È stato presentato in concorso al 40° Torino Film Festival Cicciolina pocket, cortometraggio del documentarista milanese Claudio Casazza, già ospite in passato della rassegna torinese con Habitat (Piavoli), co-diretto con Luca Ferri, un sentito omaggio al regista Franco Piavoli.
Il film è un piacevole e divertente on the road che vede come protagonisti quattro ragazzini intorno ai quattordici anni durante l’estate del 1990, quella dei mondiali di calcio in Italia.
Fazio, Butty e Moco trascorrono gli afosi pomeriggi estivi a scambiarsi foto porno di Cicciolina e sfidano Fei – lo sbruffone del gruppo – ad andare in un’edicola in paese per rubare qualcosa di spinto: un giornaletto con le immagini proibite della famosa attrice hard.
Il tragitto attraverso il bosco per raggiungere il luogo del colpo diventa così, fra lazzi e prese in giro tipiche di quell’età, un’occasione per confrontarsi raccontandosi i rispettivi turbamenti e debolezze.
Un ritratto credibile di quattro ragazzini alla ricerca del proibito
Claudio Casazza (di cui ricordiamo, fra gli altri suoi film, il bellissimo Un altro me) è riuscito a ritrarre in maniera assolutamente credibile le giornate sfaticate dell’estate di quattro ragazzini che cominciano a sentire prepotentemente, e in maniera ancora confusa, il richiamo dell’altro sesso. Ricreando, allo stesso tempo un’atmosfera che ci riporta indietro, non senza una leggera nostalgia, di oltre trent’anni. Grazie anche all’ottima prova dei protagonisti, tutti alla loro prima esperienza davanti alla macchina da presa: Giovanni Versari, Luca Cagnetta, Samuele Marchi e Tommaso Finocchiaro.
Ne deriva un’opera che, in alcuni momenti, per alcune situazioni e per i personaggi, riporta alla mente Stand By Me, acclamato film di Rob Reiner tratto da un racconto di Stephen King.
Tuttavia in Cicciolina Pocket, a differenza che nel film di Reiner, non assistiamo a un’evoluzione dei quattro protagonisti con la loro transizione verso l’età adulta. Al contrario Fazio, Butty, Moco e Fai resteranno ancora degli ingenui quattordicenni. Di tempo per crescere ne avranno ancora. In fondo, perché affrettare i tempi?