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‘Super Mario Bros. – Il film’ Intervista a Claudio Santamaria

Tra gli attori italiani più apprezzati e versatili di sempre, Claudio Santamaria torna a doppiare un personaggio di fantasia. Il suo Super Mario è un mix entusiasmante di energia e valori.

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In occasione dell’uscita dell’attesissimo Super Mario Bros. – Il film, in sala dal 5 aprile, distribuito da Universal Pictures, abbiamo incontrato Claudio Santamaria. Dotato di una simpatia innata e di un savoir fair indubbio, l’attore romano ha risposto alle nostre domande, svelando qualche curiosità su questo suo nuovo progetto.

Super Mario Bros. Il film | Claudio Santamaria appassionato di videogiochi

Qual è il tuo rapporto con Super Mario e con i videogiochi?

Mario, come Batman e come anche Jeeg, sono tutti personaggi di fantasia. Io giocavo ai videogiochi da ragazzino, giocavo anche tanto a Super Mario. Ma lo faccio ancora oggi. Francesca (Barra, ndr.), qualche anno fa, mi ha regalato una consolle, di quelle vecchie che hanno tantissimi giochi, e Super Mario è uno di quelli che uso di più.

Quindi lo conoscevo già da prima, perché c’era questo videogioco che si chiama Donkey Kong e il pupazzetto che deve salvare la principessa è sempre lui. Non si chiamava Mario, ma viene da lì. Sono sempre stato un grande appassionato di videogiochi.

Di solito i videogiochi prendevano dal cinema, ora c’è la tendenza contraria, oltre che dai fumetti, dalla letteratura, per cercare nuove storie.

Claudio Santamaria si è sentito piccolo come Super Mario

Nel film c’è una battuta che recita “Sono stufo di sentirmi così piccolo”. C’è un momento in cui ti sei sentito così?

Beh, immagino ognuno di noi si sia sentito, nella vita, piccolo, inadeguato. Piccolo per la situazione, per quello che devi affrontare. Io ho sempre trovato poi, dentro di me il coraggio e la forza di affrontare quella sensazione di essere piccolo. Quindi riuscire a colmare quel vuoto che sentivo, quella distanza tra me e il mio sogno, il mio obiettivo. Pur essendo stato scoraggiato a volte.

Secondo me il film parla sia a noi adulti, a chi è nostalgico dell’8 bit, ma anche ai ragazzini che possono trovare in questo personaggio uno stimolo a superare il loro sentirsi piccoli e a superare, soprattutto, chi ti fa sentire piccolo, chi ti dice che non vali niente. A scuola a volte succedono simili cose.

L’importanza e i valori del cinema d’animazione

Cosa pensi del cinema d’animazione? 

Io ho un rapporto di amore folle con il cinema d’animazione. Non categorizzo i film in questo modo.

Per me sono solo di due categorie: belli e brutti.

Io ho pianto con Toy story 3 come un ragazzino, e lo faccio ancora adesso. Riescono a toccare dei temi universali come la crescita in quel caso lì, o il perseguimento di un sogno, il superamento di una difficoltà.

Alla fine di LEGO Movie – dove io ho doppiato il personaggio di Batman – quando c’è il confronto tra padre e figlio, ero totalmente in lacrime al cinema. È un film sulla libertà d’espressione. E ancora, Miyazaki, con La città incantata e prima La principessa Mononoke. Mi piace anche Paranorman.

Tra l’altro sono sempre stato fan delle serie a cartone: Ken il guerriero è una serie piena di valori che adesso sono scomparsi. I cartoni animati oggi non sembrano mostrare un vero superamento di qualcosa. Anche i cartoni cosiddetti femminili, Heidi, Candy Candy, hanno queste storie tragiche, che erano come dei grandi drammi. Ci sono dei cartoni che esprimono dei valori importantissimi per la crescita di un bambino.

Super Mario Bros. | Claudio Santamaria illustra le difficoltà del doppiaggio

Doppiare un personaggio come Mario ti ha dato una maggiore libertà?

Mi sono sentito libero nel senso che questo personaggio è una maschera che ti permette di giocare ancora di più.

Detto questo, però, il doppiaggio è un mestiere molto complesso, perché tecnicamente è molto difficile. Tu devi sottostare ai tempi, ai respiri che ha fatto un altro. Devi riuscire a ridare verità a qualcosa che già ha una sua struttura.

Devi trovare dentro di te quell’impulso per “far aprire lo schermo”.

Quando becchi la battuta e becchi lo sguardo del personaggio, anche se è un cartone animato, accade qualcosa di magico. È un’alchimia sottile, molto difficile.

Quali sono stati i momenti più difficili nel tuo percorso di doppiatore?

Forse il personaggio che ho trovato più difficile da doppiare è Bruce Wayne, perché è una maschera molto forte, ed è la vera maschera di Batman. Ho faticato molto, non riuscivo a metterlo a fuoco.

I momenti difficili con Mario, invece, sono stati quelli in cui era giù di corda. Io andavo subito in una modalità drammatica, perché, come si dice, “ho la lacrima in tasca”, e il direttore del doppiaggio, Carlo Cosolo, mi diceva “bravissimo Claudio in questa scena, se fossi a teatro a fare Shakespeare, però questo è un cartone, alleggerirei un po’ la drammaticità”.

Abbiamo cercato di calibrare di fino quell’equilibrio, consapevoli di star doppiando un mondo di favola, trovando quella sua tristezza, malinconia, ma comunque di pupazzetto.

Cosa pensi dell’attuale sciopero dei doppiatori?

Io ogni tanto faccio un salto, un’incursione nel mondo del doppiaggio. Ora mi è capitato di doppiae questo film, prima ho fatto Il mostro dei mari. Credo che con l’avvento di tante serie e con la crescita delle piattaforme c’è un mercato che si è allargato in maniera esponenziale.

A volte si rischia un po’ di sacrificare la qualità per la velocità.

Il doppiaggio è un mestiere che ci invidiano in tutto il mondo, continuiamo a dargli la possibilità di esserlo. Un lavoro fatto bene ha bisogno di remunerazione e tempi adeguati. Le categorie artistiche, gli artisti vanno sempre tutelati, altrimenti diventa un tritacarne.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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