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‘Jacky Caillou’ al Rendez-Vous, paura e desiderio tra i boschi

Al Festival del nuovo cinema francese di Roma arriva dalla sezione Acid di Cannes 2022 un brillante e imprevedibile horror fantastico, che è anche viaggio iniziatico e storia d'amore dalle atmosfere pastorali

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È gioco facile dire che Jacky Caillou, esordio al lungo di Lucas Delangle, è un film magnetico. Gioco di parole, per la precisione, visto che il protagonista – che dà il titolo al film – è nipote di una guaritrice magnetista. Con la nonna ha vissuto e vive in un paesino francese delle Alpi, da quando i genitori sono morti in un incidente stradale. Cercherà di capire se possiede la stessa miracolosa dote di famiglia curando una ragazza, Elsa, che porterà il racconto un po’ verso la love story, un po’ (di più) verso la horror story. Anche se innocua, fantastica, mai cattiva.

Più accidentata, dunque, è la strada per orientarsi criticamente su questo film calamitante e insolito, appropriatamente proposto come film d’apertura nella sezione Acid di Cannes 2022 e ora all’appuntamento col pubblico italiano grazie a Rendez Vous – Festival del Nuovo Cinema Francese di Roma. Delangle, infatti, lavora alla storia di Jacky da angolature varie, senza mai polarizzarsi entro una sola delle suggestioni di genere: fantasy dei boschi, horror di campagna, romanzo d’amore, o di formazione, o di iniziazione. Un miracolo di magica leggerezza aver tenuto tutto insieme così bene.

Il trailer di Jacky Caillou

Il film è prodotto da Les Films du Clan in coproduzione con Micro Climat.

La trama di Jacky Caillou

Jacky Caillou (Thomas Parigi) vive in un villaggio di montagna sulle Alpi con la nonna Gisèle (Edwige Blondiau), una guaritrice magnetista apprezzata da tutti. Quando l’anziana comincia a trasmettere al nipote il suo dono, Elsa (Lou Lampros), una ragazza di città, arriva in paese per un consulto: una strana macchia è comparsa sul suo corpo. Jacky è certo di poterla curare. Storia di un’iniziazione, cronaca di una passione e rivelazione di un amour fou, l’esordio di Lucas Delangle è un sensazionale fantasy pastorale che riesce nell’impresa di rendere tangibile l’invisibile. (Sinossi ufficiale, fonte Arizona Distribution)

Il richiamo della foresta

Classe 1987, Lucas Delangle aveva sceneggiato nel 2019 il film Les Météorites di Romain Laguna, mostrando già un certa propensione tanto al romanticismo campestre (era la storia di una sedicenne che lavora in un parco naturale e s’innamora di un ragazzaccio), quanto ai segni miracolosi (il meteorite del titolo). Ma si può andare anche più indietro per scovare le inclinazioni, o luccicanze, del giovane regista di Le Mans. La mente corre al documentario di Claire Simon Le Bois dont les rêves sont faits (2016), in cui Delangle era assistente alla regia. Sembra che bois e rêves siano egualmente importanti in Jacky Caillou. Cruciale nel racconto è l’atmosfera boschiva del film, plasticamente incarnata nelle scene in cui la nonna magnetista abbraccia tronchi d’albero per ricaricarsi di energia dopo un “miracolo” (pratica che sarà ripresa dal nipote). Il film profuma di pascolo, erba bagnata, paure silvestri.

Jacky Caillou, il protagonista abbraccia un albero

Jacky Caillou, il protagonista abbraccia un albero

La prima apparizione di Elsa è dal boschetto vicino alla casa rurale di Jacky, quasi fosse una ninfa. Le manipolazioni curative del ragazzo sono applicate nella natura, tra gli alberi stessi, nel sibilo del vento o al crocchiare delle foglie. La fanciulla stessa, sentendo emergere una parte animalesca di sé, parlerà di richiamo della foresta. Così, quasi storditi dal silenzio del sound design nelle scene all’aperto, si è presi da un’atmosfera da rêve, dal sogno. Strega in particolare una scena, forse la più onirica, in cui Jacky si addormenta sull’erba. Il corpo è in convulsione; non s’intende bene se sia sogno o realtà la visione deformata degli alberi, che stagliano le foglie annerite in controluce sul cielo, mentre il viso di Elsa, altrove, nei boschi, si contrae in un ghigno sofferto. La foresta che chiama.

