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Martin McDonagh, drammi grotteschi e commedie amare.

L’animo umano raccontato con sensibilità scanzonata e profondità di sguardo.

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Alla fine, restano le parole o il silenzio?

Si potrebbe azzardare questa domanda per sfiorare la superficie del flusso filmico di Martin McDonagh, candidato a 9 Oscar per Gli Spiriti dell’Isola (The Banshees of Inisherin) nell’edizione 2023 e già premiato in altri concorsi, tra cui Golden Globes e Bafta.  Trailer Ufficiale Gli Spiriti dell’Isola

McDonagh, scrittore, sceneggiatore, regista anglo irlandese si forma innanzitutto in ambito teatrale e sono le quinte a regolare sapientemente dialoghi, ambientazioni, cambi di scena. È l’artigianalità propria del teatro ad illuminare la scrittura e sono i ritmi delle battute a dar colore al suo cinema.

Sono trascorsi meno di vent’anni dall’esordio cinematografico che con Six Shooter gli valse l’Oscar quale miglior corto nel 2006; da lì sono sbocciati i 4 lungometraggi che l’hanno condotto alla consacrazione internazionale mediante lo sviluppo di un linguaggio figlio del paese d’origine, ma dal respiro universale.

Sono i luoghi a segnare il carattere dei volti di McDonagh, figli di circostanze, momenti precisi e isolamento – fisico e interiore.

Si parte e si torna ai verdi e grigi d’Irlanda, ambientazione – appunto – del primo corto e dell’ultimo lavoro (l’isola immaginaria di Inisherin).

Six Shooter – dark comedy dal gusto spiccatamente britannico – anticipa già i tratti distintivi delle opere successive, mezz’ora in cui si mescolano drammi esistenziali, psicopatia e crimine conditi da battute acide e serrate. Lo scherno della vita, condensato in poche ore, non risparmia neppure bambini e animali. Ne fa le spese anche il povero coniglio David, “What a f***ing day.” conclude Brendan Gleeson.

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Si passa, dunque, attraverso i vicoli medievali e le guglie da cartolina di In Bruges, fino al deserto americano di 7 Psicopatici e al nulla della periferia di Ebbing, cittadina di fantasia del Missouri che dà il titolo ai Tre Manifesti, pluripremiato nel 2018.

Un giovane e inesperto delinquente, reo di aver commesso un crimine inammissibile quale l’omicidio di un bambino è spedito in esilio dal suo capo nella cittadina belga di Bruges in attesa/speranza di redenzione. Tormentato dal senso di colpa e affiancato da un collega ben più maturo assisterà al compimento del proprio destino tra confessioni, pentimento, crisi di coscienza.  Il film del 2008, divenuto cult grazie ai tratti sgangherati dei protagonisti Michael Gleeson e Colin Farrell, è un susseguirsi di scambi grotteschi e tragicomici con le tinte del noir. Ray e Ken si muovono in scorci pittoreschi tra incontri improbabili con sconosciuti, approcci surreali, battute sagaci in un copione alla ricerca di un finale o possibili finali. Il labirinto di vicoli si fa specchio dei dissidi dell’anima, lo straparlare incessante e astruso si spegne nella quiete dei canali e sboccia in un’inaspettata amicizia. Una sorta di purgatorio – almeno tale sembra l’andirivieni dei due sicari fino a che la dannazione prevale… “è questo l’Inferno: dover passare l’eternità in questa cazzo di Bruges”.

Trailer Ufficiale In Bruges

Personaggi incompiuti, alla ricerca di identità, storie ancora da scrivere…

Martin McDonagh

Il meta cinema, infatti, è al centro di 7 Psicopatici, nuovamente pellicola di culto, dove uno sceneggiatore in crisi creativa compie un percorso di espiazione alla ricerca di una trama popolata da gusto criminale tra Guy Ritchie, Quentin Tarantino e bmovies, nonché svariate citazioni cinefile. Anche qui, Colin Farrell è al centro della storia, esilarante, l’alter ego dell’artista che sacrifica una parte di sé per la genesi della propria opera ed è divorato dalle sue stesse creature in una trama violenta e malavitosa. Muove i fili dei suoi burattini (tra cui figurano Sam Rockwell, Christopher Walken, Woody Harrelson nonché Tom Waits!), ma ne diviene ostaggio. Ad un certo punto si deve tacere, occorre andare lontano, dove non c’è nulla, solo deserto; il vuoto degli spazi segna i destini, delimita i contorni delle cose, mette ordine. Il cinema d’azione si spegne e “niente sparatorie, niente colpi di scena. Solo persone che parlano”. È l’umanità che prende il sopravvento e si erge a capocomico. È il gesto consolatorio di un cane al centro dell’intreccio, le parole non bastano.

Trailer Ufficiale 7 Psicopatici

Accade, tuttavia, che manchi la voce e la disperata ricerca di aiuto si affidi alla parola scritta. È il grido disperato di una madre (gloriosa Frances McDormand…) che, opponendosi al silenzio e alle mancanze di una comunità dinanzi all’omicidio e alla violenza di cui è stata vittima la figlia, cerca giustizia mediante cartelloni pubblicitari in uno spazio al confine di Ebbing, Missouri in cui campeggiano i Tre Manifesti. È un film potente, straziante, in cui i le tinte si fanno più mature rispetto alle produzioni precedenti. I caratteri sono nuovamente forti, ingombranti a tratti, ognuno porta con sé più di una verità, l’umanità diviene ancora più sfaccettata. La “nowhere land” della provincia americana è al tempo stesso covo di morale ipocrita e terreno di riconquista etica, zona di luce e ombra. Là dove il consumismo mette in mostra i suoi prodotti si chiede riscatto e si intravede la possibilità di rinascita. Virtù e colpe si fondono, è la materia stessa dell’essere umano.

Trailer Ufficiale Tre Manifesti

Paesaggi dal gusto romantico delineano i destini della piccola comunità di Inisherin dove la vita si trascina nella cupa routine, la solitudine è imperante e la sola possibilità di riscatto è l’allontanamento. Gli animali sono presenze fondamentali e rassicuranti, universo ricorrente nel cinema di McDonagh.

Sullo sfondo distante della guerra civile irlandese, Colm (Brendan Gleeson) mette improvvisamente fine alla storica amicizia con Padraic (Colin Farrell) nel tentativo di fuggire, appunto, l’universo scheletrico in cui abita. Dinanzi all’ostinazione dell’amico risponde con silenzio e amputazioni in una trama tragicomica dalle conseguenze estreme.

Humour nero e alcol scorrono ne I Fantasmi dell’Isola (The Banshees of Inisherin)spezzano il dramma crescente. Da un lato le uscite sterili e vuote frutto di un’umanità ingenua, dall’altro il male di vivere, il silenzio di chi cerca una voce “altra” mediante il veicolo dell’espressione artistica. Non c’è punto d’incontro, i due amici perseverano nel proprio orientamento, ma tutto è ormai compromesso e la purezza d’animo di Padraic verrà progressivamente corrotta dagli spiriti inquietanti dell’isola.

Colm leva il suo canto muto, mutilato nel corpo, perché – di nuovo – la creazione è autosacrificio e si illude così di scampare al vuoto. Padraic è un inno di vendetta, è il sibilare della tempesta. Ogni cosa si rivela finalmente per ciò che è – non vi è ritorno, proprio come in guerra. “Da alcune cose non c’è modo di voltare pagina”.

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Martin McDonagh, drammi grotteschi e commedie amare.

  • Anno: 2023
  • Regia: Martin McDonagh