Rabbit Hole è una serie statunitense di genere spy thriller ideata da John Requa e Glenn Ficarra per Paramount Plus. Gli ideatori sono a tutti gli effetti showrunner dello show, figurando anche tra i registi di alcuni episodi e tra i produttori esecutivi.
Kiefer Sutherland è la star della serie. Attore britannico di lungo corso, vince un Emmy Award, un Golden Globe ed altri premi per la serie drammatica 24. Nello show di Paramount Plus veste i panni di John Weir, una spia aziendale che viene incastrata per un omicidio mai commesso. Si troverà implicato in dinamiche oscure e potenti che rischiano di minacciare la democrazia americana.
Rabbit Hole si fregia di un cast luminoso. Charles Dance (Game of Thrones) interpreta Dr. Ben Wilson, Meta Golding (Empire) è Hailey Winton, Enid Graham (Mare of Easttown) è Josephine “Jo” Madi, Rob Yang (Succession) è Edward Homm, Walt Klink (The English) è The Intern/Kyle e Jason Butler Harner (Ozark) è Valence.
La serie è prodotta da Zaftig Films, Entertainment 360 e CBS Studios. Tra i produttori esecutivi ricorre anche lo stesso Sutherland.
Disponibile su Paramount Plus dal 26 maggio 2023.
Rabbit Hole, la trama
John Weir (Kiefer Sutherland) è un personaggio spregiudicato, dall’etica dubbia e con grandi doti ingannatorie. Lavora in proprio al servizio dello spionaggio aziendale, è separato e ha un passato complicato che gli rimbalza addosso come un boomerang. Affascinante, scaltro, possiede esattamente le caratteristiche giuste per operare sotto traccia.
Nella prima scena innesca facilmente e in brevissimo tempo azioni atte a distruggere un’azienda. Nell’ultimo incarico il suo vecchio alleato Valence (Jason Butler Harner) gli affida l’obiettivo di incastrare un dirigente governativo (Rob Yang, Edward Homm). All’inizio è riluttante perché non è solito prendere ordini da altri, ma decide di accettare. Prima di accorgersene, diventa il sospettato numero 1 dell’omicidio di Edward Homm, Valence muore e il suo ufficio esplode. In aggiunta, si ritrova in fuga con una donna di nome Hailey (Meta Golding), passata dall’essere l’avventura di una notte al dubbio che sia implicata nei loschi avvenimenti.
Kiefer Sutherland come John Weir nella serie Paramount+ Rabbit Hole
La caduta libera nella “tana del coniglio” richiamata dal titolo, avviene per John Weir come per lo spettatore. In un mix di colpi di scena, piani temporali differenti e sequenze adrenaliniche, Rabbit Hole fagocita l’attenzione del pubblico invitato a correre veloce verso l’episodio finale.
Rabbit Hole, la recensione
Rabbit Hole prende forma a suon di mach speed e plot twits ad una velocità impressionante che potrebbe lasciare lo spettatore confuso, ma intrattenuto. Tuttavia, la brevità della stagione compensa l’eccedenza di informazioni, componendole senza troppe difficoltà nel puzzle finale.
Sutherland fa il suo “sporco” lavoro, in una performance che sembra attraversare l’intero arco della sua carriera per darcene un assaggio. La contrapposizione tra le caratteristiche peculiari del personaggio che interpreta e l’intento delle sue azioni lo rendono controverso e irresistibile nel suo tentativo di salvare il mondo come lo conosciamo. La riflessione sulla tecnologia e sulla manipolazione dei dati a fini autoritaristici incombe sulla serie come una minaccia di pioggia, ma senza appesantirla. L’umorismo è, infatti, la cifra stilistica specifica della serie, dato che la commedia è il territorio familiare a Requa e Ficarra. Se si ha la pazienza di aspettare, l’arrivo ritardato di Charles Dance potrà riservare sorprese esilaranti.
Da un’angolazione squisitamente estetica, fotografia e sonoro risultano in linea con le scelte di regia, che hanno il loro epicentro nell’epopea dell’agente di spionaggio John Weir.
Unico neo della serie è la sceneggiatura che si affida ai flashback, spesso poco centrati nella trama del racconto, invece di rendere l’azione l’unico collante del tessuto narrativo. Inoltre, la produzione sembra aver spinto molto sulla costruzione irrealistica dei set che, comunque, fanno il loro lavoro scenografico pur essendo chiaramente artificiali rispetto all’inconfondibile New York City, dove lo spettatore ha l’illusione che sia ambientato lo show.
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