La metamorfosi dell’horror

E di fatto: il sogno di Jacky Caillou diventa incubo; la ninfa diventa una specie di licantropo. Il fantastico si macchia di orrore. Quella macchia sulla schiena, presto irsuta, sembrerebbe rivelare la natura ferina della ragazza, proprio mentre una lupa semina il panico nel vicinato campestre. Si esce da quella sensazione di horror medianico, domestico, tra close up di vecchie fotografie degli avi e scale di legno che cigolano, dalla quale si era investiti nella prima parte del racconto. Si va verso un folk horror. Prima, dunque, i miracoli della nonna tra i velluti della vecchia casa; ora, una foschia lunare, le battute di caccia alla lupa, antiche superstizioni. Ma è proprio lui, Jacky, a tenere insieme le due anime orrorifiche del film: è tutto nelle sue mani.

Una ragazza in una stalla trattiene una pecora mentre Jacky, inginocchiato, tende le mani per tentare un miracolo

Jacky Caillou, tentativi di magie in stalla con l’imposizione delle mani

Sin dall’inizio, il corpo di Jacky è il catalizzatore del fantastico. La sua pelle tatuata, su cui indugia la macchina da presa quasi a navigare una mappa dell’immaginario, sembra un palinsesto di formule magiche da decifrare. La musica elettronica che il ragazzo compone risuona come un bisbiglio messianico, la colonna sonora di una liturgia ancora da decriptare. È tutto qui il senso del mistero: negli occhi puri del ragazzo, che deve capire se possiede il dono, e come usarlo; nella sua verginità affettiva, di giovane al primo amore. Iniziazione e formazione si fondono.

Uno stile magnetico

Lucas Delangle fa di tutto per far perdere al suo film la verginità del razionale. In una scena di Jacky Caillou, il padre di Elsa incalza Jacky per capire se il giovane possa aiutare la figlia:

Sono una persona razionale. O almeno, lo ero. Quindi, ho bisogno di risposte più chiare. Puoi aiutare Elsa?

Jacky è, prima di tutto, enigma a sé stesso. Avrà bisogno di calarsi nell’irrazionalità dell’amore e del proprio dono presunto per ritrovarsi. Il film tutto, sembra girato come un’imposizione delle mani, a carrellate lente e stringenti. Un movimento verso il fantastico. A volte qualcosa succede fuori campo, e Jacky se ne accorge; allo spettatore, però, l’immagine viene mostrata solo pochi secondi dopo, con uno spostamento laterale della macchina da presa. Sembra un effetto ritardo voluto: l’intuito di Jacky è avanti, lo spettatore si sente accanto a una specie di veggente. Allora può star bene parlare di effetto documentario, come si è scritto sullo stile realistico del film (Cahiers du Cinéma): ma solo per creare una frizione irrealistica con l’atmosfera onirica. Se il tono da fiaba allucinata come umore filmico vi ricorda qualcosa – e Delangle lo conferma – può darsi si tratti di Lazzaro felice di Alice Rohrwacher.

L’amore è una stregoneria

In un film del genere, e di genere, anche l’amore è una malia. È l’ultimo dei sentieri dell’irrazionale. Caillou in francese vuol dire sasso, pietra. Lo sguardo maliardo di Elsa, Medusa involontaria, pietrifica Jacky. Sono gli stessi occhi magnetici che a dispetto dei soli 21 anni dell’attrice, Lou Lampros lascia impressi in The French Dispatch (2021) di Wes Anderson, nella serie Irma Vep (2022) di Olivier Assayas, ma soprattutto in Ma nuit (2021) di Antoinette Boulat, che presto la NoMad distribuirà in Italia. Film ben onirico, scopriremo, se il personaggio della Lampros incontra una sorta di angelo nella notte di Parigi.

Ma che Jacky sia un angelo o un lazzaro felice, il modo in cui si cerca e si perde con Elsa resta una magnifica coreografia dell’amore impossibile. I due interpreti vi si danno anima, corpo e magia. C’è fiaba e c’è fuga nel loro gioco delle distanze. Ci si chiede: l’amore vince sempre? Impossibile a dirsi, perché l’amore è irrazionale. Ma com’è dolce abbandonarsi fino all’ultimo secondo alle fantasticherie romantiche di Jacky Caillou, anche quando fa un po’ paura. Poco da dire: un esordio fantastico da apprendista stregone.

Jacky Caillou

  • Anno: 2022
  • Durata: 92'
  • Distribuzione: Arizona Distribution
  • Genere: Horror, fantastico, drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Lucas Delangel