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Locarno Film Festival

Locarno 76 inaugurato con il corto ‘Dammi’ e un premio al suo protagonista Riz Ahmed

Il cortometraggio di Yann Mounir Demange esplora la ricerca di identità di un algerino a Parigi con l’erranza tra memoria e sogni che è impero della mente e dello stile, ancorato all’interpretazione di Riz Ahmed

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La 76a edizione del Festival di Locarno prende ufficialmente avvio nella maestosa Piazza Grande con due proiezioni in cerimonia d’apertura, L’Etoile Filante e Dammi. Quest’ultimo, introdotto sul palco dal regista Yann Mounir Demange e da altri collaboratori tra cui la diva del film Isabella Adjani, vede come protagonista l’interprete e rapper Riz Ahmed (Il fondamentalista riluttante, Lo sciacallo, I fratelli Sisters, Venom), premiato con il prestigioso Excellence Award Davide Campari (già assegnato nelle precedenti edizioni a star internazionali come Susan Sarandon. Anjelica Huston, Isabelle Huppert, Ethan Hawke, Edward Norton).

L’artista inglese di origine pakistana  non era tuttavia presente all’evento, in sostegno allo sciopero degli attori promosso da SAG-AFTRA, e ha assegnato il ritiro del premio al suo regista con un massaggio di ringraziamento al Festival. Con queste motivazioni il direttore artistico Giona A. Nazzaro aveva annunciato il riconoscimento:

Ahmed è uno dei talenti imprendibili del cinema d’oggi. Camaleontico, in grado di oscillare fra i cosiddetti blockbuster e il cinema d’autore, a suo agio a teatro come in televisione, sia dietro a un microfono che nelle vesti di produttore. Vincitore di numerosissimi premi, fra i quali un Academy Award (per il corto co-diretto The Long Goodby (N.d.R.), incarna l’idea di un cinema che diventa migliore, più accogliente, finalmente pronto ad ascoltare nuove voci. Riz Ahmed è il volto di un futuro finalmente possibile.

Locarno76, Piazza Grande, Isabelle Adjani Locarno Film Festival, 2 agosto 2023

Dammi, viaggio sconfinato nella fissità di un approdo incerto

Il giovane Mounir (Riz Ahmed) si trova a Parigi per ricongiungersi al padre quasi sconosciuto e nella capitale intreccia una relazione con una donna dalle medesime origini. In un presente intessuto di schegge di ricordi e passi nell’immaginifico, il protagonista si interroga sulla sua identità franco-algerina, arrancando nella nebbia più fumosa, immaginando le traiettorie possibili sulla mappa parigina, nuotando negli abissi più profondi per risalire in superficie.

In questo modo, quello che si configura subito dalle primissime inquadrature come un rientro non accomodante nella Ville Lumière (in un notturno spettrale che è oscurità dell’anima), filmata nelle sue icone globalizzate tra monumenti, skyline e bistrot di quartiere, sfuma ben presto in un flusso dell’inconscio, si attorciglia in un caleidoscopico vortice del tempo, sonda il passato negli attimi del presente contaminandosi senza soluzioni di continuità con allucinati squarci interiori. Disorientamento narrativo e magnetismo di stile tengono le redini di Dammi.

©2023 – AMI PARIS – VIXENS – WAYWARD FILMS

La forma che tutto tiene e nulla distrugge

Un puzzle movie sotto l’ascendenza del primo Nolan avvolto dalla fotografia iperrealista dal taglio New Hollywood; un’incursione psicanalitica tentacolare che spazia tra un cabaret parigino alla moda, partite a dadi nei bassifondi, coreografie misticheggianti, persino la fuoruscita da un tombino. Rosso, blu, grigio, nero: una partitura cromatica satura e opaca per un amalgama di interrogativi e incertezze.

Nel suo sperimentalismo aderente e funzionale al soggetto, Yann Mounir Demange dispiega la tematica dell’immigrazione, dell’identità precaria del migrante e del senso di appartenenza alla famiglia e alla figura paterna in una poetica dell’attimo tormentato che fagocita e inscrive un’intera esistenza, con un linguaggio cangiante, ellittico, frastornante, eppure dall’orchestrazione armonica in fede a una praticata idea di organicità dove ogni sconfinamento poliedrico trova una sua ragione d’essere.

E se Riz Ahmed con i suoi primi piani partecipi di malinconia e turbamento riesce a pennellare in pochi minuti la solitudine e il desiderio di futuro dello straniero (che ha agganci con una condizione ben più universale), Isabelle Adjani impreziosisce Dammi con il suo magnetismo in un piccolo ma seducente ruolo. E il finale suggella quella luce dell’umano e dell’alterità con il prossimo che molti film recenti dei circuiti festivalieri dedicati allo sradicamento dell’erranza additano come strada d’uscita e di salvezza.

  • Anno: 2023
  • Durata: 16'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Yann Mounir Demange