non solo l’amore non può salvare ma è anche fonte di eterna dannazione. Un amore malato, riflesso di un padre padrone mostruoso e autoritario che continua a dettare legge anche dopo la morte, a tramandare la sua “maledizione” (leggi cultura patriarcale) di generazione in generazione, continuando a scambiare la violenza per affetto.

Tutto questo viene racchiuso da Beau in un horror anomalo e atipico, dove l’artificio è quasi sempre esibito (Gorcha non ha più le fattezze di Boris Karloff ma pare un ibrido tra gli scheletri a passo uno di Ray Harryhousen e la medium morta de La goccia d’acqua, altro episodio de I tre volti della paura), quasi ad evocare esplicitamente un approccio e uno sguardo “analogici” più vicini ai film di Roger Corman che alle pellicole contemporanee.

Un incubo cinefilo che è anche, a suo modo, un viaggio di formazione, la ricerca di un sentimento autentico che sappia ancora distinguere tra amore e sopraffazione. Tra la sincerità disarmante di un cinema cocciutamente artigianale e un intrattenimento privo d’anima e di qualsiasi amore per il mezzo.

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The Vourdalak

  • Anno: 2023
  • Durata: 90'
  • Genere: Drammatico, horror
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Adrien Beau
  • Data di uscita: 03-September-2023